Nintendo e il mobile – L’inizio di una nuova era?

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Tua madre entra in camera senza bussare per dirti che sulla strada di ritorno ha catturato un Dratini. Digrigni i denti per l’invidia e continui a fare quello che stavi facendo. Tuo cognato ti chiede di andare a fare una passeggiata per il paese, così magari vi rifornite di Pokèball. Vicino alla chiesa principale qualcuno ha lanciato un’esca, non sapete quanto tempo rimane e quindi aumentate il passo. Sulla scalinata fate amicizia con due ragazzi, confrontate il Pokèdex e scopri che sono gli utenti a capo della palestra di quelle parti. Nel frattempo il Don, seduto su una sedia a sdraio accanto l’entrata, sta sprecando un sacco di sfere verso un Doduo di livello infimo. Il quotidiano di oggi dispensa consigli su come catturare efficacemente i mostriciattoli tascabili, ma sei troppo infastidito per leggerlo perchè la partita di Candy Crush sul cellulare di tua sorella emette effetti sonori in continuazione. Alla fine anche lei smette ed apre Pokèmon Go. Osservando l’interminabile schermata di caricamento del login rifletti su come tutto questo Pokèmondo – (Le vacanze in famiglia sono sempre le peggiori) – fino a qualche anno fa appartenesse soltanto alla tua più intima e sfrenata fantasia di bambino. E sei felice. Ma ti stanchi pure tu di aspettare e ti dirigi ad accendere il WiiU: Bayonetta 2, DK Tropical Freeze, The Wonderful 101, bei giochi, bei giochi, ma a cosa giocare? Ora è tua sorella ad emettere imprecazioni, distraendoti mentre sfoga la propria rabbia contro i server della Niantic. Mario Kart 8, Splatoon, Xenoblade, ottimi giochi, ottimi giochi, ma non preferiresti qualcosa di nuovo? Che cosa c’è di nuovo? Tua sorella agita il cellulare per aria nel tentativo di ricevere più segnale. Dal modo in cui si muove sembra che stia utilizzando un Wiimote. Chiudi per un secondo gli occhi e tua sorella è diventata un affabile, sorridente anziano con capelli, barba e denti completamente bianchi. Lancia palle da bowling immaginarie verso birilli immaginari. Sbatti le ciglia e il vecchietto ha assunto le sembianze di Juliana Moreira, che tenta di stare in bilico su una pedana di plastica. Riapri di nuovo le palpebre e nel tuo salotto c’è una famiglia di quattro persone, mamma e papà, sorellina e fratellino, che ridono in modo innaturale, guardando un punto fisso dietro di te. Preferivi Juliana Moreira ma vabbè, la signora avrà pure i suoi anni ma non è male. Serri un’ultima volta gli occhi e ritorni ad apprezzare il tuo WiiU: è scomparso, al suo posto c’è una persona. Un giapponese di mezz’età in giacca e cravatta. È il fantasma di Satoru Iwata. Ti guarda fisso negli occhi, pallido e spettrale, quasi malinconico, però dall’aria sempre dolce e paterna. Prima che tu possa dire alcunchè egli muove le labbra e rilascia nell’aria flebili, solo accennate vibrazioni sonore. Due semplici parole: “Pris understand”.

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Pokèmon Go è poco più di un reskin di Ingress, sfrutta delle meccaniche semplici ed intuitive ma che alla lunga potrebbero dare noia, eppure oltre ad essere stato un fenomeno sociale mondiale ha sicuramente mosso qualcosa nei piani alti di ogni sviluppatrice attuale di videogiochi.

In nemmeno una settimana dalla sua uscita, Pokèmon Go ha sollevato dell’86% le azioni di Nintendo, per un valore massimo di 17 miliardi di dollari. Con 75 milioni di download è diventata una delle app più scaricate di sempre, ha prosciugato dalle batterie più energia elettrica di quanta ne possa sicuramente produrre una centrale nucleare, ha effettivamente fatto uscire di casa migliaia di hikikomori giapponesi, ha risollevato il settore economico del turismo e della ristorazione grazie alle esche ed i Pokèstop, ha ridefinito il concetto di “casual gamer”, e molto probabilmente sta servendo egregiamente il proprio ruolo di “ponte” tra il core gaming tradizionale e lo spaventosissimo mobile gaming. A fronte di tanto successo, che cosa dovrebbe fermare Nintendo dallo spostarsi unicamente nel mercato mobile, iniziando a produrre molto di più che semplici mini-giochi “gratuiti-ma-non-troppo”? Le due realtà potrebbero convivere pacificamente? Quali sarebbero le conseguenze nell’industria videoludica sul corto e lungo termine? E soprattutto, il passaggio sarebbe veramente così drammatico?

