Perchè Parli Solo Di Videogiochi?.

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Possono le avventure virtuali, sostituire quello che vorrei esprimere sul mondo che mi circonda?.

 

Sin da quando il mio cervello è riuscito a capire quale importanza coprissero i videogiochi nella mia vita, ho cominciato a chiedermi come potessi veramente rendere la mia passione un buon lavoro.

Non nascondo che l’idea di scrivere per vivere è una questione che mi ha sempre affascinato, un sogno che da adolescente ho cercato disperatamente di realizzare.

Chi fa il critico per professione, viene da sempre visto all’interno dell’industria come una persona che è riuscita a realizzare un vero e proprio sogno ad occhi aperti; siamo sinceri qualunque appassionato di videogames venderebbe l’anima per provare determinati titoli o prodotti in anteprima dicendo con grossa soddisfazione mista ad un pizzico di orgoglio: ”questo è il mio lavoro” .

Seppur non viva recensendo videogiochi, posso leggermente vantarmi di aver scalfito la superficie del mondo della stampa specializzata, ed ora più che mai mi trovo a riflettere sul ruolo che un critico ricopre.

Potremmo esser definiti venditori di fumo, alla fine non facciamo altro che prendere il lavoro di altre persone con la presunzione di saperlo analizzare, elogiare e criticare in maniera razionale ed analitica anche quando a causa del nostro personale indice di gradimento ci risulta impossibile.

Non ho mai nascosto il fatto che ami passare le ore a battendo le mie dita sulla tastiera, ” Scrivere è come pensare attraverso le dita” diceva Asimov e non vi è sensazione più grande che vedere i propri pensieri ed appunti prendere forma.

Ultimamente, mi interrogo molto sulle motivazioni che mi hanno convinto a scrivere in questo specifico settore, anzi recentemente, spronato da altre persone è come se mi sentissi in dovere di trattare altro al di fuori dei videogiochi,d’altra parte perchè mai sprecare il mio tempo e quello di chi mi legge a parlare di mondi virtuali quando là fuori ci sono così tante cose che non vanno degne di approfondimenti e riflessioni?.

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Non dovremmo forse seguire l’esempio di Charlie Brooker, che dopo anni all’interno delle pagine di PC zone dove ha trattato il nostro media preferito mentre muoveva i primi passi ha abbandonato tutto in favore di un ruolo che lo ha portato dalla satira sociale a sceneggiare ed ideare le puntate di quel capolavoro che risponde al nome di Black Mirror, serie Tv che tratta in maniera pressoché perfetta e inquietante lo strano rapporto tra l’uomo ed una tecnologia sempre più invadente nelle nostre vite.

Il dubbio interiore è un sentimento comune a tutte le persone che amano scrivere. Doppiamente se si è dei “critici” di un media emergente che ti tiene a volte al margine della tua potenzialità comunicativa. Dovrei veramente cedere e cominciare a scrivere di altro, come mi è stato consigliato?.

La scusa che mi trovo sempre per non provarci è che non mi ritengo sufficientemente bravo per esaminare determinati argomenti al di fuori delle mie passioni, o la verità è che in fondo, i videogames non sono affatto prodotti superficiali, banali, futili ed infantili.

Titoli come To The Moon o The Beginner’s Guide hanno tanto ma tanto materiale per farti riflettere la notte.

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Parlandone con un amico anche lui impegnato nel settore la sua risposta è stata:”Scrivere per consigliare contribuisce a migliorare la vita degli altri, a prescindere dalla quantità di persone che leggeranno il tuo testo”.

I videogiochi possono divenire la valvola di sfogo delle nostre giornate, in un mondo dove staccare la spina anche se solo per un’oretta o due può davvero fare la differenza. Riuscire anche in parte a consigliare ed indirizzare i propri lettori verso il prodotto adatto a loro al fine di aiutarli a scaricare un po’ di stress é così banale?.

valecant

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