Storia di un Matrimonio – Marriage Story : La Recensione Baumbach, Johansson e Driver sono gli artefici di una storia d’amore arrivata al capolinea. Sentita, travolgente e malinconica.

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Sull’insegna luminosa di un cinema di New York padroneggia “Un tour de force”. Didascalia quanto mai azzeccata per l’ultimo lavoro di Noah Baumbach. Storia di un Matrimonio è un vortice di emozioni; una commedia amara che fa riflettere, commuovere e anche sorridere. Un film che ci mette di fronte la modernità del matrimonio, ponendo l’accento su lati critici del rapporto. Dalla sala si esce con un groppo allo stomaco, consci di aver assistito allo sgretolarsi di un patrimonio. E questo avviene corroborato da una sceneggiatura di quelle toste (script scritto dallo stesso Baumbach). Impianto narrativo corposo, che rasenta la perfezione. I cambi di registro sono favolosi e due protagonisti Adam Driver (Charlie Barber) e Scarlett Johansson (Nicole Barber) sono in stato di grazia. Insomma un film da non perdere. Marriage Story, titolo originale, conferma il talento di Noah Baumbach, che qui dimostra maturità. Il suo cinema è la sua realtà. La separazione dalla moglie Jennifer Jason Leigh ha segnato il regista americano e quest’opera è inequivocabilmente una riuscita seduta psicoterapeutica.

Charlie è un regista di teatro molto quotato. Il suo palinsesto prende spesso vita sui palchi della Grande Mela. La moglie Nicole è un’attrice di livello, che lavora negli spettacoli di Charlie. Dalla loro relazione nasce un figlio adorabile e sensibile. Sono molto premurosi e la loro attenzione verso il figlio è sempre attiva e costruttiva. I coniugi conoscono bene i propri pregi e difetti (è memorabile la prima sequenza del film dove vengono sviscerati tutti i pregi del marito e della moglie decantati dal compagno). Sembra proprio non mancare nulla a questa moderna famiglia. Ma la barca dove veleggiano i due innamorati non è proprio con il vento in poppa e sembra mancagli anche i remi. La crisi è proprio dietro l’angolo. La soluzione alle loro discrepanze non può che essere il divorzio. Ora i caratteri prendono il sopravvento e nessuno vuole perdere le proprie certezze. Nicole esce finalmente dal suo bozzolo e volare come una farfalla libera e leggiadra è il suo focus. Basta vivere all’ombra del marito. Charlie si rende conto che vivendo a New York non riesce con frequenza a vedere il figlio, trasferitosi a Los Angeles con la madre. Il suo amore verso il ragazzo lo porta a mettere in discussione il suo lavoro nella città delle mille luci. Quel pizzico di cinismo in più viene messo sulla portata da due avvocati senza scrupoli: Nora Fanshaw (Laura Dern) e Jay (Ray Liotta). Ora la questione si fa spinosa e solo guardando indietro, scrutando un amore che c’era e che probabilmente non si è completamente dissolto nell’oblio, la giovane coppia deve dimostrare un nuova maturità per il bene del figliolo. Una nuova storia sta per cominciare, non più coniugale, ma efficacemente complice a modo suo.

Questo evoluto ed azzeccato Kramer contro Kramer è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2019. Uscito dal Festival della laguna, ahinoi a bocca asciutta, probabilmente si potrà riscattare ai prossimi premi Oscar. Lo troviamo sulla piattaforma Netflix dal 6 Dicembre dopo aver avuto un primo passaggio nelle nostre sale cinematografiche, grazie alla Cineteca di Bologna, nella settimana dal 18 al 24 Novembre.

Noah Baubach è un regista indipendente lontano da Hollywood. Ha sempre dimostrato un ottimo feeling con la commedia, soprattutto quella malinconica. Le Crisi con la “C” maiuscola è sempre presente nei suoi racconti. Fin dai suoi esordi con il Calamaro e la Balena, il regista di Frances Ha ha parlato allo spettatore di divorzio, descrivendoci le conseguenze che questo può avere sui figli. Esaminando con la lente d’ingrandimento la regia di Marriage Story ci soffermiamo su un aspetto curioso, ma geniale e sostanziale. Il regista punta la sua macchina da presa prevalentemente sui corpi dei due duellanti, cosicché la loro corporalità possa non offrire punti di fuga visivi. Entrambe le sagome sono così presenti che l’una sovrasta l’altra, lasciando il sentimento senza ossigeno. La parte fisica prevale su quella mentale, e la regia ne è la testimonianza. Non c’è più spazio per recuperare la parte dell’amore e il regista la fa sovrastare dai corpi, dai litigi e dalle urla. In questo modo il regista di Meyerowitz Stories dona al film una tensione drammatica continua. Un momento focale, che offre anche risvolti teatrali, è la scena del sfogo della goccia che fa traboccare il vaso: evento chiave ed estremamente potente. Baumbach ha anche affermato che molti dei primi piani sono ispirati a Persona di Ingmar Bergman.

Ora passiamo ad un altro aspetto grandioso di quest’opera: la sceneggiatura. I dialoghi sono freschi e brillanti. Quando entrano in scena i due avvocati si fortifica, allo stesso tempo, l’aspetto giudiziario e quello ironico/tagliente. Ecco i fulminei cambi di registro. In un attimo si passa dal dramma, con tutti i crismi degli stati luttuosi di una separazione, a risate gustose. Baumbach riesce così a rendere il film armonico anche se analizza il vuoto lasciato dal sofferto distacco. L’amore non è più quello dell’innamoramento. E’ un sentimento più debole, che risuona comunque nel nostro vivere quotidiano. Charlie e Nicole diventano i protagonisti di una canzone. Intrappolati per sempre tra note d’amore, che risuonano soltanto all’interno del brano. Ma è il loro brano e ogni qualvolta gli risuona nella mente, il ricordo dell’altro non può che essere accomodante. Talvolta fa capolino nella realtà. Vedi piccoli gesti come: allacciare una scarpa o tagliare i capelli. Dal film lo spettatore esce dando più valore al matrimonio e con un fortissimo senso di malinconia. Un altro aspetto dello script, che non si può non sottolineare, sono gli ambienti in cui è ambientata la pellicola. New York e Los Angeles sono città diametralmente opposte. La prima è egocentrica e lascia poco spazio all’altro. La seconda è più free e nel suo modo di vivere c’è più spazio per il prossimo. Questa è la perfetta metafora che calza a pennello con le personalità dei due protagonisti (vedi anche le locandine distribuite: una con la sagoma della Johansson con all’interno LA e di contro NY per Driver).

Menzione particolare per la colonna sonora di Randy Newman (Toy Story 4), splendidamente classica e romantica. Degli aspetti tecnici su tutti spiccano la scenografia di Jade Healy (Tonya) e il montaggio Jennifer Lame (Midsommar – Il villaggio dei Dannati).

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