Cargo – La recensione Un film di produzione Netflix con protagonista Martin Freeman

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Un film promettente sulla carta che purtroppo lascia parecchio desiderare. Appagante dal punto di vista tecnico ma deludente in altri aspetti. Il film è scritto da Yolanda Ramke e diretto dalla stessa Ramke con Ben Howling, è basato sull’omonimo cortometraggio degli stessi autori, finalista del Tropfest short film festival.

Cargo – La trama

La famiglia composta da Andy, Kay e la piccola Rosie (il carico del titolo del film, “cargo” in inglese)  è in viaggio per cercare un posto ancora sicuro in una Australia infestata da un virus che trasforma la gente in zombie. Andy dopo un incidente dovrà salvare la propria figlia da suo inevitabile destino.

Cargo – La recensione

Nonostante Cargo viene valutato da Rotten Tomato con un 7/10 e Entertainment Weekly con una B, il sottoscritto non ha trovato il film particolarmente avvincente. È un film ambientato in una apocalisse zombie con molta poca apocalisse e molti pochi zombie. È difficile definirlo horror perché non dà molti spunti “orrorifici“. Forso il vero merito di questo film è che ci fa vivere la pandemia zombie nel “dettaglio” e non nella “massa”. È tutto molto intimo in alcuni momenti poetico e in altri retorico. L’agonia del protagonista accompagna l’agonia dello spettatore che viene trascinato in questa storia con molti punti di stallo. Forse complici sono le bellissimi ambientazioni del deserto australiano che abbelliscono le immagini ma che contribuiscono alla dispersione del film.

Gli attori

Il reparto attoriale del film con a capo un accettabile Martin Freeman (Andy) ed un sorprendente Antony Hayes (Vic). Kris McQuade (Etta) appare poco nel film ma compie un ruolo importante per la psicologia del protagonista, un ruolo ben realizzato. Buono il resto degli attori.

La sceneggiatura

Non è niente di estremamente eccezionale. Molto ingeniosa la rappresentazione della malattia zombie e la messa in scena della apocalisse zombie. Non sappiamo da quanto tempo dura questo stato “zombificato” dell’Australia ma sicuramente quel tanto che basta per lasciare i nostri protagonisti in una certa difficoltà. Ottimo invece quello che si definisce il “viaggio dell’eroe“, da manuale. Forse troppo politically correct la presenza degli aborigeni o forse un modo un po’ particolare per omaggiarli, dato che sono loro quelli che cercano di ripulire l’Australia dagli infetti. Se ci fosse un premio per la bambina che piange di più della storia del cinema questo film si aggiudicherebbe la statuetta.

La fotografia

Il vero punto di forza del film. Ben usata per le scene diurne ma eccezionale nei tramonti. La luce e le ombre sono ben bilanciate nelle scene abientate di notte dando il giusto pathos che gli zombi di questo film non riescono a dare.

Il montaggio

Lento al principio però coerente con il ritmo del film. Ben usato per descrivere la progressiva degenerazione mentale del protagonista.

La musica

Buona per sottolineare i momenti di suspance. Alcune sonorità sono già presenti nel registro auditivo dello spettatore che richiamano alla sua memoria altri film thriller. Buona la miscela che si fa della colonna sonora con sonorità tribali.

La Regia

Buona ma non abbastanza. Forse il tentativo d’essere introspettivi in un film con ambientazione zombie non è del tutto riuscito. Si poteva fare di meglio. Ci si aspetta forse un po’ più di azione di cui questo film purtroppo ne è carente.

Conclusione

Partito abbastanza bene, finito come ci si aspettava. Si nota che dietro a questo film c’è una produzione forte ma le belle immagini e le musiche ad alta tensione non possono sostenere tutto un film.
Al contrario il cortometraggio su cui si basa il film è ben realizzato, avvincente, carico di tensione e a tratti poetico. Cose che purtroppo nel film si sono perdute nonostante prenda “paro-paro” alcune sue trovate geniali.

Cargo il cortometraggio

La visione del corto è vivamente consigliata.

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Recensione Cargo
  • Attori
  • Sceneggiatura
  • Fotografia
  • Montaggio
  • Musica
  • Regia
2.9

Riassunto

Un film promettente sulla carta che purtroppo lascia parecchio desiderare. Appagante dal punto di vista tecnico ma deludente in altri aspetti. Il film è scritto da Yolanda Ramke e diretto dalla stessa Ramke con Ben Howling, è basato sull’omonimo cotometraggio degli stessi autori, finalista del Tropfest short film festival.

Andrea Castello

Forse il mio primo ricordo d'infanzia è giocare a PacMan per ore, il mio secondo ricordo sono le ore perse ad aspettare che il mio Commodore 64 caricasse un gioco, il terzo ricordo sono le ore consumate a vedere le VHS con i film registrati la sera prima fino a smagnetizzare il nastro. Sono appassionato di Arte, Musica e Video Games, recentemente entrato nel tunnel delle Serie Tv. Blogger, Scrittore e Sognatore recidivo.