Lo stanno dicendo tutti, perché alla fine è vero. Staxel arriva nel momento giusto, un periodo in cui il mercato ha (ri)scoperto i “farming simulator”. Non tanto quelli fatti di trattori e grandi campi da arare tanto amati dai tedeschi, bensì quei giochi in cui si è tenuti a far crescere di dimensioni e produzione una propria fattoria. Nel passato vi sono stati vari esponenti al riguardo, tra cui il famigerato (e odiato), Farmville. Il videogioco pubblicato anni fa in Facebook, ebbe un successo così travolgente da convincere milioni di persone a spendere interi stipendi in cerca del raccolto perfetto. A qualche anno di distanza, con l’esplosione su Steam di titoli come Stardew Valley che rispetto a Farmville non ha poi così troppe differenze (mah!? – Ignazio ndr.), Staxel promette di riformulare il genere dei “Farming Sim” aggiungendo un carattere forse un po’ troppo abusato di questi tempi: la Pixel Art in tre dimensioni (banalmente alla Minecraft, per intenderci). Ecco cosa ne penso al riguardo.
RACCOGLIAMO CHE MANGIAMO
Ciò che caratterizza Staxel rispetto ai suoi concorrenti è la sua natura tridimensionale. Il suo motore grafico, gestito dagli algoritmi di Monogame, gestisce i cubosi modelli poligonali e i colori utilizzati in modo piacevole e sempre molto leggero da rielaborare. Al massimo del dettaglio risulta comunque molto piacevole da vedere, anche grazie a forme sempre molto nitide annesse a qualche routine di riflesso che rende il tutto più giocattoloso e plastico (l’ideale per questo tipo di videogiochi). Ma perché son partito direttamente parlando della grafica di Staxel? Perché per me è molto importante definire il fatto che nonostante a primo impatto lo possa sembrare, Staxel condivide molto poco con Minecraft. Rispetto al titolo Mojang, ove l’obiettivo è sopravvivere più a lungo, in Staxel il giocatore è portato a fondare e a far crescere la più rigogliosa delle fattorie. Il tutto accade in totale relax, dato che al momento della mia prova non ho mai incontrato un nemico che possa definirsi tale (fatta eccezione per “aggressive” farfalle rosse).
Creare una rigogliosa fattoria non è però cosa da poco. Per farlo vi è bisogno di molto tempo e dedizione, tant’è che i tempi in Staxel sono lunghi e ponderati. Non è infatti un videogioco frenetico e tanto meno fa finta di esserlo: piantare un seme e veder crescere una pianta è un processo che può durare ore, se non giorni, il che fa subito capire che Staxel è uno di quei videogiochi a cui dedicare magari un’oretta al giorno, giusto prima di dormire. L’atmosfera è infatti ovattata e i colori sparati tanto aiutano a farci tornare bambini, a quell’epoca in cui tutto sembrava fatato e spensierato. In definitiva penso che se gli sviluppatori di Staxel, tali Plukit, non avessero avuto la volontà di regalare al loro videogioco un aspetto tecnico giocattoloso e vivace, probabilmente non sarebbe stato altrettanto piacevole giocarci.
NELLA NUOVA FATTORIA, IHA IHA OHHH!
In soldoni non vi è molto da discutere rispetto a Staxel. Nel momento in cui vi dico che il titolo di Plukit è un videogioco che basa la sua attività ludica sul far crescere la propria fattoria piantando verdure e allevando animali, potete ben immaginare quelle che possono essere le routine quotidiane di gioco da seguire meticolosamente. Che sia creare recinti per maiali, annaffiare i fiori nei momenti opportuni e ripiantare i semi migliori, penso che sia piuttosto facile capire come si srotola il gameplay di Staxel. Diversamente da molti giochi di questo genere, non si è però completamente soli nell’affrontare l’avventura del bravo fattore. In Staxel esiste infatti un piccolo villaggio dove incontrare simpatici figuri (tra cui un gatto antropomorfo), per semplicemente intrattenersi o acquistare utili risorse per la propria fattoria.
