Intervista a Diego Micheli, in arte Pink Gijibae che ha letteralmente sbancato a XFactor

Che vi piaccia o meno, che lo seguiato o cambiate canale ogni volta, beh, volenti o nolenti tutti sappiamo che cos’è XFactor.
Il programma musicale ricerca talenti nel canto che abbiano il cosiddetto “Fattore X” e questa volta forse ce l’hanno fatta.
A conquistare il noto programma è il Kpop.
Diego Micheli, in arte Pink Gijibae, ha portato un po’ di Corea nella tv d’Italia rappando incredibilmente Ice Cream Cake delle Red Velvet che ha lasciato però un po’ incerti i giudici, titubanti sul pezzo straniero ( non è da tutti i giorni sentire uno stile di nicchia come il Kpop ).
Diego non ha di certo panico da palco scenico ( oppure sa bene come mascherarlo ) perché con la sua spontaneità, palco e attenzione di giudici e pubblico, sono in suo pugno.
Dal Kpop all’incredibile interpretazione di Hai delle isole negli occhi di Tiziano Ferro, Diego torna a casa con ben 4 “sì” conquistando pubblico e i giudici: Manuel Agnelli, Arisa, Alvaro Soler e Fedez.
“Per tanti anni ne ho sofferto ma adesso, con la nuova consapevolezza che ho di me, ne faccio il mio stendardo per far capire a tutti che ogni insulto, ogni critica, ogni risatina e falso pettegolezzo non ha fatto altro che rendermi la persona che sono adesso: Pink Gijibae, appunto.”
Bene, noi non ci siamo di certo lasciati scappare questa occasione e abbiamo ben pensato di cercare Diego per fargli qualche domanda!
La vita è come una scatola di cioccolatini e io sono sicura di averne trovato uno particolarmente gioioso.
Non appena invio le domande e Diego le sue risposte, rimango sconcertata.
“Ho fatto.
Preparati perché è un papiro
1 bello il kpop
2 – canto pe canta
3 fino a 6 – non mi piacevano
7 – follow me #likeforlikeScherzi a parte…”
Ho pianto 5 minuti netti dal ridere, poi ho pianto perché il papiro è arrivato seriamente.
Ora, scherzi a parte davvero, conosciamo meglio Pink Gijibae!
SAKURA: Ciao! Prima di tutto grazie per aver accettato questa piccola intervista, ma passiamo a noi.
Sei conosciuto come Pink Gijibae, ma chi è Diego Micheli e com’è nata la tua passione per il Kpop?
DIEGO: Ciao, grazie a te per esserti interessata a me! Allora, sono un ragazzo di Lanusei, un paese che conta poco più di 5000 abitanti sulla costa orientale sarda, ho 20 anni, mi sono diplomato al liceo linguistico del mio paese ed ora sto per iniziare il secondo anno di Lingue Orientali a Roma. Nonostante da bambino mi capitasse spesso di captare canzoni del panorama asiatico ma senza mai approfondirne l’origine, la scoperta del Kpop risale alla fine della seconda media. Ho sempre avuto la passione per i videogiochi (Kingdom Hearts, Tekken, Samurai Warriors, Tomb Raider) e grazie ad un video creato da un fan scoprì la canzone che, credo, abbia influenzato la mia vita come poche altre: “Gee” delle Girls’ Generation. Qualcosa in me si è mosso. Fino alla fine delle scuole elementari ero sempre stato un bambino molto reattivo ed allegro ma, per varie ragioni, una volta arrivato alle medie avevo iniziato a reprimermi e ad intristirmi… le persone che mi stavano intorno non facevano altro che ripetermi che lo strano, il diverso, il particolare, fosse qualcosa da condannare e nascondere. Dopo aver visto quel video ed esserne rimasto folgorato ho iniziato a capire tante cose: quello che io ero sempre stato e che stavo nascondendo non era niente di alieno, solo fuori contesto, al massimo un po’ esotico. Ho scoperto dei nuovi ideali di bellezza che sposavano la mia visione del mondo, ho avuto la conferma che sotto i riflettori non è necessario ostentare sensualità, ho capito che non esisteva solo musica triste o arrabbiata ma anche semplicemente felice, ho capito a che cosa volevo aspirare. Da quel giorno in poi ho “preso in mano la mia vita” (se così si può dire per un ragazzino di seconda media) e ho operato in modo da cambiare tutti quegli aspetti di me che non mi piacevano, fisici e comportamentali, ho iniziato a ballare e a sentirmi finalmente orgoglioso di me stesso. Tutto questo grazie al Kpop.
