NON SO COSA SARA’
Avevo intenzione di iniziare questo mio articolo scrivendo la solita zolfa: “Non è facile descrivere ciò che Lucca Comics 2015 è stato per me”. In realtà nulla è facile per me, ma penso che nulla sia facile per tutti. Svegliarsi alla mattina per andare a scuola/università/lavoro, badare a propri figli o nipoti, decidere se mangiare cioccolato o panna montata (io scelgo sempre entrambi, comunque): la vita è piena di cose difficili. Lucca Comics & Games è tra queste attività e anzi devo dire che sottoforma di giornalista l’evento è risultato ancor più complesso del solito. Sapete? Tantissime persone, code chilometriche, un sacco di eventi, di cose da comprare.. Lucca Comics è impegnativo a livello psicologico, economico e fisico: non è una esperienza per tutti. Ma vi voglio fare subito uno spoiler (così chi non ha voglia di leggere tutto l’articolo, saprà come è andata a finire): Lucca Comics & Games per Project Nerd e per me in prima persona, è stato qualcosa di STRAORDINARIO.
Questo articolo non è un articolo sottoforma di diario, ma vi avverto che potrebbe diventarlo dato che non ho ancora in testa come impostarlo, pertanto preparatevi a tutto, anche a ciò che sto per scrivere.
PARTIRE GIA’ STANCHI
Giovedì sera, stanco di estenuante giornata di lavoro nell’azienda in cui produco materiali per cucine con cui mi guadagno da vivere, decisi di andare a letto presto constatando che il giorno dopo, nell’ottica di arrivare in un orario decente a Lucca, sarei dovuto essere in autostrada per le 4 del mattino circa. E così fu effettivamente. Ma cosa andò storto? Semplice! Il mio vicino di casa, non so per quale motivo anche se sembra parer ovvio, dalle 20 ora italiana fino a circa all’una di notte, per una misteriosa coincidenza astrale decise di urlare per tutte le cinque ore notturne prima citate. Pregando il Dottore affinché potesse approdare col Tardis in casa sua per portarlo chissà dove (e deluso dal fatto che il Signore del Tempo non ha colto le mie preghiere), il risultato sono state due precarie ore di sonno le quali, volere o volare, dovevano bastare per un viaggio di circa quattrocento chilometri e una giornata piena a Lucca all’insegna di interviste, eventi, concerti e grandi ospiti da conoscere. Una favola, insomma.
Fortunatamente sono stato circondato da persone fantastiche. Daniel Mars mi ha costantemente supportato facendomi lunghi discorsi su come Steve Jobs non avesse soltanto “cacciato i soldi” per fondare Apple, ma che fosse intervenuto in prima persona nello sviluppo delle sue prime Macchine, mentre Joey Lion, il quale probabilmente a breve lo troverete bazzicare all’interno della Project Crew, ha continuato a ribadire di continuo le grandi potenzialità del suo Samsung S6 Edge, gelosamente custodito nella sua tasca del suo giubotto di pelle per tutti e tre i giorni di permanenza. Sta di fatto che grazie a loro due, sono riuscito a viaggiare tranquilammente fra discussioni al limite dell’umana concezione e risate fino a Lucca, all’andata e anche al pericoloso ritorno verso il Nord Italia (pericoloso a causa di una stanchezza cosmica che mi metteva nella posizione di essere vittima di un colpo di sonno in ogni istante).
In realtà loro due mi hanno supportato per tutto il tempo anche all’interno della città. Il proverbiale istinto di sopravvivenza di Joey ci ha fatto perdere all’interno delle mura della cittadina toscana un numero non quantificabile di volte mentre lo spirito di iniziativa di Daniel ci ha permesso, più e più volte, di raggiungere gli appuntamenti concordati anche dopo esserci persi per le strade di Lucca ai nostri occhi praticamente tutte uguali (tanto da pensare di essere pericolosamente entrati in un labirinto dimensionale dalle sembianze della capitale del Comics italiana).
