Recensire un manga non è mai semplice. Spesso si tratta di storie lunghe, articolate e suddivise in numerosi archi narrativi. Bleach non fa eccezione e infatti la trama si dipana per 74 volumetti, editi in Italia dalla Planet Manga al costo di €4.50 l’uno.
• La sceneggiatura: chi ben comincia è (purtroppo) solo a metà dell’opera
Riassumere in poche righe le intere vicende di Bleach non è facile. Vi basti sapere che il protagonista Ichigo, un essere umano in grado di vedere gli spiriti, dopo un fortuito incontro con Rukia, una shinigami in carriera, ottiene le abilità proprie della ragazza, iniziando così una lunga avventura che lo porterà a varcare i confini della Soul Society per combattere mali che minacciano l’equilibrio naturale della vita e della morte. Nel far ciò, Ichigo sarà accompagnato da un nutrito cast di compagni, ciascuno con abilità peculiari legate alle Zanpakūto, spade con cui i combattenti del mondo di Bleach sono soliti accompagnarsi, in grado di sprigionare il Bankai, manifestazione ancora più potente dell’arma utilizzata. A essi si contrappongono, come da copione, i nemici più assurdi e potenti. La trama inizia però in modo insolito. Tite Kubo ci regala 20 numeri interessanti, godibili e ricchi di un’azione mai scontata. Il problema di Bleach risiede negli archi successivi, da tutti ampiamente criticati per la loro pochezza in termini di storia. Non condivido in toto questa linea di pensiero: a mio modo di vedere i numeri che vanno dal 20 al 48 sono comunque buoni e delineano un battle shōnen senza tanti fronzoli. In questi 28 volumi, più che la trama, le protagoniste sono le battaglie, sempre più assurde e esagerate. Il crollo si lega al numero 49 e prosegue fino alla deludente saga finale, la cosiddetta Guerra dei Mille anni. Un vero peccato perché, nell’arco narrativo destinato a mettere un punto fermo alla longeva saga di Ichigo, Kubo si limita a creare scontri banali, assolutamente prevedibili, infarciti di cliché e di espedienti narrativi di basso livello. Insomma, anche le lotte iniziano a deludere e inducono a chiedersi cosa abbia potuto provocare un simile disastro. Come se ciò non bastasse il finale risulta a tratti inqualificabile, assolutamente deludente e incapace di sciogliere tutti i nodi elaborati negli anni dall’autore.
• I disegni: chi di trama perisce di disegni stupisce
Sul fronte visivo, invece, non c’è molto da obiettare. L’arte grafica di Tite Kubo ha pochi emuli in Giappone: disegni qualitativamente eccelsi, ricchi di dettegli e finiture, un tratto pulito che permette di seguire anche le battaglie più caotiche e movimentate. Ottima l’estetica dei tanti personaggi, tutti peculiari, subito riconoscibili e con abilità sempre diverse; peccato per la loro caratterizzazione, riuscita solo in alcuni casi.
Una simile bellezza richiede però dei sacrifici e infatti in Bleach salta subito all’occhio, sin dalle prime battute, la quasi totale assenza di scenari, costituti perlopiù da sfondi bianchi o da anonimi edifici. Penso che questo sia davvero il minore dei difetti, dato che l’occhio è senz’altro appagato da tutto ciò che anima e rende vivo l’anonimo mondo/fondale della Soul Society. In Bleach ciò che conta sono i personaggi, la loro presenza, la loro fisicità, la loro potenza; insomma, attori che calcano un palcoscenico che mai deve metterli in secondo piano e che, proprio per questo, risulta quasi assente.
• Commenti finali
Insomma, se pesassimo Bleach su un’ideale bilancia, il risultato vedrebbe la trama schiacciata dal peso dei disegni, che specie nelle ultime saghe sono l’unico vero motivo per cui leggere l’opera. Un peccato se si pensa a come tutto era iniziato e, perché no, continuato. Non si capisce perché Kubo abbia deciso di iniziare a procedere così male ed in fretta, rovinando quello che poteva essere uno degli shōnen più interessanti del periodo moderno. Ritengo che tutte le opere meritino una chance, anche Bleach, perché le esperienze di lettura variano di soggetto in soggetto; tuttavia, vista e considerata la spesa richiesta, non posso dare di più di una sufficienza, ricordando che il panorama shōnen nasconde gemme ben più preziose.
PRO
1) Disegni davvero notevoli
2) I primi 20 numeri sono godibili e gettano basi interessanti
3) Personaggi diversificati e con poteri interessanti
CONTRO
1) Scenari e sfondi non pervenuti
2) Finale sbrigativo e con troppi punti in sospeso
3) Nelle ultime saghe gli scontri diventano ripetitivi e prevedibili
Il giudizio di Two-Face
Bleach è un esperimento che inizia con il piede giusto, ma che finisce con il precipitare rovinosamente. Il finale lascia un gusto amaro in bocca, mitigato dalla bontà grafica dell’opera e dalla presenza di alcuni personaggi davvero ben costruiti e caratterizzati. Un acquisto da ponderare, visto il consistente numero di volumi che compongono l’opera.