Sempre più segnali dimostrano come Nintendo si troverebbe molto più comoda in un’industria fatta solo di app e mobile games, pronti da essere consumati quando si vuole e dove si vuole. L’idea per alcuni potrebbe corrispondere alla fantascienza, ed io stesso faccio ancora parzialmente parte di questo gruppo di persone, ma gli eventi recenti, i comunicati ufficiali, l’andazzo generale e le ricorrenti fughe di notizie dalle analogie stranamente somiglianti mi stanno convincendo del contrario. La storica azienda di Kyoto ha da sempre preferito giocare in casa, ritagliandosi uno spazio personale nel settore e traendone il massimo, ma negli ultimi mesi ha abbassato di molto il tiro su alcuni fronti e si è ritirata sempre di più, evitando quasi completamente lo scontro con i competitor principali, costruendosi piuttosto un modello di business “a pillole”, con piccoli e saltuari prodotti dai costi di produzione contenuti ma dalle aspettative di guadagno veramente alte. Gli Amiibo sono un esempio lampante, ma potrei citare anche il recente Mini NES e ovviamente le due attuali release per iOS/Android, Miitomo e Pokèmon Go. Senza contare che tra gli investitori si discuteva la possibilità di un controller per smartphone, quindi non è totalmente da escludere una linea di prodotti esclusivamente per smart devices. Una filosofia che come abbiamo visto si sposerebbe perfettamente con la mentalità “on-the-fly” del mobile gaming attuale, la quale comunque porterebbe addirittura più guadagni di quanto non farebbero i first-party tradizionali.

È difficile capire con precisione quanto Nintendo sia in realtà “invischiata” con i propri piani all’interno dello smartphone gaming, ma per ora sappiamo con certezza che usciranno altre due app basate sui franchise di Animal Crossing e Fire Emblem. La prima dovrebbe essere una sorta di companion per i giochi principali, mentre il secondo titolo consisterebbe in un RPG di strategia vero e proprio, come per tradizione della serie, e spianando la strada per altri titoli impegnativi. Sappiamo inoltre che per la fine dell’anno fiscale (Marzo 2017) saranno uscite complessivamente cinque applicazioni, e potenzialmente tutte le IP di Nintendo hanno possibilità di essere convertite. Ad ogni modo lo scopo è quello di fare un uso intelligente dei propri brand, offrendo delle solide e durature esperienze adatte al mobile, “sforzandosi di espandere questo tipo di business in tutti i mercati globali ad un ritmo sostenuto”, per “intrattenere centinaia di milioni di persone” e “puntando a farlo diventare un pilastro delle nostre fonti di guadagno”.
(Tutto quello che ho appena scritto lo potete leggere da questo report ufficiale)

WG

Dando per appurato che l’approdo su mobile sia ormai definitivo e destinato ad evolversi, quali dovrebbero essere le preoccupazioni del videogiocatore che se ne ritrova spettatore?
In primo luogo viene spontaneo chiedersi come ne saranno influenzate le console principali: lasciando da parte 3DS e WiiU, sebbene di NX si sa ancora poco è confermato che il collegamento con i dispositivi mobile e altri device ricoprerà un ruolo cardine tra le features disponibili. Nintendo ha premuto affinchè si capisse che vogliono creare un ponte tra le piattaforme dedicate e gli altri dispositivi, ma il come è tuttora un’incognita.
Sempre nel report ufficiale viene spiegato che “l’impegno nel mercato mobile non significa che la compagnia ritenga il gaming su console in declino”, ma sia piuttosto un modo per unire direttamente i due mondi, poter “incoraggiare un maggior numero di persone ad avvicinarsi alle IP Nintendo, facendo loro esplorare esperienze videoludiche migliori”. Un fine sicuramente nobile, ma quanto realmente fattibile? Siamo sicuri che abbastanza casual gamers, abituati alle continue e semplicistiche partite di Clash of Clans, possano spostarsi sulle IP di maggior successo tale da far continuare Nintendo ad investire su questo fronte? E a quale prezzo? A questo punto mi sembra inevitabile rendere ulteriormente accessibili i brand storici, inficiandone ineluttabilmente la qualità e costringendoli ad una semplicizzazione forzata, così come è già accaduto a molti altri tripla A del mercato moderno.

Inoltre, quanto sono davvero affidabili le parole di Nintendo? La compagnia è nota per i suoi continui dietrofront, cambi all’ultimo di programma e il comportamento quasi sleale verso i propri consumatori, perciò ci sono vere garanzie che i first-party non subiranno le influenze negative del “freemium”? Un anno fa, alla comparsa dei primi rumors riguardo lo sviluppo di giochi mobile, Iwata ha rassicurato i fan dicendo che non sarebbe stato adottato un modello free-to-play con microtransazioni, ma piuttosto un “free-to-start” con acquisto in seguito; eppure i piani con la partnership con DeNa (software house in collaborazione con Nintendo nello sviluppo delle app) affermano proprio il contrario, smentendo quanto detto da Iwata, e dimostrando un ulteriore switch di politica. Fortunatamente per ora, da quanto visto in Pokèmon Go, le microtransazioni non sono state implementate in modo massiccio o troppo invadente, ma l’accettazione di questa struttura spalmata su un lungo periodo di tempo potrebbe fare in modo che si espanda sempre di più, senza che ce ne accorgiamo.

