UNA GHIOTTA OCCASIONE
Sono piuttosto felice. Sapete perché? Perché è ormai da un decennio che mi stupisco raramente di una nuova uscita videoludica. Lo sapete benissimo: il pubblico di massa non pretende titoli di qualità i quali non sarebbero di massa se fossero sofisticati e di difficile comprensione, per tale motivo le nuove uscite si sono tradotte, fin troppo spesso, in un trita e ritrita al ribasso di contenuti, in alcuni casi con spiacevoli esiti. Pochi titoli hanno dimostrato sin dall’inizio di avere la capacità di farmi ricredere nell’industria videoludica e ancora meno quelli che invece si sono rivelati nel tempo capaci di compiere la stessa impresa.
Sembra che quest’anno lo scettro di videogioco sottovalutato ai miei occhi sia toccato a PES 2016 e già il solo fatto che sia un videogioco sportivo e puntualizzando un gioco di calcio, fa di me un vero idiota. Tuttavia, ho delle prove a carico che convinceranno anche voi ad apprezzare lo sforzo di Konami e del suo ormai ventennale sviluppatore Shingo “seabass” Takatsuka. In realtà quest’ultimo omone si è limitato alla figura di supervisore del progetto in quanto Konami, si sa, ha idee un po’ malsane nel gestire il proprio organico (come ha confermato una news pubblicata su project Nerd qualche settimana fa). Sta di fatto che quest’anno, in occasione del ventesimo anniversario della serie, KONAMI ha voluto far sapere al mondo che il dominio di FIFA può essere rotto e cestinato e in questa anteprima scopriremo il perché.
CONTENUTI NON A VOLONTA’
Uno degli aspetti che ha allontanato il grande pubblico da PES è sicuramente la pochezza di contenuti offerti dai singoli titoli pubblicati. Certo: dopo il 2001 PES ha continuano a essere lo stesso gioco negli anni, aggiornato della solo componente tecnica (facendolo poi sprofondare nell’oblio nel cambio generazionale), ma sicuramente la sua architettura funzionava bene per il pubblico di sesta generazione: in una epoca dove i videogiochi schematizzati e difficili erano ancora apprezzati, Pro Evolution Soccer ebbe la meglio su FIFA proprio per la sua sobrietà schematica così stilizzata da non giustificare affatto le sue vendite. Ebbene: quello stile così provocatoriamente anni ’90 piacque anche a me, tanto che acquistai numerosi capitoli della serie fermandomi però alla versione 2008: prima o poi, la strategia di proporre lo stesso prodotto con le stesse caratteristiche a prezzo pieno, porta la serie al collasso.
E’ importante comprendere il motivo per cui PES, nel 2008, fece un buco nell’acqua condizionando di conseguenza l’intero panorama videoludico con la sua non-presenza nel mercato. Lo stacco generazionale tra Playstation 2 e Ps3 fu tale che i videogiocatori si aspettavano un grande cambiamento dalla serie, cambiamento che però non avvenne. Il gioco, infatti, non era altro che la versione PS2 di PES 2006 aggiornata con un potente motore grafico, incapace di gestire qualsiasi partita: terribili bug, caricamenti lunghissimi e presunte Ps3 distrutte dal codice praticamente malevolo del gioco abbattero la reputazione del titolo, creando una vera e propria fuga di videogiocatori verso la concorrenza: FIFA. Nonostante la serie di EA fosse incredibilmente migliorata in un solo anno (FIFA 07 e FIFA 08 non hanno davvero nulla a che fare), la sconcertante non-presenza di alcun contendente fece si che la serie americana degenerasse totalmente puntando su un gioco di carte virtuale molto apprezzato dai bambini, penalizzando l’esperienza di milioni di giocatori maturi che, una volta entrati nei server di ogni FIFA dal 10 al 15, si ritrovavano in un turbine di risate infantili e urla insopportabili. Se a tutto ciò aggiungiamo miglioramenti nulli e un gameplay sempre più arcade e improbabile (spacciato per realistico), possiamo comprendere che la necessità di una concorrenza forte e determinata non era qualcosa di consigliabile, ma di necessario.
