Alla Gamescom 2017 vi è stata una società debuttante che è riuscita davvero a fare faville. Parlo di Nordic Games, ora conosciuta con il nome di THQ Nordic, marchio acquistato nel corso del 2016 dal defunto publisher statunitense che sembra esser ritornato alla ribalta con software di prima qualità. Già: perché se THQ fallì a causa dei grandi debiti incontrati come conseguenza delle scarse vendite di videogiochi di buona qualità, ma dagli investimenti fin troppo alti, è anche vero che il marchio sembra esser ritornato in forma più che mai. Anzi: il nome di THQ sotto l’insegna “Nordic” sembra anche esser ancor più rassicurante. Il motivo? Nordic Games non è un’azienda molto conosciuta nello scenario videoludico. Certo: sotto la sua insegna sono stati pubblicati alcuni interessanti giochi, tra cui Gothic 4, ma nei titoli pubblicati Nordic Games ha fatto la parte di quella software house di supporto utile per rifinire alcune parti poco rilevanti di grandi giochi. I tempi sembrano però esser cambiati: dopo aver acquistato con coraggio il nome di THQ, THQ Nordic si è subito fatta conoscere al pubblico grazie a una serie di videogiochi che, per qualche strana ragione, seppur totalmente sconosciuti, hanno subito conquistato il pubblico. E anche me.
Sarà per il marchio familiare, sarà che i giochi presentati sembrano davvero divertenti e di qualità, i prodotti di THQ Nordic godono attualmente di un grande carisma. Che sia Elex, il nuovo gioco di ruolo post-apocalittico che descrive un mondo dove tecnologia e magia si fondono assieme, Spellforce 3, erede della saga RPG/RTS apprezzata dai giocatori più hardcore o del terzo capitolo di Darksiders, la società svedese ha quest’anno fatto capire di voler fare davvero sul serio e non posso che esserne davvero felice di questo.
Vi è però un gioco molto particolare che ha attirato la mia attenzione alla Gamescom 2017 e tale prodotto porta il nome di Biomutant.

PROVA ALLA GAMESCOM 2017
Sappiatelo subito: l’immagine leakata in rete a pochi giorni dall’inizio della fiera teutonica mi aveva intrigato sin dal primo sguardo. Osservare un procionide antropomorfo con uno sguardo così cattivo e fiero maneggiare una spada nel bel mezzo di un ambiente malsano ha immediatamente catturato la mia attenzione. Il mio intuito sbaglia raramente e devo dire che nemmeno questa volta ho fatto cilecca. Biomutant è stato infatti uno dei primissimi giochi che ho provato nel corso della Gamescom 2017 e da tale prova ne sono uscito col sorriso. Questo perché Biomutant è davvero una sorpresa, un fulmine a ciel sereno che sinceramente non ti aspetti, quel tipo di gioco che sai che farà successo o clamore o che quanto meno attirerà l’attenzione di tantissimi giocatori e di fatti è proprio così. Ho scoperto che Biomutant è uno dei giochi più discussi di questa Gamescom e non è difficile per me comprenderne il motivo.
Stiamo parlando di un videogioco di una società rinata nel 2016 sotto un nuovo nome di una vecchia e gradita azienda che promette di sbaragliare la concorrenza con un software vivace, concreto e autentico. Tuttavia Biomutant non vuole essere il massimo esponente in fatto di dettaglio tecnico, né vuole essere a tutti i costi la nuova killer application di questa generazione. Biomutant è un bel gioco, un intelligente assemblaggio di idee provenienti dai migliori titoli della scorsa generazione che funziona a dovere e diverte da matti.

