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RoFF17 – Poker Face, la recensione Alla sezione Alice nella Città della 17ª edizione della Festa del Cinema di Roma è stato presentato il secondo film da regista di Russell Crowe

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RoFF17Poker Face è il secondo film scritto, diretto e interpretato da Russell Crowe. Un thriller arrivato alla sezione Alice nella Città della 17ª Festa del Cinema di Roma. Si tratta della seconda pellicola da regista dell’attore australiano dopo otto anni dal primo lungometraggio The Water Diviner. Il cast è formato da Russell Crowe, RZA, Elsa Pataky e Liam Hemsworth. Jacqueline McKenzie, Matt Nable, K Callan, Lynn Gilmartin e Daniel MacPherson. Infine Benedict Hardie, Dan Matteucci, Molly Grace, Paul Tassone e Steve Bastoni. Poker Face è un’opera in cui si mescolano thriller psicologico e dramma. Il titolo stesso comunica un elemento importante del film: il gioco del poker.

Il protagonista Jake Foley (Crowe), infatti, è un ricchissimo giocatore di poker e di tutti gli altri giochi d’azzardo. Organizza una serata gioco con i suoi amici d’infanzia che non vede da molto tempo. Ha un piano ben preciso che non raccontiamo perché è la parte centrale della pellicola. Ovviamente, non mancano colpi di scena. Il lungometraggio è davvero ben fatto, dalla scrittura, alla regia, dalla fotografia alla recitazione. Tutto questo, nonostante la preparazione dell’opera sia stata molto difficile e complessa. Russell Crowe, alla conferenza stampa di RoFF17, ha detto che il lockdown, ha portato il primo regista ad abbandonare il progetto. Quindi, il produttore, di gran fretta, ha chiamato Crowe. Lo ha convinto a partecipare.

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L’attore premio Oscar, colpito dalla storia, ha accettato non solo di girarlo, ma anche di scriverne la sceneggiatura. Tutto avvenuto con molta velocità. Ma bisogna ammettere che l’opera è uscito abbastanza bene, nonostante le grandi difficoltà. Una cosa è certa, il film è disturbante. Ma non è da considerare come un aspetto negativo, anzi, tutto il contrario. È positivo, perché lo spettatore vede tutto attraverso gli occhi di Jake. Quindi, la realtà per forza di cose deve essere un pò folle e disorientante. L’aspetto psicologico dei personaggi, infatti, è uno degli elementi più interessanti e riusciti del film. Bastano pochi minuti di chiacchiere e pochi minuti di primi piani sugli attori per capire come sono, cosa provano e che vita stanno conducendo.

Anche l’aspetto thriller è sviluppato molto bene. La colonna sonora, la scenografia, il suono e il montaggio portano il pubblico in una spirale di tensione che accresce scena dopo scena. Crowe, poi, conferma la sua recitazione sempre impeccabile, coinvolgente, appassionante e che fa da padrona, senza, però, esagerazioni. Il protagonista de Il Gladiatore, quindi, ha preso in prestito il tema del gioco d’azzardo per raccontare una storia molto intima, che emoziona e commuove. Infatti, un altro tema è di certo la fragilità umana, da ogni punto di vista ed è molto presente, nonostante la violenza.

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Renata Candioto

Diplomata in sceneggiatura alla Roma Film Academy (ex Nuct) di Cinecittà a Roma, amo il cinema e il teatro. Mi piace definirmi scrittrice, forse perché adoro la letteratura e scrivo da quando sono ragazzina. Sono curiosa del mondo che mi circonda e mi lascio guidare dalle mie emozioni. La mia filosofia è "La vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita".