Questa è Anatomia della Trilogia e benvenuti al primo appuntamento dedicato all’arrampicamuri di Sam Raimi e Tobey Maguire.
Stavo giusto guardando Civil War (ad un giorno dalla sua uscita nei cinema italiani) ed ero lì, pronto a riscoprire per l’ennesima volta un certo Spider-Man o come si vuole chiamare, Peter Parker.
RI-scoprire perché il cinema in particolar modo si è visto arrivare in poco meno di 20 anni ben 3 spidey diversi, non tutti riusciti (complice una sceneggiatura pacchiana o troppo seria).
E quindi perché non riscoprire anche quell’autentico gusto di “meraviglia” che ci ha accompagnato nei primi anni del 2000?
Perché diciamoci la verità, lo Spider-Boy di Tom Holland in Civil War mi ha fatto vedere l’uomo-ragno…per la prima volta al cinema! Nonostante i film precedenti, lo spidey che combatte e parla con Cap, Iron-Man e gli altri personaggi è DAVVERO lo spidey che stavamo aspettando.
E non solo per questo ma per il suo modo di intendere e vedere i combattimenti e la sua doppia vita di teenager e supereroe mascherato.
Si può dire tante cose cattive a Mamma Marvel al cinema (tipo che l’unico pregio di Civil War è proprio Spider-Man e che dovrebbe smetterla di inserire filoni Spy nei suoi film) ma non che non sappia gestire i suoi personaggi più illustri, anche in passato.
Coincidenze astrali o meno, l’anno successivo al disastro umano che è stato l’11 Settembre, la gente (soprattutto gli americani) aveva bisogno di un simbolo, una stella che potesse fargli tornare la gioia di essere ancora al mondo. In un certo senso, aveva bisogno di qualcosa e qualcuno che mostrasse ancora la meraviglia.
Ci pensa Sam Raimi, reduce da un cult di nome “Xena” per la televisione e memore di un’altra trilogia (di cui forse parleremo) di nome “La Casa”, a mostrare al mondo che un uomo che può sparare ragnatele e arrampicarsi sui muri può diventare un successo al cinema.
Lo Spider-Man di Raimi ha lo spiacevole dettaglio di mostrare nel primo trailer del film proprio quelle due torri gemelle che di lì a qualche mese sarebbero crollate per un attentato, il film subisce alcuni tagli e diventa il primo di una lunga serie di PATRIOTIC MOVIE ossia film che al cinema mostravano palesemente l’orgoglio americano sia come bandiera che come cittadini comuni (come non ricordare i comuni abitanti di Manhattan quando cominciano a “bottigliare” il cattivone sul Queensboro Bridge?).
Al di là di questo la qualità del lungometraggio si vede, Tobey Maguire viene scelto nel ruolo di Peter/Spider-Man, una scelta che a distanza di anni fa ridere i polli ma che all’epoca creò tantissimo hype e approvazioni per lo sfigatissimo ragazzo morso da un ragno radioattivo.
Un’atletica e alquanto avvizzita Rosemary Harris interpreta l’ottaugenaria Zia May e Cliff Robertson interpreta il primo zio Ben a finire sotto i colpi della storia dell’uomo ragno.
La parte del cattivo viene servita facile da un attore che basta sorrida per dare sfoggio di una malvagità apparente innata, Willem Dafoe interpreta Norman Osborn, il primo Goblin del ciclo narrativo, un perfetto esempio di pazzia e di sofferenza psicologica, resa DAVVERO perfettamente dall’attore americano.
James Franco che avrà nuova vita subito dopo la trilogia come attore comico e demenziale interpreta il figlio Harry, un personaggio che nei fumetti è dovuto diventare malvagio per ritagliarsi un po’ di merito e dignità.
La fanciulla da salvare è Mary Jane Watson interpretata dalla “vampirella” Kirsten Dunst che a quanto sembra non è bruciata in un pozzo a Parigi (a voi indovinare la citazione…è facile!)