SAKURA: La passione per la musica e il canto? Sei davvero molto bravo.
DIEGO: Grazie infinite! Nascendo in una famiglia come la mia, sarebbe stato strano se non avessi avuto questa passione. Il mio ramo paterno é costellato di talenti musicali: mia nonna amava cantare e aveva una bellissima voce e mio nonno suonava la tromba nella banda. Questo ha fatto sì che mio padre e i suoi 4 fratelli crescessero in un contesto cui la musica era la normalità. Crescendo ci fu chi lavorò in radio nella storica età delle radio indipendenti, chi fondó band, chi fece parte di cori e anche chi della musica e del teatro ne fece un mestiere. Se a questo si aggiunge anche la passione di mia madre, capace di insegnare ai bambini della scuola materna in cui lavora a leggere gli spartiti sia in chiave di sol che in chiave di basso, (cosa che io non so assolutamente fare), il risultato non poteva che essere questo. Tra l’altro ho due sorelle maggiori e anche loro cantano, eccome se cantano! Ileana, la maggiore, ha una voce delicatissima (nonostante veneri i Ramstein, un gruppo metal tedesco) e un orecchio assoluto mentre Adelaide, la secondogenita, ha una voce piena e calda ed è un talento raro. Da bambino avevo già seguito qualche anno di scuola di musica ma ho iniziato a lavorare seriamente sulla mia intonazione e sulla mia vocalitá in prima media quando, facendo le audizioni per entrare nel coro delle voci bianche del mio paese, cantai Georgia on my Mind di Ray Charles e il mio maestro, che mi seguì per gli 8 anni successivi, volle seguirmi anche individualmente. Dopo 5 anni di coro di età mista riuscì a fondare con il mio maestro un coro giovanile composto da coetanei, perlopiù ragazze, le OLYVE (Ogliastra Live Youth Vocal Ensemble) con cui arrivammo ad esibirci fino a Lloret de Mar in Spagna. Purtroppo, nonostante la nostra volontà di tenere le Olyve vive attraverso il ricambio generazionale, l’anno della mia partenza (e di tutti i componenti della mia età) non fu possibile continuare e il gruppo “morì”. La primavera del 2016 sono entrato a far parte del All Over Gospel Choir come corista e solista occasionale. All’interno di questo coro ho conosciuto Sherol e Riccardo, due talenti più unici che rari con cui ho fondato un gruppo a capella, Gli Sterëo Tipi, di cui fa parte anche una mia amica, Betta, ma nel quale manca ancora un beat boxer.
SAKURA: E’ stato difficile scegliere la canzone con cui esibirti ad Xfactor? C’è un legame particola o un aneddoto?
DIEGO: Allora, oltre la bellezza di “Hai delle isole negli Occhi”, non ho niente in particolare che mi leghi a questa canzone se non l’ammirazione per Tiziano Ferro. Volevo portare un pezzo che sentissi mio per stile e contenuti senza però strafare e cadere nell’ esibizionismo. Quindi, dopo una scelta minuziosa, ho optato per questo brano.
SAKURA: Per quanto riguarda la tua piccola esibizione Kpop prima del brano in gara… Perché proprio le Red Velvet?
DIEGO: Seguo le Red Velvet dal loro debutto nel 2014 con “Happiness” e devo ammettere che si sono piazzate velocemente nel mio podio personale. Al primo posto stanno belle comode le f(x): Pink Tape é uno degli album che ha significato di più nella mia vita, sia per le tracce che per l’oggetto in sé, perché mi è stato regalato da una persona in un momento particolare. Al terzo posto invece le Girls’ Generation: Lion Heart è una vera chicca e la title track è qualcosa che una volta che ti entra in testa non ne esce più. Tornando alle Red Velvet, Ice Cream Cake é una canzone che mi ha catturato al primo ascolto, ho imparato tutta la coreografia (e l’ho insegnata a metà dei miei amici oltre che alle mie sorelle), ne ho scritto una versione in italiano e, insieme a Rum Pum Pum Pum delle f(x), é una di quelle canzoni di cui mostro il video quando mi chiedono “ma che roba é il Kpop?”.
