Il Buio Dentro – Antonio Lanzetta fa centro netto

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Partiamo dal presupposto che io non so scrivere recensioni di libri. Questa è la mia prima in assoluto e più che recensione penso sarà qualcosa simile a un racconto di critica o di pura esperienza. Non credo di avere gli strumenti adatti per recensire un libro, ma non nego che ne ho letti tantissimi nel corso della mia vita. L’ho detto anche ad Antonio Lanzetta il quale nonostante tutto mi ha contattato invitandomi a leggere l’ultima sua opera che purtroppo non è di fantascienza.

Dico purtroppo perché a me piace un sacco la fantascienza di Antonio.

Sta di fatto che “Il Buio Dentro” non mi ha fatto per niente  rimpiangere le opere precedenti dello scrittore salernitano e anzi: direi quasi che sono passate in secondo piano.

 

LA BELLEZZA DELLA CASUALITA’

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Antonio Lanzetta

Per questa recensione volevo fare un piccolo sunto di quello che è stato il primo incontro tra me e Antonio Lanzetta, giusto per rendere le cose più briose. Vi chiederete come sia possibile che uno tra i più importanti scrittori italiani mi abbia contattato per propormi la lettura del suo ultimo libro. Non si è trattato di minacce ripetute da parte mia causate da un hype incontenibile, ma la probabile e sicura conseguenza di un incontro del tutto casuale.

Immaginate di essere nel 2014. Apple ha appena messo sul mercato l’iPhone 6, tu non hai un soldo bucato non perché hai comprato il melafonino, ma perché la tua auto ti ha lasciato a piedi e vorresti andare a Lucca Comics, ma non hai alcuna certezza sul trasporto. Magicamente un caro amico mi invita a salire sulla sua automobile, tra le altre cose stra piena di persone e oggetti di vario tipo e ingombro. Senza pensarci due volte accetto l’invito del mio fidato amico, rischiando il tutto e per tutto con le mie finanze quasi terminate e così, solo qualche minuto dopo, mi ritrovo in autostrada con l’unica certezza di avere un conto in banca in rosso.

Arrivati a Lucca dopo un divertente viaggio a base di traffico e vecchie sigle di cartoni dei decenni passati,  mi precipito subito nell’area “Libri ed Editori” per saggiare subito il terreno intellettuale della fiera. Entro senza alcuna pretesa, ma qualche passo dopo incrocio lo sguardo di qualcuno che in qualche modo capì che potevo essere interessato all’acquisto del prodotto.

Mannaggia, mò devo starlo ad ascoltare e chissà cosa mi dirà”. Questo è quello che pensai quando Antonio Lanzetta iniziò a salutarmi proponendomi in anteprima il suo ultimo scritto dell’epoca: Revolution. Decisi di avvicinarmi cautamente per non innervosire colui che sembrava voler raccontarmi un sacco di cose sul suo libro e infatti appena arrivai a qualche metro di distanza dallo scrittore venni sommerso da una quanità incredibile di parole. Non riuscii inizialmente a stare dietro a tutto quello che Antonio mi disse, ma fui comunque incuriosito dal titolo e dalla sinossi del libro totalmente in linea con quanto io penso della società moderna. Pertanto decisi di acquistare il libro di Antonio rendendomi conto solo successivamente di aver speso tutto il mio denaro a disposizione per Lucca in un solo acquisto.

Avevo appena realizzato che non potevo più pagare il viaggio di ritorno, ma sapete una cosa? Ne è valsa assolutamente la pena.

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Revolution è davvero un gran bel libro

 

LA RIVOLUZIONE DEL BUIO

 

Con Revolution capì subito che Antonio avrebbe avuto un futuro radioso nel mondo dell’editoria. Una volta finito di leggere il libro (letto in pochissimi giorni), decisi di contattarlo un po’ ovunque per porgli domande di vario genere, scoprendo che anch’egli è un videogiocatore, il che fece crescere a dismisura la mia stima nei suoi confronti. Essenzialmente la scrittura di Antonio mi è sempre sembrata molto dura e pessimistica, nonostante egli sia una persona solare e molto disponibile. La tormentata psicologia dei personaggi di Revolution ha avuto come diretto seguito quanto descritto ne “Il Buio Dentro”, un racconto il cui titolo già rivela la sua natura.

