Il libro della giungla è una di quelle opere considerate sempreverdi, in grado di generare numerose opere tratte dal materiale originale scritto da Rudyard Kipling ,a soli 2 anni di distanza dall’ultima esperienza Hollywoodiana targata Disney, il mito di Mowgli torna in una nuova veste nella sconfinata giungla di Netflix.
A muovere le fila di Mowgli – Il figlio della giungla troviamo Andy Serkis, una vera e propria leggenda del motion capture, qui alla direzione di un progetto nato per il grande schermo, con l’ausilio di Warner Bros. e poi diventato un prodotto di fascia altissima nel catalogo del colosso dello streaming. A dimostrare quanto questo progetto nasca con ambizioni più grandi troviamo l’immenso livello del cast vocale che può contare sulle inconfondibili voci di diverse star di Hollywood, fra cui Cate Blanchett, Christian Bale, Benedict Cumberbatch e Naomie Harris. Anche se, ad essere onesti, la vera stella del film è quella del giovane protagonista Rohan Chand, perfetto nei panni del cucciolo di uomo.
La trama è quella celebre, Mowgli è un cucciolo d’uomo cresciuto nella giungla da un branco lupi, che sviluppa un forte legame con lo strano duo composto da Bagheera la pantera e l’orso Baloo e che attira l’ostilità della Tigre Shere Khan.
Dimenticatevi però delle canzoncine che hanno reso famoso il film d’animazione disneyano, i momenti in cui i personaggi canticchiavano Lo stretto indispensabile sono qui sostituiti con una vena molto più dark, dove a prendere il sopravvento è l’istinto di sopravvivenza e la crudeltà delle leggi che governano la giungla,necessarie per mantenere un fragile equilibrio fatto di scontri all’ultimo sangue, ferite e morte.
Quello di Mowgli diventa così un viaggio interiore, un percorso alla ricerca del proprio posto nel mondo, la sfida di un cucciolo che cerca di affermarsi nel mondo dei grandi dando cosi vita ad una figura rabbiosa e tormentata.
Una giungla favolosa e lussureggiante, che dimostra ancora una volta come l’ex interprete di Gollum sia il padrone assoluto del mondo della CGI. Mowgli – Il figlio della giungla riesce nell’impresa di convincere senza strizzare più di tanto l’occhio agli spettatori disneyani, anzi, cercando per quanto possibile di tenersi lontano dall’effetto nostalgia e offrire loro un prodotto diverso, abbracciando il lato selvaggio della Giungla.
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