Nella demo provata alla Gamescom ho potuto giocare uno dei primi livelli di gioco. Mi sono sorpreso quando ho scoperto che il proprio personaggio può essere editato tramite un potente editor dedicato che permette addirittura di scegliere la tipologia e il comportamento del pelo del personaggio: non mi aspettavo una feauture del genere. Ebbene: una volta creato il mio procione preferito (che io in realtà chiamavo gatto), e una volta definito il suo stile di gameplay e le sue abilità basilari, mi sono subito ritrovato in situazioni paradossali che prevedevano il fare a cazzotti con altri procioni sempre più grandi e sempre più pelosi. Lo stile di gameplay è un sapiente mix di pistola e spada direttamente preso da Devil May Cry con una base creativa che tanto mi ricorda le produzioni di Insomniac Games. Questo perché il personaggio principale, dotato di livelli da expare e skill passive (e attive) da sbloccare, può utilizzare attività uniche per combattere la grande varietà di nemici che gli si propone davanti (nella demo potevo generare funghi capaci di far rimbalzare i nemici in modo casuale nonché folgorare con potenti cariche elettriche gli ignari procioni nemici), i quali, una volta battuti, rilasciano a terra pezzi di materiale provenienti dalle loro armature e armi utili per la creazione di altrettante armi.

Quello che più mi ha sorpreso del gioco è stata la possibilità di creare nuove armature e armamenti semplicemente assemblando, in un modo parecchio intuitivo, i pezzi raccolti dai numerosi scontri vinti nel corso della demo. Il fatto è che le possibilità in tal senso sono infinite, così come sono infinite le combinazioni utili al fine di creare sempre nuove armi e armature, che siano pistole, spade o indumenti. Sarà bello in futuro confrontarsi con altri giocatori per condividere suggerimenti per creare il miglior equipaggiamento disponibile, ma sappiate una cosa: Biomutant è così divertente, intuitivo e personalizzabile che si ha la pazza voglia di sperimentare con qualsiasi cosa, skill passive incluse. Ciò che ho trovato parecchio interessante, oltre al frenetico e divertentissimo gameplay, è stato sicuramente il grande mondo di gioco completamente Open World e una narrativa basata sulle scelte del personaggio. Tutto in Biomutant è personalizzabile, persino la storia lo è, tant’è che essa viene raccontata da un narratore onnisciente esterno che modifica gli eventi in base a come il giocatore si comporta in-game. Una idea fenomenale per un gioco che si costruisce davvero in base a quello che il giocatore davvero compie nel gioco.

Non è finita qui: ho trovato parecchio interessante la solida base ruolistica del gioco basata su livelli esperienza e un albero di skill tanto grande quanto personalizzabile. Molto bello e stimolante è il fatto che ogni nemico possiede un livello di esperienza utile al fine di comprendere sin da subito la potenza di fuoco del medesimo, tant’è che tentare di far fuori un avversario dal livello più alto del nostro vuol dire rischiare davvero grosso. Il gioco non è infatti nè banale nè facile e propone un livello di sfida equilibrato e stimolante. Sempre parlando di nemici, un’altra cosa che mi è piaciuta tantissimo è stato constatare che ogni procionide (o gatto a dir si voglia), è diverso dagli altri: stazza, colori, indumenti e armi cambiano da nemico a nemico, come se quest’ultimi venissero generati proceduralmente al momento (e penso che sia proprio così). Un valore aggiunto sicuramente gradevole che va ad avvalorare un’altro degli aspetti più riusciti del gioco: la direzione artistica.
Se graficamente parlando siamo su livelli che definirei normali per un gioco 2017/2018 a “basso budget” (ormai qualsiasi videogioco può vantare di un buon livello tecnico grazie a nuovi motori grafici), artisticamente parlando Biomutant fa, secondo me, faville. Tutto trasuda carisma a palate: dal personaggio principale, dai nemici, all’ambientazione sino al co-protagonista, una cavalletta a quanto pare molto intelligente che assiste in continuazione il giocatore.
Ok, lo avete capito: Biomutant mi ha colpito e sono davvero entusiasta nei suoi riguardi. Non si conosce ancora la data d’uscita del gioco, ma tale sembra comunque essere il progetto di punta di THQ Nordic (che esordirà invece coi giochi prima citati nel corso dell’autunno 2017).
Sinceramente non vedo l’ora di avere la build completa tra le mie grinfie: il pelo mi aspetta!