La storia è ovviamente una genesi: di Peter e di Norman. Eroe e Nemesi che iniziano il loro percorso che li porterà poi ad intrecciarsi e scontrarsi.
La sceneggiatura si prende tempo e questo va tutto a merito di Sam Raimi e del suo team: dopo mezz’ora di film il vero Spidey non è ancora apparso, la trasformazione lenta dell’eroe arriva con calma, il suo percorso psicologico è studiato, la morte di zio Ben a differenza del fumetto (che ha dovuto aspettare anni prima di essere approfondito) è calcolato per essere di impatto (anche se banale) e la frase da un grande potere derivano grandi responsabilità è studiata bene.
Il resto sono combattimenti tra Goblin e Spidey, riflessione psicologica tra Peter e Mary Jane, scontro di generazioni tra Norman e Harry.
Apprezzabile il gesto di voler “simulare” il combattimento sul ponte che ha segnato la morte di Gwen Stacy (la prima fidanzata di Peter nei fumetti) ma qui c’è Mary Jane e il goblin non è un astuto e diabolico calcolatore seriale, è un pazzo con un esoscheletro militare dalla doppia personalità non costruita perfettamente.
Vogliamo parlare poi di quando Goblin “entra” in casa a zia May?
Quanta innocenza avevamo!
Se volevate una storia DEGNA dell’uomo-ragno dovevate attendere il seguito della trilogia di Raimi, Spider-Man 2 esce nel 2004 e non me ne vogliano i fan dell’arrampicamuri che picchia, scherza e non fa altro ma….la storia di questo mi ha emozionato, divertito, gasato e reso triste come NESSUN ALTRO FILM DI SPIDEY ha fatto.
Alfred Molina è la nuova entry del cast, sostituisce Willem Dafoe come cattivo ma lo fa dando un merito alla figura del nemico.
Finalmente c’è un villain con uno scopo che non è il dominio mondiale o la pura e semplice intenzione di essere forte e cazzuto, il Doc Ock di Molina è una povera anima tormentata dai sensi di colpa e vittima di poteri più forti e freddi di lui (l’intelligenza artificiale che regola le sue braccia robotiche).
Peter non è più un ragazzetto che cerca di trovare un equilibrio tra il suo vivere normale e l’essere spidey, è un ragazzetto sfigato che cerca di trovare un equilibrio tra il suo vivere normale ed essere spidey.
E qui sta TUTTA la differenza.
C’è chi criticava Maguire e il film per la sua interpretazione da “mona” (esclamazione veneta di difficile traduzione) ma il buon peter parker, al di là dei suoi grandi poteri, E’ DAVVERO COSI’ e lo è tutt’ora con Civil War.
E’ un povero disgraziato pieno di problemi. E il suo essere così scandalosamente innamorato di Mary Jane fa solo sembrare Peter una persona veramente genuina, creata da un buonissimo sceneggiatore.
Menzione e onore a parte a Harry Osborn che finalmente diventa un attore al pieno dei suoi poteri e mostra un Harry tormentato dalla morte del padre che non l’ha mai voluto come figlio e rabbioso nei confronti di Spider-Man (che ritiene causa della morte del genitore).
Un gran pezzo di film, deludente solo nel finale troppo affrettato ma comunque d’impatto.
Questo film sarà poi la causa della FINE di Spidey.
Niente da dire. Fa schifo. No davvero. A distanza di anni dalla sua uscita (2007) non si può in alcun modo salvare la pellicola da nessun punto di vista. CANNATO TUTTO. Dal voler proporre non uno e nemmeno due ma ben TRE villain contemporaneamente fino al riaprire vecchie ferite della storia per incutere un certo pathos a tutta la saga del costume nero.
Peter Parker ritorna indietro di anni luce rispetto il secondo capitolo, qui felicemente fidanzato con Mary Jane tenta di proporsi in matrimonio alla sua bella quando una serie conseguente di vicende e danni collaterali lo costringe prima a ritirare la proposta e poi a vedersi rifiutato proprio dalla bella rossa.
