I Perché del Cinema: Alien Anthology

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Alien Anthology è un cult con amatori d’ogni età; Perché?  Cosa lo rende così incontestabilmente iconico? scopriamolo con i “Perché del Cinema”

Per gli amanti delle definizioni e delle suddivisioni esiste un termine che nel suo uso riesce a rendere ogni conversazione improvvisamente dotta e consapevole: Cinema Post-Moderno.Ah, quanto suona serio. Ma non facciamoci ingannare, non è nulla di complesso, se non ciò che banalmente viviamo ogni giorno nelle nostre sale; le pellicole d’oggi, radicate tra innovazione e tradizione. La prima la conosciamo, si tinge di verde per mostrarci mondi sconosciuti, un green- screen (e green non sta certo per “biologico”) imperante che di giorno in giorno combatte per rendere “speciali” effetti ormai al limite del normale. La seconda, invece, diciamo che è la più discussa. Cos’è la tradizone? cogliere dal passato e guardare avanti, potremmo dire. Eppure, secondo molti, remake, reboot, reQuellochevolete, fanno tutto tranne che cercare di reinventarsi, nascondendo sotto nuove forme storie già viste, il cui sviluppo non appare altro che un continuo ammiccare ad un’epoca altra, un’epoca d’oro. è davvero così? forse, molto probabilmente no, ma se qualcosa di positivo può essere riconosciuto anche dai più cinici tra noi, quel qualcosa è di certo la possibilità di scoprire (o riscoprire) “antiche” storie, i cosiddetti cult improvvisamente ancora in TV e BluRay.

Persino Superman senza un buon Green Screen rimane solo un tizio con il parrucchino. (è un parrucchino, lo sappiamo tutti)
Persino Superman senza un buon Green Screen rimane solo un tizio con il parrucchino. (è un parrucchino, lo sappiamo tutti)

I casi sono molti, lo sappiamo, dai nuovi “director’s cut” di Matrix, Star Wars & Co. sino al finalmente redivivo Alien. La recente uscita di “Covenant” infatti, e “Prometheus” ancora prima, ha portato in ognuno di noi la necessità, viscerale, di una riscoperta totale della saga originale; ben quattro film da due ore ciascuno attraverso i quali poter ancora una volta affrontare una delle questioni più comuni e complesse mai esiste.

Perché proprio questa, tra tutte le saghe esistenti dagli anni settanta in poi, è divenuta così iconica? Parafrasando, cosa rende Star Wars “Star Wars” e, in questo specifico caso, Alien “Alien”?

Inutile attendere risposta, come sempre, innanzi a quesiti così ampi. O non esiste via d’uscita, o, semplicemente, se c’è, è un qualcosa che raccontiamo a noi stessi per convincerci che sia facile capire ciò che amiamo. Eppure ponendosi davanti a questi quattro filmoni ( sì, anche il quarto è tale, nonostante tutte le parole spese a riguardo negli anni) sembra che a tratti sia possibile una qualche interpretazione, celata tra i tratti più Spaventosi di questa grande storia.

Nell’immagine qui sotto possiamo vedere una delle scene più note di Aliens, il secondo capitolo, e probabilmente la chiave di lettura per nostro quesito.

Newt si guarda attorno spaventata ma ignara.
Newt si guarda attorno spaventata ma ignara, il bambolotto che stringe in mano è probabilmente più furbo.

La piccola Newt, orfana presa a cuore dall’eroina protagonista, Ripley, è terrorizzata e sola in quelle che appaiono come le fognature della struttura in cui gli Xenomorfi stanno seminando morte e panico. Si guarda attorno, urla aiuto, spera, e proprio mentre porge lo sguardo verso di noi, quasi a favore di camera, capiamo che se davvero la speranza è l’ultima a morire, qui non può essere che la fine d’ogni cosa: Uno Xenomorfo si innalza infatti alle sue spalle e, mentre lei si guarda attorno, l’ombra si fa sempre più alta ed ineluttabile. Noi sappiamo cosa sta per avvenire, lei no. Lei non ha visto. Urliamo sapendo che da lì a poco sarà solo il suo urlo a dominare (Non è un vero e proprio spoiler, tranquilli, il film è meno scontato del previsto).

 

Mentina? sarebbero utili anche nello spazio
Mentina? sarebbero utili anche nello spazio

Un esempio, una scena tra le tantissime dello stesso tipo, capace di rivelarsi come “chiave”, la carta vincente giocata senza cliché in ogni singolo capitolo di Alien: consegnare un’onniscenza inaspettata allo spettatore, innalzando l’horror dall’abusata paura improvvisa, al profondo, psicologico ed infernale, terrore di sapere e non poter agire. Alien è questo, indipendemente che il regista sia Scott, Cameron o Fincher. In un modo o nell’altro troveremo sempre quel momento in cui capiamo di poter leggere, sin dal primo istante, il destino di ogni singolo protagonista e non poter far altro che urlare terrorizzati. Sufficiente a giustificare la fama di tale saga? Certo che no, ma più lo si riscopre più si arriva a comprendere come quell’amore, quell’emozione ogni volta nuova, non ponga le sue radici nella semplice originalità narrativa, bensì in un più profondo e complesso modo di farci sentire.

A nascondino vincono gli Umani. Xenomorfi siete bravi in altro, non piangete.

Di volta in volta la storia si muove, dipana, in complessità più o meno originali, reinventandosi di continuo pur donando sempre il sentore di una morte che avanza e striscia, ponendoci infine il dubbio che persino la nostra vita sia un pericolo costante che sfugge ai nostri occhi.

IlParolierematto

Appassionato di storie e parole. Amo il Cinema, da solo e in compagnia. Un paio d'anni fa ho plasmato un altro me, "Il Paroliere matto". Una realtà di Caos in cui mi tuffo ogni qual volta io voglia esprimere qualcosa, sempre con più domande che risposte. Uno pseudonimo divenuto anche canale YouTube.