Nonostante Konami, come sappiamo, negli scorsi cinque anni abbia intrapreso una campagna di marketing attua a distruggere se stessa, ha investito sempre di più nel progetto di PES sfornando, nel 2014, un PES 2015 assai interessante con una peculiarità molto apprezzabile: la sobrietà.
https://www.youtube.com/watch?v=XVkfE2W-qx0&autoplay=0
TE LO GIURO, NON HO BEVUTO
Ed è vero: non ho bevuto per scrivere questo articolo. Ma il gioco di parole non era riferito a me medesimo, bensì alla ventesima incarnazione della serie calcistica nipponica più apprezzata. Il diciannovesimo capitolo, quello uscito a ottobre 2014, riscosse un timido successo da parte di critica e pubblico il quale comprese che forse era doveroso smetterla di acquistare giocatori online virtuali per la propria squadra online nonostante fossero già disponibili nel gioco (tra l’altro pagato 70 euri). PES 2015 proponeva un calcio ragionato, ma non per questo stilizzato come i capitoli PS2: un modello fisico interessante unito a una intelligenza artificiale davvero ostica, hanno fatto di Pro Evolution Soccer 2015 un gioco di speranza e un progetto di partenza. Ebbene: PES 2016 non è altro che il miglioramento del capitolo precedente, laddove è stato migliorato proprio nei suoi aspetti meno convincenti i quali distorcevano paradossalmente l’esperienza di gioco, sebbene non effettivamente influenti a livello di gameplay.
Pertanto si: PES 2016 è ciò che mi aspettavo in quel novembre 2008, un vero miglioramento della serie attuo a proporre i canoni classici della saga con un impianto moderno e funzionale. In cosa si traduce questo? Semplice: poche modalità, poche baggianate online e tanto, tanto calcio. Il calcio in PES 2016 è al centro dell’attenzione e con arrogante coraggio ci accoglie con una interfaccia grafica che sembra essere uscita da un videogioco del 2001: sfondo statico, quadratoni giganti con all’interno i nomi delle modalità presenti (confermate Calcio d’Inizio, Campionato, Match Online e poco altro), e nulla più. Sobrio: niente distrazioni. Ma sappiatelo: durante la fruizione dei menù non ho mai pensato a un attimo a come gli stesi risultassero vecchi e stagni: in qualche modo mi hanno riportato indietro nel tempo rievocando in me piacevoli ricordi. Che il tutto sia stato architettato nell’ottica di celebrare i 20 anni con un raffinato tocco di nostalgia? Probabile. Sta di fatto che forse molti altri titoli dovrebbero prendere come esempio una sobrietà comunicativa come quella proposta in PES 2016, evitando quindi spiacevoli giornate in menù infiniti cercando di creare una semplice partita online (Vero Ac: Black Flag?)
PIEDE ALLA MANO
In campo la faccenda cambia totalmente. I miglioramenti perseguiti negli anni hanno raggiunto, nel sistema di controllo dei giocatori, vette secondo me inesplorate. Non siamo davanti al tentativo di creare animazioni che riproducono il corpo di un burattino alla nostra mercè, ma di un ibrido assai riuscito. Io ho sempre affermato che PES voleva essere un videogioco dedicato al calcio, pertanto non qualcosa di fotorealistico bensì di tecnico, mentre FIFA aspirava a diventare l’alternativa al calcio televisivo, fatto di signorine dal valore di milioni di euro e match scadenti impreziositi da una regia cinematografica. Ho pertanto sempre giustificato con tale convinzione l’antica croce direzionale di otto sole direzioni di PES: è un videogioco, non deve essere reale. Qui è tutta tecnica e padronanza dei giocatori, non ci si può affidare al caso.
