E se Wonder Woman portasse i pantaloni? Fumetti e parità dei sessi.

1866 0

Una statistica, condotta da Graphic Policy e basata su dati raccolti da Facebook, ha mostrato che il numero di donne interessate al fumetto mainstream americano cresce rapidamente. A inizio Settembre 2015, del campione di utenti Facebook preso in esame, il 53% è donna e legge (o vorrebbe leggere) comics.

Il progressivo aumentare del pubblico femminile ha portato, com’era logico che fosse, a una maggior attenzione da parte delle grandi case editrici che, negli ultimi tempi, hanno ampliato la loro offerta in questa direzione: ai Comic-con di New York e San Diego di quest’anno, per esempio, la Marvel ha presentato ben 17 nuovi titoli con protagoniste femminili (a fronte dello zero tondo di cinque anni fa) tra le quali non solo figurano personaggi noti e amati come Vedova Nera, Capitan Marvel e Ms. Marvel, ma anche personaggi quasi sconosciuti come Squirrel-Girl, fino ad arrivare a due capisaldi della Casa delle Idee, Thor e Wolverine, il cui ruolo è ora ricoperto da donne!

Nonostante l’iniziativa sia lodevole, se di lode si può parlare per una cosa (il pubblicare fumetti di supereoine forti ed emancipate) che dovrebbe essere considerata normale sia dall’industria che dai fruitori, non mancano le perplessità nei confronti di tale manovra di mercato.

Spike Trotman, editrice e direttrice dell’etichetta indipendente Iron Circus, intervistata sull’argomento dal sito Women Write About Comics, ha recentemente dichiarato: ” Vorrei che ci fossero meno parole e più fatti. […] Preferirei di gran lunga […] vedere esperienze diverse apparire sulle pagine di lavori pubblicati sommessamente e senza ostentazione, piuttosto che leggere l’ennesimo comunicato stampa su ‘Quanto la Diversità ci sta a cuore’. Le parole non valgono niente”.

Molti, tra cui proprio il sito sopracitato, hanno fatto notare che il rinnovamento a favore di un pubblico femminile sarebbe avvenuto solamente sulla carta e non nei cinecomics o nelle serie tv, i quali attirano più facilmente nuovi lettori.yjwjpupz8jl80fuwhwef

Fatta eccezione per un paio di serie recenti (Jessica Jones per Marvel/Netflix e Supergirl per DC comics/CW) le donne con super poteri, nei film, sarebbero ancora relegate a fare da supporter, amanti, fanciulle da salvare o oggetti del desiderio per i loro colleghi uomini. D’altro canto, gli unici film di super-eroine ad aver visto la luce negli anni 2000 (Catwoman ed Elektra) sono stati talmente scadenti e poco in linea coi personaggi cui erano ispirati da non meritarsi neppure di essere presi in considerazione; tranne che per un fattore che potrebbe rivelarsi utile ai fini della presente riflessione.

Tutti ricorderete il costume di Catwoman indossato da Halle Berry nel film: uno straccio in strass e pvc dal retrogusto volgarmente bondage che non solo non prendeva neppure minimamente in considerazione il character design originale, ma lasciava l’attrice praticamente nuda: vagamente coperta da pantaloni di pelle di dubbio gusto con strappi strategici sul posteriore e le gambe. Ovviamente, a completare il miglior look da ladra mai concepito, si aggiungono scarpe fetish con il tacco e artigli sbrilluccicanti.HALWWEWE

L’abbigliamento e l’aspetto fisico delle super-eroine sono, difatti, tra gli argomenti più trattati nel dibattito sul ruolo della donna nei comics: basti pensare al polverone sollevato l’anno scorso dalla Variant Cover di Spiderwoman #1 disegnata da Milo Manara, la quale ritraeva Jessica Drew in una posa ad alto tasso di eroticità. Il sito The Mary Sue la definì “incredibilmente ostile nei confronti delle consumatrici” al punto da ispirarle a “Correre, correre lontano (dalla fumetteria) e non tornare mai più”!

C_4_foto_1197996_image

Se è  vero che le  super-donne, spesso, riflettono canoni di bellezza assolutamente irraggiungibili (seni sproporzionatamente grandi, giro vita sottile, fianchi generosi, sederi più che prominenti) e sfoggiano look improbabili, è vero anche che tali canoni sono totalmente in linea con la cultura occidentale vigente: se date un’occhiata alla tv, alla pubblicità, alle riviste, vi accorgerete che dovunque ci vengono proposte immagini di donne che, per essere considerate attraenti, si vestono, si truccano e si comportano procacemente.

Anche i supereroi uomini, però, con le loro spalle a quattro ante e mascelle volitive,  sono vittima di questo meccanismo: l’immagine dell’uomo attraente per antonomasia, infatti, lo vuole forte, muscoloso, grosso. Insomma, l’ultima volta che ho controllato, i supereroi mingherlini erano in netta minoranza.

Inoltre, le donne saranno pure fortemente connotate dal punto vista sessuale per il loro abbigliamento allusivo e spesso ispirato a capi di lingerie piuttosto che a armature da combattimento, ma non dimentichiamoci del fatto che la maggioranza dei supereroi maschi ha indossato, per la maggior parte della sua esistenza, le mutande SOPRA il costume!

Le cose, però, stanno cambiando anche in questo senso: da gennaio, uscirà per Valiant Comics una serie dedicata a Faith Herbert, la Zephyr di Harbinger, la quale, per dirla con le parole della sceneggiatrice Jody Houser “è una donna in sovrappeso che ama la fantascienza e il sesso e si sente perfettamente a suo agio”.FAITH_001_COVER-A_DJURDJEVIC-640x984

Non è un caso, probabilmente, che il “vento del cambiamento” soffi più forte dalle piccole case editrici e dai progetti indipendenti di alcuni scrittori. Uno di questi è Bitch Planet, scritto da Kelly Sue DeConnick e illustrato da Valentine De Leandro.