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La verità è che App Store e Play Store rappresentano appieno il sogno erotico di Nintendo e molte altre major sviluppatrici. Se ricordate i punti chiave del successo di Wii potrete notare non poche analogie con la situazione attuale: “tutti possono essere giocatori”, basta che le meccaniche base siano accessibili, intuitive e non richiedano troppo tempo/impegno. Al giorno d’oggi poi chiunque possiede uno smartphone e un’applicazione gratis non si rifiuta; è possibile guadagnare anche solo sfruttando la viralizzazione e il passaparola, facendo del social-chatting un mezzo efficiente di marketing. Le IP Nintendo sono così tante e ramificate che si prestano perfettamente ad operazioni simili, uno sfruttamento illecito è sempre dietro l’angolo, rischiando di finire in loop continuo di minigiochi insipidi e trashate sponsorizzate da un marchio storico. D’altronde parliamo pur sempre di una società per azioni, alla cui gestione vi sono diverse teste con diversi interessi monetari: risulterebbe molto difficile dissuadere i dirigenti dall’abbandonare tale settore una volta tastatone i guadagni. Nel senso, perchè diventare ricchi producendo automobili, se si può raggiungere lo stesso risultato con la limonata fatta in casa?

Non tutto ciò che è mobile equivale automaticamente alla cacca, ovvio. Ci sono più che validi e numerosi esempi di sviluppatori indipendenti che hanno saputo utilizzare abilmente la visibilità degli store per recapitare videogiochi originali e profondi a chiunque ne cercasse. Videogiocare sta diventando sempre più semplice, gli smartphone da gaming performanti e a prezzo contenuto sono già una realtà, perciò un futuro in cui l’hardcore gamer si gode la propria IP preferita sullo schermo del proprio telefono non mi sembra onestamente così lontano. Con i giusti mezzi, risulterebbe addirittura più comodo e conveniente di un qualsiasi handheld attuale, e sappiamo bene come il monopolio sul settore portatile abbia iniziato a vacillare di paura di fronte l’ascesa degli smart-dispositivi. La mia premura è che sul lungo termine una conversione di questo tipo possa gradualmente e stabilmente cambiare la natura di Nintendo come sviluppatrice. Il Wii è riuscito a far stare senza molti intoppi su un’unica piattaforma sia titoli casual che non, ma gli effetti negativi di questa politica si sono visti a parer mio già con WiiU. La morte prematura di questa console e la penuria di titoli sono la diretta conseguenza di una pessima gestione del marketing, uno scarso equilibrio nella controllo del target acquisito con la piattaforma precedente, e una xenofobia autoindotta verso i third-party. Il meticciato tra casual e hardcore ha semplicemente confuso e reso più macchinoso ogni tentativo di vendita, lasciando molte delle features principali non sfruttate e mantenendo poche delle promesse fatte agli appassionati di lunga data.

È chiaro che il bisogno attuale della compagnia consiste nel riprendersi dal recente fallimento, tramite qualcosa che possa veramente essere di successo. Detto questo che cosa dovremmo aspettarci per il futuro? NX rappresenterà un secondo “fenomeno Wii”? Un’altra ondata di soldi che destabilizzerà per l’ennesima volta il tanto agognato equilibrio? Nel caso succeda, non penso che il resto del mercato resterà a guardare, i competitor farebbero di tutto per accaparrarsi quanto possibile i guadagni di questo “nuovo” settore, ufficializzandone la validità di investimento. Esistono già esempi come Fallout Shelter, passati subito da mobile a pc, a dimostrazione di come i due campi siano ormai interdipendentemente legati. Si creerebbe un valido recipiente concorrenziale, che in pochi anni trasformerebbe questa faccia dell’industria in un terreno fertile per qualsiasi publisher di massa.

Possiamo già dire che ci stiamo avvicinando alla conclusione di un’era, ma che sia iniziato il lento e sequenziale processo per entrare in un’altra? È sicuramente ancora troppo presto per fare previsioni azzardate, allo stato attuale delle cose ci troviamo con più domande che risposte, ma di certo voglio affermare che oggi l’idea di giocare l’ultimissima apparizione di Mario sul mio smartphone non pare più impossibile.

Jake Joke

Eclettico e poliedrico, ama fare esperienza di ogni sezione dello scibile umano, specie quando si tratta di videogiochi, dove non disdegna alcun genere. Librofilo, appassionato di Filosofia e abituato a fare pindariche elucubrazioni che spesso non portano da nessuna parte. Sogna di sposare Ken Levine.

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