Quello di Cloverfield, attualmente, rappresenta il franchise più sregolato di sempre, nato dall’omonimo film e proseguito con 10 Cloverfield Lane ora giunge alla terza installazione con Cloverfield Paradox, rilasciato senza preavviso sulla piattaforma Netflix.
Questa volta siamo ( almeno parzialmente ) nello spazio, dove troviamo una stazione spaziale intenta a svolgere un esperimento importantissimo per la sopravvivenza del pianeta, ma qualcosa va storto e gli astronauti si trovano a vivere una situazione imprevedibile.
Le citazioni abbondano, per l’esordiente regista Julius Onah e lo sceneggiatore Oren Uziel è stato quasi impossibile resistere al richiamo di Alien e Punto di non ritorno ( e molti altri ) , ma alla fine finisce per somigliare molto più al recente Life – Non oltrepassare il limite.
Lo spazio chiuso della base spaziale è il terreno di cultura ideale per un film che vuole puntare su di una situazione claustrofobica, ricreando fra le stelle quanto di buono fatto nel bunker di 10 Cloverfield Lane.
Esattamente come il compagno di universo narrativo infatti anche qui abbiamo un personaggio ambiguo, l’astronauta misteriosa che compare dal nulla, ma a differenza del padrone di casa interpretato da John Goodman questa versione non acquisisce spessore e ben presto la si incasella al posto giusto, perdendo ogni effetto sorpresa.
Sulla terra abbiamo una storyline secondaria, forse troppo poco funzionale alla trama, ma che offre la base a The Cloverfield Paradox per creare un raccordo “Ufficiale” con il primo capitolo, mentre nello spazio la storia principale procede con una venatura più horror trasformando ( come accade spesso ) la casa degli astronauti in un cimitero, fra misteriosi fenomeni e clima di paranoia.
Il cast amplio include Gugu Mbatha-Raw, David Oyelowo, Daniel Bruhl, Zhang Ziyi ed Elizabeth Debicki tutti in grado di fornire una buona prestazione attoriale, però rinchiusi in personaggi abbastanza piatti, non in grado di creare la giusta empatia con lo spettatore, l’unica ad avere un background di un certo rilievo è ovviamente la protagonista Gugu Mbatha-Raw ( La bella e la Bestia) .
Personalmente ho trovato questo capitolo molto meno funzionante e innovativo dei precedenti, rientriamo più nei canoni del cinema “classico”, un peccato perchè The Cloverfield Paradox aveva potenzialità per mostrare molto di più.
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