Bitch Planet è un pianeta-prigione sul quale vengono spedite tutte le donne che sono state considerate non-condiscendenti dal potere patriarcale al governo. Si può essere giudicate non-condiscendenti per molti motivi: dall’omicidio al non aderire a determinati canoni estetici.

L’idea alla base di Bitch Planet, spiega la DeConnick, è quella di “uno libro che gioca con l’estetica di quanto le donne vengano consumate nelle immagini”. La sfida per  De Leandro, pertanto, è stata quella di prestare particolare attenzione a come le donne si muovono e sono vestite in questo fumetto e nel fumetto mainstream; lì :”[…] Le donne vengono idealizzate per la loro disponibilità sessuale, gli uomini vengono idealizzati per la forza. Se gli uomini avessero dei costumi che esprimessero la stessa disponibilità, noi lettori saremmo capaci di tracciare con gli occhi le pieghe del loro scroto, sapete?”

Il fumetto ha riscosso un successo strepitoso da parte del pubblico femminile: moltissime donne si sono perfino tatuate sulla pelle il logo “non-compliant” come simbolo della propria emancipazione.BitchPlanet_01-1

Sulla falsariga delle dichiarazioni della DeConnick, è interessante citare un’altra iniziativa: si tratta di un blog di Tumblr  nato nel 2012, dal nome The Hawkeye Initiative, che raccoglie fan-art  nelle quali sono ritratti supereroi maschi (per lo più Occhio di Falco) nelle posizioni contorte assunte dalle donne sulle copertine ufficiali. Il risultato è esilarante. Il sito è stato promosso, tra gli altri, anche da Matt Fraction, marito della DeConnick e sceneggiatore pluripremiato proprio per la sua run su Occhio di Falco.hawkeye_initiative_submission__1_by_saturn_kitty-d6bn5d9

Tuttavia, mentre dal mio punto di vista di donna non posso fare a meno di gioire per la rinascita del fumetto supereroistico femminile, dal punto di vista di lettrice non posso fare a meno di chiedermi se quest’attenzione da parte delle case editrici non sia, a volte, troppo zelante.

Mi riferisco, in questo caso, alla diatriba sorta qualche mese fa intorno alla Cover Variant disegnata da Rafael Albuquerque per Batgirl #41, che citava apertamente la famosissima graphic novel scritta da Alan Moore (The Killing Joke) in cui Joker spara a Barbara Gordon e poi le scatta alcune foto da nuda mentre giace ferita e semi-incosciente sul pavimento.

Molti fan di Batgirl, inferociti, hanno praticamente costretto coi propri commenti minatori la DC e Albuquerque a non pubblicare la variant perché offensiva, eccessivamente violenta e irrispettosa nei riguardi del pubblico femminile; perché rievocava un periodo buio della storia dei fumetti in cui le donne erano in massima parte carne da macello (se volete approfondire l’argomento, vi consiglio di visitare il sito Women In Refrigerators, che offre una lista piuttosto dettagliata degli orrori patiti dai personaggi femminili nei fumetti).Cover

La furia che ha accecato lettori e lettrici in quel frangente,però, ha fatto sì che ci si dimenticasse di una Barbara Gordon che non ha bisogno di essere difesa. Costretta per sempre su una sedia a rotelle, Barbara Gordon non ha mai mollato la sua missione di supporto al Cavaliere Oscuro diventando Oracle: probabilmente uno dei personaggi più brillanti e intelligenti dell’intero universo supereoistico. Barbara Gordon ha trasformato la sua debolezza in risorsa, in energia per andare avanti. Barbara Gordon è una donna forte.

E la sua forza non avrebbe mai potuto essere cancellata o sminuita da una copertina citazionista.  Invece è stata spazzata via dall’ondata di perbenismo e ipocrisia dilagante che, nonostante la facciata femminista, crede ancora che donne come Barbara Gordon abbiano bisogno di essere salvate. Così la tutela e l’attenzione verso il pubblico si trasforma in censura e Barbara torna a essere una ragazzina indifesa che voleva giocare a travestirsi da pipistrello.

Batgirl è solo una delle tante eroine ad aver ispirato generazioni su generazioni di lettrici.

Wonder Woman, probabilmente l’eroina più apertamente femminista che sia mai stata creata, è nata all’inizio degli anni 40 e ancora oggi è considerata uno dei personaggi di fumetti più motivanti di sempre!f1a57c7ca7c60f28f12694c9224be6e7

Elektra Natchios, personaggio scaturito dalla penna di Frank Miller nel 1981, è un concentrato esplosivo di magnetismo, indipendenza e letalità capace di piegare ogni uomo al suo cospetto (compreso Matt Murdock). Il personaggio di Elektra, tra l’altro, è stato rilanciato proprio nel 2014 con una sua serie da protagonista scritta da Haden Blackman e disegnato magistralmente da Mike Del Mundo.

Credo che le lettrici di comics di oggi siano, naturalmente, entusiaste di sentirsi rappresentate dalle grandi case editrici, ma, allo stesso tempo, è così necessario continuare a trattarci come un pubblico delicato e parziale?

E se questo continuo ribadire che “stiamo a cuore”agli editori, anziché accorciare la distanza, accentuasse le differenze?elektra

 

FMarina

Da quando sono su Internet, non sono mai riuscita a scrivere una descrizione decente di me. Sono laureata in Lingue. Le mie passioni sono la letteratura, i comics e i videogame. Gli young adult scritti male sono la mia Kryptonite.

There are 1 comments

Comments are closed.