Il nostro viaggio nel mondo del Trieste Science+Fiction Festival continua, ci spostiamo in Giappone per un progetto Stop-Motion intitolato Junk Head.
L’umanità ha raggiunto un’incredibile longevità grazie alla manipolazione genetica, ma si trova ora sulla via dell’estinzione poiché ha perduto la capacità di riprodursi. I suoi cloni, ribellatisi 1600 anni prima e chiamati Marigan, governano il sottosuolo senza fondo. Alcuni di loro sembrano essere divenuti fertili e il governo vede un barlume di speranza: decide così di inviare nel sottosuolo dei civili per uno studio ecologico. Parton, selezionato per la missione, si avventura lungo un labirinto sotterraneo brulicante di mostri, al fine di assicurare un futuro all’umanità.
Una pellicola ambiziosissima, prima evoluzione di un corto del 2013 , che nei 7 anni successivi è diventato lungometraggio e che ora vuole intraprendere la strade della trilogia. Tutto questo nelle mani del solo Takahide Hori, vero e proprio one man band che dimostra un coraggio nella costruzione dei suoi personaggi e una maestria nella narrazione.
Nella storia creata da Hori ci troviamo davanti a una umanità decisamente spenta, che dato vita a uno sconfinato mondo sotterraneo di cui ora ignora la profondità e le regole, un mondo che ha prosperato e che assieme a Parton esploriamo, scoprendo quanto la fantasia dell’autore sia vasta e in grado di dare vita a design decisamente grotteschi per le sue creature.
La strutta di fondo è quella di un classico viaggio dell’eroe, impalcatura estremamente solida da cui Junk Head saggiamente decide di non allontanarsi mai troppo, ma che decanta alle sue regole, sfruttando la deriva genetica intrapresa dall’umanità per smontare e ricostruire il protagonista nel suo vagare tra i livelli, rendendolo muto quando alla narrazione serviva che fosse più espressivo, per poi farlo tornare nuovamente a parlare quando con le sue parole può toccare nuove corde emotive. Piccola peculiarità, i personaggi del film parlano in una lingua inventata e incomprensibile
Perchè alla fine Junk Head non è fatto solo di mostri creepy, ma anche di simpatici personaggi comici stile Minion così come bizzarre operatrici mascoline e muscolose che gestiscono un intricato e misterioso macchinario, un mondo fantastico e complesso che aumenta la voglia di esplorarlo fino in fondo. Hori ama la sua opera e ci ha dedicato 7 anni di lavoro, una passione sconfinata che si vede in ogni singola animazione e che da sola rende questa pellicola un prodotto da guardare, a patto che siate preparati a una visione decisamente weird.