SAKURA: Girls’ Generation Lion Heart… [*urlo* momento fangirling].
Tornando seria.
Raccontaci un po’ della tua esperienza a XFactor.
DIEGO: Il comune denominatore di ogni fase del mio percorso ad X-factor é il CASO. Ho partecipato alle audizioni senza aspettarmi niente, per passare una giornata diversa con mia sorella e delle mie amiche, e tutto quello che è arrivato é stato un BONUS per il quale devo solo essere grato. Ho avuto la fortuna che l’audizione sia andata così bene e sono davvero incredulo per tutto l’amore che migliaia di persone mi stanno dimostrando sommergendomi di messaggi, commenti e apprezzamenti ai miei contenuti a cui spero di poter rispondere uno ad uno. Sto facendo del mio meglio!

SAKURA: Beh, tutti gli applausi, i commenti e i complimenti… te li sei meritati alla grande!
Vuoi raccontarci un po’ del tuo nome d’arte?
DIEGO: Assolutamente! Tra i coreanisti più accaniti ha suscitato un grande dibattito, c’è chi lo traduce come “Zoc**la rosa” o “sgual**ina rosa* ma in realtà non è niente di tutto ciò. La parola “Gijibae” (기지배) é una parola arcaica col significato di ragazza (un po’ come può essere il nostro “fanciulla”) che, col tempo, é passata in disuso se non come parola colloquiale usata tra ragazze a cui, certo, si possono abbinare aggettivi negativi (così come alla parola “bellissima” si può affiancare “str**za”) ma che, di per se, vuol dire SEMPLICEMENTE “ragazza”. È anche vero che nella cultura coreana se qualcuno con cui non si ha confidenza, (ancora peggio se di sesso maschile) si rivolge ad una ragazza chiamandola “gijibae” può risultare rude e maleducato, ma se è per questo anche chiamare una donna “yoja” (여자) che significa “donna” suona offensivo. É un aspetto culturale, non della parola in sé. In tutti i casi, l’accostamento del colore rosa che è, nell’immaginario collettivo, il colore delle bambine e delle ragazze alla parola “Gijibae” volevo che creasse un effetto di dolcezza esagerata e caricaturale, infatti la traduzione corretta é “ragazzina rosa”. La scelta non è casuale ma bensì dettata dal fatto che, quando ero ancora bambino, la maggior parte delle persone mi scambiasse per una bambina per i miei capelli lunghi e lineamenti delicati e accanto alle mie sorelle mi mimetizzavo tranquillamente. Crescendo, quando ormai il mio essere un maschio era abbastanza evidente, quella che prima era una semplice constatazione si trasformò in una presa in giro costante. Non importava in che contesto mi inserissi, io ero sempre la “femminuccia” (questo, in realtà, é il più gentile degli epiteti che mi sono stati affibbiati). Per tanti anni ne ho sofferto ma adesso, con la nuova consapevolezza che ho di me, ne faccio il mio stendardo per far capire a tutti che ogni insulto, ogni critica, ogni risatina e falso pettegolezzo non ha fatto altro che rendermi la persona che sono adesso: Pink Gijibae, appunto.
SAKURA: Semplicemente… FANTASTICO.
Dove possono trovarti e seguirti i tuoi fan?
DIEGO: Mi sono arrivate davvero tante richieste d’amicizia durante queste settimane ma aggiungendo il mio profilo privato é possibile perdersi qualcuno dei miei lavori, infatti invito chi volesse rimanere aggiornato sui miei progetti attuali e futuri (e vi assicuro che sono tanti e i più disparati) a seguire la mia pagina Facebook “Pink Gijibae × Diego Micheli” e fare un salto sul mio canale YouTube “Diego Micheli” sul quale, a breve, caricheró tanti nuovi contenuti!
SAKURA:Grazie ancora e buona fortuna sia per che al di fuori di XFactor !
Quindi, vi lascio i link a Facebook e Youtube per seguire Diego, che continuo a ringraziare per questa piccola intervista, che continuo a sostenere e con cui mi complimento ancora per la bella persona e per il grande artista che è.
FACEBOOK: Pink Gijibae × Diego Micheli
YOUTUBE: Diego Micheli