In PES 2016 non si è liberi di seguire una qualsiasi direzione sul campo come accade in FIFA, o meglio: lo si può fare, ma si è pur sempre guidati da una sorta di binario virtuale che, fatemelo dire, resce a donare un feedback impressionante al giocatore. Non come ci siano riusciti, ma il titolo propone un sistema di controllo che è a metà tra un “free Body” di FIFA e un qualsiasi altro videogioco pubblicato tra il 2000 e il 2009. In poche parole i giocatori si muovono in modo schematico e ragionato, dando però l’impressione di essere realmente liberi nei loro movimenti, sebbene effettivamente non lo siano. Complice anche le animazioni: sono fluide, reali, giuste. Più e più volte ho strabuzzato gli occhi per un movimento così naturale da sembrare fotorealistico, riuscendo effettivamente a compensare lo scarso livello di dettaglio dei giocatori. Nonostante ciò, i colori sono ben equilibrati e le ombre ben sature e veritiere: non sembra di essere in televisione, sembra di essere allo stadio a guardare una reale partita di calcio, con giocatori veri che prendono decisioni ponderate, eliminando ogni sorta di effetto “caos cinematografico” tipico degli ultimi capitoli della concorrenza. E’ secondo me straordinario e soprendente osservare tradizione e modernità convivere nello stesso codice di sviluppo in modo così solenne ed efficiente e ciò è abbastanza per definire, almeno per adesso, PES 2016 come una vera e propria sorpresa: è difficile non esserne entusiasti. Ciò che sorprende è anche la fisica del pallone, unica entità in campo che sembra essere sotto l’influenza dell’effetto farfalla: è leggera ai piedi dei giocatori e riesce a prendere traiettorie credibili grazie a nuovi algoritmi di simulazione che rendono reale qualsiasi tiro e rimpallo.
https://www.youtube.com/watch?v=JD-eNLUsnSw&autoplay=0
Unica scelta insensata? La versione da noi provata, quella Xbox One, proponeva uno schema di comandi classico, effettivamente quello proposto da ormai venti anni. Tuttavia, consigliamo di sostituire il tasto dello “spint” con quello assegnato ai movimenti speciali, o vi ritroverete il pad distrutto in poco tempo: molto meglio correre veloce premendo il morbido grilleto che rischiare un tunnel carpale premendo il duro tasto “RB”.
In ogni caso, è proprio questo quello che vorrei dai videogiochi moderni: sobrietà, tradizione e modernità, nell’intenzione di eliminare ciò che è superfluo per concentrare il giocatore su ciò che vuole trasmettere il videogioco stesso, in questo caso la sensazione di una vera partita di calcio.
E sappiatelo: sembra che la telecronaca sarà inesistente nella build finale: alla fine noi vogliamo giocare, non guardare un match in Tv, giusto?
E’ UNA ANTEPRIMA, PERTANTO NON E’ ANCORA USCITO
Proprio così: PES 2016 non è ancora uscito nei negozi e la versione finale non è stata provata da noi di Project Nerd: i giapponesi sono molto conservazionalisti e sembra che per questo titolo vogliano mantenere la bocca chiusa al fine di evitare fughe di notizie sensibili. Una cosa è certa: PES 2016 è candidato a essere la sorpresa videoludica del 2016 e forse un chiaro segno che ricominciare a fare sul serio si può ancora fare. La sobrietà proposta unita ai miglioramenti implementati grazie alle moderne tecnologie è sicuramente la strada giusta da percorrere, non solo per PES, ma per la quasi totalità dei videogiochi attuali. E’ anche vero però che non ironizzavo nell’affermare che PES 2016 sembra essere un gioco Ps2 migliorato negli aspetti giusti: niente effetti grafici complessi, niente deterioramento del campo, divise sporcate da terreno e agenti atmosferici, assenza totale di un pubblico in tre dimensioni e ogni qual si voglia routine di illuminazione. Forse punta un po’ troppo a uno stile vintage, ma fatemelo dire: questa volta va benissimo così.