Mass Effect Andromeda sarà tradotto in italiano, ma non doppiato (purtroppo)

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Gordon Van Dyke aveva già espresso un’ opinione negativa in merito alla traduzione di videogiochi in lingua italiana. Gordon in realtà non c’entra nulla con EA Games, dato che è un diretto esponente di Paradox Interactive, ma le parole espresse su twitter in quel settembre piuttosto fresco per lo standard climatico italiano, fece scaldare le teste di milioni di italiani.

La rabbia italica convinse successivamente Van Dyke a rettificare quanto esposto, dato che senza mezzi termini affermò come tradurre un gioco in italiano fosse semplicemente una perdita di tempo poiché, a conti fatti, la grande spesa da supportare per la traduzione di videogames in lingua italica spesso non ha un ritorno finanziario tangibile e concreto.

 

 

Al tempo non condannai le parole di Van Dyke e anzi: le supportai (con un articolo raggiungibile cliccando qui). Perché alla fine è vero: la lingua italiana è una lingua davvero ostica e la sua traduzione può costare fin troppo, soprattutto se il gioco è di un genere di nicchia e quindi non apprezzato in Italia. Il fatto è che il mercato italiano è un mercato spesso dominato da produzioni ad alto budget supportate da campagne pubblicitarie dai costi esorbitanti che in Italia, per via della scarsa cultura videoludica dilagante, prendono piede facilmente. L’atteggiamento italico va ovviamente a scoraggiare software house e publisher di videogiochi più particolari, spesso davvero ignorati dal pubblico italiano.

Pensiamo per esempio ai giochi di ruolo con visuale isometrica (come Pillars of Eternity), o a J-RPG come la serie Tales Of (che grazie ai rinnovati fondi di Bandai-Namco ora vanta una traduzione dei testi in Italiano), o videogiochi di corse futuristiche (come il nostrano Redout) o Visual Novel strategiche (come il bellissimo The Banner Saga). Ebbene: le vendite di questi videogiochi sono davvero scarse nel Bel Paese e dati alla mano chi mai investirebbe in una traduzione completa per il mercato italiano?

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Tales of Berseria è tra i primi Tales Of a vantare una traduzione dei testi in italiano (immagine rappresentativa)

A pensarla in questo modo vi è anche il binomio Bioware/EA Games che in queste ore, tramite un esponente Bioware, ha comunicato tramite Twitter che Mass Effect: Andromeda, il nuovo capitolo della saga fantascientifica videoludica per eccellenza il cui acquisto è obbligatorio per legge, non possiederà un doppiaggio italiano come diversamente accaduto per la prima trilogia. Aryn Flynn, l’autore della comunicazione, non ha fornito informazioni aggiuntive riguardo alla scelta dello studios americano, ma il motivo del mancato doppiaggio risulta chiaro sin da subito.

Nonostante i primi tre Mass Effect siano stati doppiati egregiamente in italiano, vi sono state parecchie critiche da parte dei soliti “criticoni della lingua italiana” che ai tempi della prima trilogia si fecero sentire in rete e alle fiere di settore condannando il doppiaggio italiano ed esaltando quello inglese. Sinceramente non sono mai stato d’accordo con questo gruppo di persone, anche perché EA Games, per lo sviluppo di Mass Effect, chiamò in rassegna alcuni tra i migliori doppiatori italiani giusto per eliminare ogni forma di incertezza in fase di produzione. Questa scelta, unita al fatto che in Mass Effect compaiono centinaia di personaggi “parlanti“, ha sicuramente impattato sul budget dedicato alla distribuzione sul nostro suolo nazionale dei tre leggendari titoli, facendo lievitare i costi a dismisura (e sentirsi dire che il goppiaggio originale fosse migliore non è stato sicuramente rassicurante per EA Games).

Se è vero che Mass Effect: Andromeda sarà più grande e lungimirante dei tre Mass Effect messi assieme, trarre le conclusioni in tal senso risulta naturale.

 


La scelta di EA Games è ovviamente una questione di budget. Tradurre e successivamente doppiare un videogioco costa moltissimo e costa ancora di più se quel videogioco vende poco nel paese target. Nel caso dell’Italia, il comportamento di Van Dyke e di EA Games è del tutto naturale, anche perché non è da molto che i videogiochi vengono tradotti in Italiano. Tra le prime aziende a credere nel Bel Paese vi furono sicuramente Sony e EA Games stessa, ma è probabile che entrambi i publisher abbiano semplicemente capito che sforzarsi troppo per l’Italia non è produttivo.

Nel caso di Mass Effect: Andromeda dobbiamo ritenerci fortunati ad avere almeno la traduzione dei testi in italiano: se EA Games avesse ragionato in termini prettamente economici, non avrebbe nemmeno tradotto il menù di gioco. Coi sottotitoli in italiano l’esperienza può risultare comunque godibile (è inutile: il gioco tradotto nella propria lingua è molto più piacevole da giocare), e allo stesso modo far felici coloro che continuano ad affermare come il doppiaggio originale sia nettamente migliore rispetto a quello in lingua dedicata. Come si suol dire: prendere due piccioni con una fava.

Il mio personale appello è quello di valutare sempre ogni acquisto perché un mercato libero diventa sano quando ci sono tanti concorrenti con altrettanti prodotti offerti. Noi italiani dobbiamo ancora ritagliarci una reputazione da videogiocatori consumatori, di quelli capaci di acquistare tutto e di discutere bene di ogni produzione videoludica (Projectnerd.it è molto attivo in tal senso). Tuttavia non è facile convincere l’intero mercato a virare da un giorno all’altro e spero che le grandi aziende continueranno a supportare il mercato italiano con traduzioni nella nostra “amata” lingua. Tuttavia spero che l’Italia cresca sempre di più come mercato e come industria videoludica perché sinceramente sarebbe davvero bellissimo poter godere del massimo splendore narrativo di produzioni totalmente di nicchia.

Perché anche dando ragione a Van Dyke quando afferma che noi italiani capiamo bene l’inglese, non c’è niente di meglio della rassicurante lingua madre per godere di un videogioco.

In ogni caso, doppiaggio o traduzione a parte, avrei giocato a Mass Effect: Andromeda anche se l’unica lingua disponibile fosse stata l’islandese.

 

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Marco Masotina

Tosto come un Krogan, gli piace essere graffiante e provocante per scoprire cosa il lettore pensa dei suoi strani pensieri da filosofo videoludico. Adora i lupi, gli eventi atmosferici estremi, il romanticismo e Napoleone.