Se dobbiamo elevare un merito, un SOLO merito alla conclusione della trilogia dobbiamo fare riferimento ai punti finali dell’articolo poco sotto.
Oltre a James Franco (che diventa il secondo Goblin) si uniscono al pessimo cast di villain (non in termini recitativi ma di storia) anche Thomas Haden-Church nei sabbiosi panni di Flint Marko (l’uomo Sabbia, il terzo nemico che Spider-Man combatte nei suoi primissimi fumetti) e Topher Grace ossia il palestrato (!!!) e violento (!!!) giornalista Eddie Brock che a 3/4 del film mostrerà al mondo come NON SI DEVE FARE Venom al cinema.
Ho messo palestrato e violento perché tecnicamente l’Eddie Brock che diventa avversario dell’arrampicamuri lo è, affiancato dal simbionte alieno e spinto oltre i suoi limiti fisici diventa un culturista mostruoso atto alla distruzione. Ecco scordatevi questo Eddie. Venom è la fusione di uno smilzo ed un alieno con complessi di superiorità. Siamo lontani anni luce da quello che dovrebbe essere l’alieno minaccioso creato graficamente da Seth MacFarlane (l’autore di Spawn, non so se comprendete!).
L’idea di valorizzare il cattivo viene nuovamente ripresa per Flint Marko che diventa cattivo e persegue l’illegalità spinto dalla necessità di “salvare” sua figlia.
Tuttavia la resa su pellicola è penosa (al suo teatrino familiare viene riservato un minutaggio si e no di 5 minuti quando nel secondo capitolo Doc Ock aveva, prima della sua trasformazione, qualcosa come un quarto d’ora a disposizione per mostrare al pubblico il suo affiatamento con la compianta mogliettina).
Siamo a livelli penosi e soluzioni che trovano senso solo nel franchise (quante diavolerie giocattolose sono state sponsorizzate con questo film? Il DOPPIO del totale dei primi due film messi insieme!).
L’ANATOMIA DELLA TRILOGIA
Concludiamo e condensiamo.
Siamo nei primi anni del 2000, la voglia di stupire c’è ed infatti sarà questa trilogia la RAMPA di lancio del megaprogetto Marvel (che peraltro non includerà Spidey per diverso tempo).
Sam Raimi è un regista e autore a 360°, crea con questa serie un prodotto divertente ed appassionante, tutti e non solo quelli che amano l’uomo-ragno assistono con passione alla storia, ridono con Peter e di Peter (come è giusto che sia!) e rabbrividiscono di fronte alla malvagità dei suoi nemici (la scena dell’ospedale del secondo capitolo è FIGLIA del lavoro horror di Raimi).
Ma ammettiamolo: Peter fa passi da gigante, Mary Jane fa piccoli passetti ma la vera evoluzione, l’unica vero personaggio che è maturato sempre di più diventando completo è solo uno, e non è Peter Parker.
Harry Osborn AKA James Franco è il vero personaggio simbolo di questa trilogia, vero che fa la comparsa nel primo, più presente nel secondo e squallido (oltre che frettoloso) villain nel terzo ma lui evolve, matura, si incazza e prova emozioni vere, dolori sentiti e nelle poche sequenze di spessore del terzo episodio, sembra voler amare in modo sano.
Lui è il personaggio che ha dato memorabilità (esiste come parola?) alla trilogia di Spider-Man, finora l’unica. Chissà se verrà mai sostituita.
Considerate sempre che il film è fatto dai comprimari. MAI dai protagonisti.
Tenetelo a mente quando annunceranno che nel nuovo film di Spider-Man dovranno inserire un comprimario “forte” per una forse non brillante scelta di sceneggiatura…ops lo hanno già fatto?
Vi lascio con il video celebrativo della trilogia di Spidey e non ditemi che non ci avevate pensato a questa canzone del buon Chad