Ora capisco perché Microsoft ha mostrato Crakdown 3 con un brevissimo trailer all’E3 2017 scorso. Il gioco, seppur osannato come una delle principali esclusive Xbox One, non può attualmente reggere il confronto con le proposte offerte da Nintendo e soprattutto da Sony. Lo dico subito: è impossibile che la build che ho provato nel corso della Gamescom 2017 sia stato il frutto di oltre quattro anni di duro lavoro. E’ impossibile perché il gioco risulta ancora particolarmente immaturo e basato su idee viste e riviste nei primi due capitoli di Crackdown. Anzi: sinceramente parlando mi è sembrato di giocare letteralmente al primo Crackdown per Xbox 360 che, sappiatelo, non è un male, ma mi sarei aspettato qualcosa di diverso. E’ infatti doveroso dire che Crackdown 3 è stato utilizzato più volte come pretesto di una innovazione tecnologica mai avvenuta. Microsoft aveva infatti promesso che Xbox One avrebbe utilizzato i servizi in cloud computing offerti dalla piattaforma Microsoft Azure per migliorare le performance in gioco e sbloccare effetti computazionali avanzati, ma questo a quanto pare è accaduto soltanto in fase di test. E se nonostante in realtà alcuni videgiochi sfruttano già alcune funzionalità cloud offerte dai server di Microsoft, è anche vero che Crackdown 3 non è attualmente quel prodigio di tecnologia che invece prometteva di essere.
La build portata alla Gamescom era, secondo quanto dichiarato dallo staff, l’ultima build resa disponibile dallo studios responsabile: Sumo Digital. Questo mi ha lasciato decisamente perplesso: nulla sembra essere cambiato nulla nel corso di questi anni e anzi: allo stato attuale Crackdown 3 non può assolutamente pensare di competere con i grandi giochi della concorrenza. Non perché quanto ho potuto vedere fosse brutto o di cattivo gusto, ma perché non ha molto significato proporre nel 2017 (e ormai nel 2018), un gioco che ricalca alla perfezione quanto visto ben 11 anni fa su Xbox 360. Perché alla fine dal primo Crackdown non è cambiato nulla e va bene: non è per forza un male. Ma certo non si può parlare di grande rivoluzione o di una killer application per Xbox One. Parliamo di un Crackdown, un gioco che offre un divertimento spensierato e caciarone che tanto sa divertire e appassionare nel lungo periodo grazie alle sue componenti ruolistiche, ma che a conti fatti non può sorprendere. A me non ha sorpreso perché dopo aver giocato e stra giocato i primi due Crackdown, mi aspettavo sinceramente un netto miglioramento delle idee implementate nei primi due capitoli e invece quello che mi è stato buttato davanti agli occhi non differisce in nulla con quanto già provato in passato.
Ma è tutto strano, molto strano. Come detto, secondo me è impossibile che Crackdown 3 sia il frutto di quattro anni di lavoro. Questo gioco è stato secondo me fatto, sviluppato e cancellato più volte nel corso del suo sviluppo, come se gli sviluppatori avessero cambiato idea sul da farsi più e più volte nel corso degli anni. Perché dai: è impossibile che vi siano ancora dei bug tipici delle prime alpha di gioco. Inoltre la build che ho potuto provare a Colonia non sembrava rispecchiare quanto descritto le corso degli anni da Sumo Digital e dai gameplay sparsi in rete: il gioco che ho potuto provare era significativamente diverso rispetto al materiale divulgato in internet. Non mi meraviglio del fatto che proprio nelle scorse ore Microsoft abbia spostato la data d’uscita di Crackdown 3 nella primavera 2018.
Volete sapere la verità? Dato che Crackdown 3 doveva essere uno dei giochi in bundle con Xbox One X (in realtà doveva addirittura essere una delle esclusive di punta per il primo anno di Xbox One), e quindi utile per spingere il nuovo hardware americano, a questo punto è molto probabile che il gioco di Sumo Digital venga addirittura cancellato. Perché alla fine, se ci pensate, quello che sta accadendo a Crackdown 3 non è molto diverso da quanto accaduto a Scalebound. In questo caso però, sarebbe un vero peccato. Perché alla fine Crackdown è una IP molto particolare e che potrebbe far divertire milioni di giocatori sparsi per il mondo, se soltanto gli sviluppatori riuscissero a creare qualcosa di travolgente ed emozionante.
