Una domanda che molti si pongono all’arrivo in Giappone: ma perché in un paese così attento all’ordine e all’estetica tutti i cavi elettrici sono in aria?
Intricati, intrecciati, ma soprattutto tantissimi, ma come mai questa fitta ma necessaria rete viene lasciata all’aria aperta invece di essere interrata come in gran parte dei paesi del mondo?
La risposta sembra scontata, ma non lo è.
A un primo approccio, si potrebbe pensare che la causa derivi dal gran numero di terremoti, ma così non è anzi, tutt’altro.
Di fatti, in caso di terremoto, forte o leggero che sia, tra le prime strutture a cedere sotto la forza della natura sono proprio questi tralicci, che vanno poi a intralciare i soccorsi e a peggiorare le situazioni di emergenza e non.
Non solo in caso di terremoti quindi, ma anche di tifoni, che spesso imperversano violenti sull’isola nipponica o degli eventi atmosferici in generale, come ad esempio in caso di forti nevicate.
La vera ragione ha origine però molto tempo fa.
Infatti, nel periodo di ripresa successivo alla seconda guerra mondiale, il Giappone necessitava di riprendersi in fretta e con il minimo prezzo.
Era quindi necessario fornire nel più breve tempo e al minor prezzo possibile, una stabile e duratura fornitura di energia elettrica e avvalersi quindi dei tralicci aerei era la situazione migliore.
Interrare i cavi elettrici costa, infatti molto di più in termini di tempo e denaro.
Si è provato diverse volte a far partire progetti per l’interramento di questa moltitudine disordinata di cavi, ma in molte grandi e caotiche città come Tokyo, oltre al grande dispendio monetario e al rischio d’interruzione duratura del servizio, il sottosuolo si trova già saturo di mille mila tubature fra gas, acqua, fibre ottiche e tutto ciò che necessita, ad esempio il sostentamento di quell’infrastruttura come l’intricata rete metropolitana che lavora instancabilmente sotto la metropoli.