Ci troviamo infatti nel presente e siamo portati a seguire gli eventi di Damiano Valente, giornalista di cronaca nera del Salernitano celebre per essere il più svelto nell’ottenere per primo le notizie più importanti della giornata. La sua carriera incomincia però nel passato, nel lontano 1985 ove un brutale omicidio gli cambia per sempre la prospettiva della sua vita. Damiano infatti rimane impressionato dalla violenta scena, tant’è che tale viene rievocata in lui più volte nel corso dell’intero racconto, come un sussurro eterno che tanto sembra essere una mano manovrata dal destino.

Un destino beffardo quello di Damiano, che subito impariamo a conoscere grazie ai suoi tratti caratteristici, tra cui un senso critico molto pronunciato e una gamba zoppicante che proprio non vuole saperne di collaborare con il resto del corpo. Come sapete non mi piace dilungarmi molto sulla trama di un determinato prodotto e proprio come faccio coi videogiochi mi piace analizzare ciò che io vedo all’interno della creazione presa in considerazione poiché come dico sempre, se riesco a vederci qualcosa vuol dire che sono davanti a qualcosa di ottimo e squisito.

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Lo scenario del passato delitto del 1985 descritto nel libro sembra rievocare quanto accaduto con “Il Mostro di Firenze”. Da brividi.

 

 

L’ARTE DELLE ALLEGORIE

 

Il Buio Dentro è un racconto forte. Se con Revolution Lanzetta dimostrava a tratti una inesperienza comunque lecita nel creare un background narrativo compatto e funzionante, nell’ultimo suo libro tutto si incastra alla perfezione come ingranaggi di un orologio svizzero. Il Buio Dentro è un’opera matura di uno scrittore ormai maturo, capace di uscire dalla sua comfort-zone fantascientifica per esplorare nuove possibilità offerte dalla sua mente.

Perché Il Buio Dentro sembra più un racconto personale, intimo, frutto della necessità di spiegare al mondo la condizione dello scrittore piuttosto che una storia creata per intrattenere il pubblico appassionato.

 

Quando si è davanti a opere di questo tipo, è difficile non utilizzare la parola “Arte”. Citando l’idea per cui scolpire vuol dire togliere, scegliere, anche Antonio sembra aver voluto eliminare tutto ciò che non era necessario per concentrarsi sulla contorta visione del personaggio, non permettendo al lettore di scorgere il mondo con occhi diversi se non con il filtro idealistico di Damiano. Le grandi descrizioni di ambienti cittadini di Revolution, ora sono circoscritte e vaghe ricostruzioni di piccoli spazi direttamente prossimi alla posizione del protagonista, limitate al campo visivo dello stesso.

Tutto questo va a ricreare un forte senso di oppressione, di ermeticità. Si ha la costante sensazione di essere dentro a una scatola chiusa a chiave e con la serratura rotta senza la possibilità di muoversi, per cui se ne vede la via di uscita, ma non si ha la possibilità di raggiungerla. Ciò mi fa pensare a una forte e profonda analogia di quello che Antonio osserva ogni giorno nel mondo. Alla fine noi tutti siamo relegati a una realtà che purtroppo ci appartiene e dobbiamo sopportare, come dentro una scatola: noi tutti vorremmo fare qualcos’altro invece che il solito e monotono lavoro. Questo ci porta inevitabilmente a  visionare le nostre volontà e i nostri sogni costantemente e ripetutamente nel corso di una giornata, ricadendo tuttavia nella consapevolezza di non poterli mai raggiungere, pena essere continuamente e costantemente puniti dalla vita che a quanto pare ci vuole proprio dentro quella stupida scatola.

