Il movimento #MeToo ha scosso l’intero mondo del cinema, ponendo fine alla carriera di alcune delle personalità più influenti. Primo tra tutti è Harvey Weinstein, produttore cinematografico di grande importanza.
Il caso coinvolge circa un’ottantina di soggetti, tra le quali Asia Argento e Gwyneth Paltrow. Le accuse di violenze sessuali sono state molteplici, ma Weinstein ha sempre negato; sono moltissime le donne a credergli e a dubitare di tali crimini.
Adesso, la situazione si capovolge: l’avvocato di Harvey Weinstein è riuscito a portare di fronte alla corte alcuni messaggi ricevuti. La donna è coperta dall’anonimato negli atti, ma sarebbe stata violentata nel marzo 2013 in un hotel a Manhattan. Eppure, sia prima che dopo il presunto stupro, la ragazza ha intrapreso quasi una vera e propria relazione – consenziente, naturalmente – con Harvey, in cui sarebbe stata coinvolta addirittura sua madre.
I messaggi sono inequivocabili, contenuti in circa 400 email che Benjamin Brafman, avvocato, ha prontamente raccolto e presentato alla giuria. La data dell’avvenuto stupro è il 18 marzo 2013, ma ben 4 anni dopo la donna non sembra avere risentimenti. L‘8 febbraio 2017, infatti, scrive:
“Ti amo, ti amerò sempre. Ma odio essere un tuo passatempo occasionale.”
Sarebbe un azzardo affermare che questo genere di sentimenti sia normale, dopo un evento così traumatico. Harvey Weinstein e il suo avvocato non hanno potuto utilizzare queste email fino ad ora, poiché non avevano il permesso dal giudice in questione. Dopo aver ricevuto l’accesso ai messaggi a maggio, Brafman ha potuto renderli pubblici definendoli “un tenero scambio di ben 400 dolci e calorose email“. Il legale ha inoltre affermato che “mai una volta in quelle comunicazioni la donna ha sostenuto di essere stata danneggiata da Mr. Weinstein“. I messaggi sono, naturalmente, ben più di una semplice lamentela d’amore.
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“Spero di vederti presto”
“Apprezzo tutto ciò che stai facendo per me”
“Sarebbe magnifico riprendere i contatti e vederci di nuovo!”
“Volevo che lo avessi [il nuovo numero di telefono]. Spero tu stia bene, e che mi chiamerai. E’ sempre bello sentire la tua voce.”
“Mi manchi, omone mio.”
“Non c’è nessuno che mi capisca come fai tu.”
Il primo messaggio risale alla data dell’11 aprile 2013, solamente un mese dopo l’episodio. Si sono protratti per tutto il 2013, l’anno della violenza, fino ad arrivare al 2017. Un aneddoto particolare riguarda la madre dell’accusatrice, che sembrerebbe aver accompagnato la figlia ad un incontro, “ansionsa di conoscerlo” e rimanendo “piacevolmente sorpresa” al suo incontro.
Altri due processi, inoltre, sono “a rischio”. Lucia Evans e Mimi Haleyi hanno dichiarato di essere state costrette ad un rapporto orale con la forza. L’avvocato di Harvey Weinstein ha obiettato, sottolineando l’assenza di prove e ripercussioni fisiche.
Sembra che Harvey Weinstein stia cominciando a vedere la luce in fondo a questo lunghissimo tunnel, per potersi liberare almeno da una parte di quelle 80 denunce per “violenza sessuale”.
Fonte: Cinematown.it