Ciò che vi è di positivo di tutto questo è la possibilità di migliorare il rapporto coi vari NPC per ottenere risorse speciali o sconti del caso, un’attività che ha lo scopo di variare la formula di gioco e renderla più interessante e meno monotona. Un’aggiunta che ad ogni modo, a mio dire, non riesce a dare il giusto guizzo all’avventura. Un’avventura che tra le altre cose può essere affrontata in cooperativa sino a quattro giocatori, con salvataggi sincronizzati in un server locale e un net-code che lavora discretamente bene. A essere sincronizzate sono le strutture costruite così come la sincronizzazione dei tempi di fioritura delle diverse piante posizionate o delle risorse animali generate dai propri allevamenti. Risorse che, ironicamente, devono essere raccolte per essere vendute in cambio di altre risorse migliori e più redditizie. A al proposito mi viene in mente un commento che fece il Dr. Vitoiuvara nei confronti di Project Gotham Racing. In quel caso il magico dottore affermò che in PGR il giocatore doveva correre con auto scadenti per guadagnare denaro per correre con auto più potenti. Ebbene: in Staxel bisogna impegnarsi per portare allo splendore una bella fattoria per raccoglierne successivamente i frutti da vendere per acquistare frutti più belli.
Ironico, se ci pensate.
IL GIOCO PIU’ RILASSANTE DI SEMPRE
Alcuni blogger hanno definito Staxel come il gioco più rilassante di sempre. Beh, non hanno tutti i torti. Nonostante tutto Staxel è un gioco molto calmo, pacifico e progressivo, ma a patto che il giocatore abbia le idee chiare sul da farsi. Staxel in fatti non ha un obiettivo preciso da perseguire, così come non possiede un numero di missioni tale da spingere il giocatore a continuare l’avventura. Di fatti non esiste alcuna avventura, se non la voglia del videogiocatore di dedicarsi poco alla volta ad una fattoria virtuale in pixel art. Una forma di gameplay che secondo me accontenta un po’ tutti, ma che a molti potrebbe risultare fin troppo monotona e noiosa. Insomma: non esiste un livello di sfida, non esistono reali obiettivi nè pericoli da evitare. Non esiste il fallimento e tanto meno la vittoria. Ma esiste il relax, esiste il tempo per sè stessi ed esiste il tempo per lasciare i pensieri alle spalle, almeno fino a quando la nostra zucca non è pronta per essere raccolta. Ma tutto questo basta per rendere Staxel un gioco appetibile? Forse no. Non penso che Staxel sia un videogioco adatto a tutti. Tuttavia è davvero indicato per coloro che hanno amato giocare in passato con tutti i farming simulator del caso. Nonostante però esista un modello di crafting intuitivo e soddisfacente e nonostante si possa costruire potenzialmente qualsiasi cosa utilizzando blocchi di terra/legno/pietra estratti dall’ambiente circostante, credo che Staxel non sia la risposta giusta per coloro che vogliono un sanbox game ove dedicarsi a tempo pieno alla costruzione di grandi opere architettoniche. Per quello, insomma, meglio guardarsi altrove.
IN THE CONCLUSION
Che cos’è Staxel? E’ il tentativo timidamente riuscito di coniugare i farming simulator “vecchia scuola”, con l’idea Sanbox Game derivata direttamente da Mojang. Non è però un clone di Minecraft perché nonostante proponga uno stile grafico simile (sebbene tecnicamente molto più ricercato), e nonostante si possa costruire pressapoco di tutto, l’obiettivo del gioco è quello di creare la propria fattoria dei sogni, coltivando e allevando sempre più risorse utili al fine di acquistare nuove risorse. Estremamente consigliato a chi vuole gestire una fattoria partendo dalla costruzione della medesima in tutta serenità. Per tutti gli altri è meglio che guardino altrove.
Ah, una ultima cosa: Staxel è stato sviluppato da Plukit conb il sostegno di Humble Bundle. Nel caso, sappiate che il vostro denaro verrà anche utilizzato per scopi caritatevoli: un motivo in più per sostenere un progetto simpatico come Staxel.
In Breve
Staxel è un buon farming sim. E’ pacifico, discretamente lento e piuttosto rilassante. Tuttavia mi è difficile consigliarlo a tutti, poiché la sua formula di gioco può essere soltanto apprezzata da coloro che hanno da sempre in mente la volontà di costruirsi e gestirsi da soli la propria fattoria. Se volete semplicemente costruire o semplicemente gestire una fattoria, meglio guardarsi altrove