Non è un caso che Damiano sia zoppo. Interpreto questa sua condizione come conseguenza al suo forte spirito critico, alla sua determinata volontà di voler raggiungere a tutti i costi i suoi sogni, le sue visioni, motivo per cui ne è rimasto colpito, umiliato e soprattutto danneggiato permanentemente. Certo la visione de “Il Buio Dentro” può essere totalmente pessimistica, una osservazione straziante della morte dell’anima come conseguenza di routine quotidiane che non fanno altro che privarci della nostra umanità. Ma proprio la sua cruda realtà, la sua forza spaventosa e la sua tragicità dovrebbe portarci alla riflessione che siamo pur sempre noi gli artefici del nostro destino e poco importa se ne usciamo danneggiati: continuiamo a inseguire i nostri sogni, continuiamo a perseverare nella ricerca delle nostre volontà. Arrendersi non serve a nulla, anzi..

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La libertà molte volte si paga a caro prezzo

 

HO IL BUIO DENTRO

 

Lo stile di scrittura utilizzato per la stesura del racconto ricalca a tratti quanto già visto in Revolution e Warrior, benché la piccola novella “Nella Pioggia” abbia lasciato una forte traccia nell’aggiornamento stilistico dello scrittore. A tal proposito parlo di pura descrizione di scena. Si tratta di una alternanza a piccoli e veloci dialoghi, molto spesso concretizzati in confronti diretti e forti tra i vari personaggi e descrizioni passive dei luoghi in cui i personaggi si muovono, con il narratore esterno che va a seguire come se fosse una videocamera con zoom attivato le vicende dei diretti interessati.

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Nella Pioggia è stato molto apprezzato dal pubblico, piazzandosi in prima posizione su Amazon e finalista al premio gran Giallo di Cattolica

Il tutto è stato però adattato alla tipologia di racconto “giallo” e alle caratteristiche prima descritte, tra cui l’aura pessimistica che circonda Damiano e scenari piccoli e “chiusi”, con una scrittura più materica e pesante. Non parlo di come il testo scorre tra le nostre dita. Il libro lo si divora ed è molto scorrevole. Parlo della “pesantezza” delle parole, di come le stesse siano state scelte per essere percepite in tutta la loro rotondità dal lettore, come se ogni dettaglio impresso sulla carta dovesse in qualche modo schiaffeggiare chi sta leggendo il racconto, concretizzandosi realmente nella nostra realtà.

Tale tratto stilistico risulta inconfondibile e credo potrei riconoscere “Il Buio Dentro” tra milioni di cloni proprio per la sua capacità di colpire l’anima del lettore in modo diretto, facendolo sentire parte della sfera emotiva dei personaggi condividendone appieno pensieri e sensazioni: altro che realtà virtuale!

 

IN THE CONCLUSION

 

L’ultima opera di Antonio Lanzetta è pura arte. Il Buio Dentro non è un libro che è stato creato per l’unico scopo di intrattenimento. Si sente che è frutto di una forte esigenza dell’autore di esprimere un suo probabile dissenso di quello che è la società moderna italiana, sfiduciata totalmente da regimi governativi inefficaci e oberata dalla costante ansia di un futuro incerto e insostenibile, alla estenuante ricerca di una possibilità di sopravvivenza.

Il Buio Dentro è un romanzo crudo, efficace e soprattutto difficile da digerire. Si legge tutto d’un fiato, è vero. Ma lascia dentro di se un vuoto forte, un cratere fumante lasciato come impronta indelebile delle forti riflessioni che scaturiscono in modo autonomo e selvaggio dalla lettura dello stesso. E’ impossibile per me non consigliare Il Buio Dentro alle persone acute in cerca di qualcosa di stimolante, mentre stra consiglio l’opera a tutti gli appassionati del genere “Giallo”, anche se è stupido racchiudere il racconto di Lanzetta all’interno di un genere narattivo.

La certezza è quella di una lettura che difficilmente lascerà posto a qualcosa di migliore in questa ultima parte dell’anno e che sicuramente rimarrà nei vostri pensieri per molto tempo. E non lasciatevi spaventare: una volta finito diventa tutto più bello.

Promesso.

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Il Buio Dentro sarà disponibile nelle migliori librerie e in formato ebook a partire da metà ottobre 2016

Marco Masotina

Tosto come un Krogan, gli piace essere graffiante e provocante per scoprire cosa il lettore pensa dei suoi strani pensieri da filosofo videoludico. Adora i lupi, gli eventi atmosferici estremi, il romanticismo e Napoleone.