Sta di fatto che la stanchezza di un viaggio mediamente lungo unita a circa 70 chilometri percorsi a piedi durante i tre giorni, non ci hanno affatto negato di sorridere per tutto il tempo felici dei nostri risultati. Siamo infatti riusciti a incontrare un sacco di persone, ospiti illustri quali Marco Lupoi, direttore creativo della Marvel, la splendida Yuriko, Marco Checchetto (disegnatore degli albi dedicati a Star Wars che ci ha onorato di un poster autografato da lui), Matteo Strukul, che con il suo ultimo libro “La giostra dei fiori spezzati” ha ribadito l’importanza della Scapigliatura (movimento letterario italiano), Sara Genovesi, la forte donna a capo del family Town che gentilmente ci ha invitato a prender parte all’importantissimo decimo anniversario del “palazzo della famiglia”, il Sindaco di Lucca Alessandro Tambellini segretamente ripreso da me (ma non ditelo a nessuno) e un casino di altre persone cui i nomi vi lasceranno entusiasti, ma che non vi citerò per non anticiparvi nulla. Infatti, la PJN crew ha camminnato, se messi assieme tutti i passi di tutti i collaboratori della squadra, per una distanza pari quella tra Milano – Lucca in tre giorni e tutto questo per garantirvi oltre 160 GB di video tutti filmati da persone che contrariamente a molti giornalisti del settore, hanno vissuto assieme a tutti i visitatori l’enorme Lucca & Games 2015 dall’interno e non da una posizione scioccamente privilegiata. I veri reporter insomma, sono coloro che vivono assieme alle persone che decidono di riprendere e documentare, non quelli che si presentano nella sola ottica business pensando che ciò che stanno facendo sia un semplicemente “favore” con cui sdebitarsi il più presto possibile.
370 KM DI PASSIONE
Abbiamo camminato. Un sacco. Io stesso mi sono spaventato di quanti chilometri le mie scarpe nuove avessero macinato a Lucca, sorprendendomi del fatto che i miei piedi, diventati un callo unico a causa delle scarpe evidentemente sbagliate per coprire enormi distanze, non sono esplosi in una pozzanghera d’acqua garantendomi stabilità anche nei momenti peggiori. Il made in Italy a quanto pare vale ancora qualcosa. Alcuni miei amici, vedendomi scorrazzare in giro per la città senza sosta assieme agli altri ragazzoni di PJN, mi hanno chiesto come diavolo abbiamo fatto a non fermarci mai. La mia risposta? Una grandissima passione. Penso che ciò che più mi ha affascinato di Lucca & Games 2015, sia stato proprio il fatto di comprendere che questa è la mia strada. Andare a intervistare gli eroi della cultura nerd (parlo di scrittori, fumettisti, sceneggiatori, registi e così via), parlare con persone sconosciute delle proprie saghe preferite, visitare luoghi meravigliosi e rimanerne affascinati constatando che stare vicino a persone che da tempo hanno abbracciato la cultura nerd ti fa sentire come a casa. Non hai paura di parlare di ciò che ti piace, non hai paura di sciocchi pregiudizi, non hai paura di intercorrere nella solito cambio burrascoso di discorso promosso da sciocchi ignari quale è “Maddai, leggi 24 ore su 24 fumetti, tu sei un malato”. A Lucca tutti siamo uguali, dal fumettista più ricco e famoso al piccolo bambino che ancora deve comprendere il significato di vita, tutti a Lucca siamo uguali, senza distinzioni.
E’ proprio questa atmosfera di equità che mi ha fatto ricredere su quanto detto lo scorso anno. Sarà stata l’esplosione di folla, ospiti non azzeccati o il fatto che era la mia priva vera volta lì, ma Lucca & games 2014 non riuscì a fare breccia nel mio cuore. Se non fosse stato per Project Nerd, probabilmente non ci sarei nemmeno andato quest’anno ( e mi sarei perso tutto questo ben di dio), ma fortunatamente Spadin, il nostro caporedattore, mi ha convinto a raggiungere la crew direttamente nella Cittadina Toscana (che tra le altre cose adoro per come il borgo antico è stato costruito). Sta di fatto che Lucca Comics & Games 2015 si è fatto strada dentro di me con la sua adorabile maturità espositiva composta da un pubblico prevalentemente formato da persone nate a cavallo tra gli anni 60 e settanta, una dose nulla di ragazzini/bambini “Mountain View” (quelli con il cappellino a visiera piatta, per intenderci), tantissimi cosplayer praticamente da competizione e tanti, tanti eventi uno più bello e divertente dell’altro, a cominciare dall’ignorante concerto dei Nanowar fino ad approdare nelle tenebrose lande della The Spleen Orchestra, band formata da pazzi innamorati delle opere di Tim Burton che si divertono a cantare le canzoni più famose del regista californiano.
UN DJ PER AMICO
In realtà non sarei mai stato a Lucca se non fosse stato per Spadin e la sua capacità di interagire in modo produttivo con qualsiasi contatto che possiede nella sua rubrica. In realtà egli è amico di tutti, motivo per cui è molto apprezzato e ascoltato da chi contatta, apprezzamento in ogni caso reciproco. Sta di fatto che senza due grandiose associazioni non saremmo mai riusciti a trovare un posticino a Lucca e non avremmo mai potuto registrare così tanto materiale. Ochacaffè è una associazione che da tempo si concentra sull’obiettivo di mettere in comunicazione l’Italia con il Giappone e viceversa nonché organizzare corsi di lingua in collaborazione con la scuola “Il Mulino” delle più importanti lingue globali. Sta di fatto che il segretario dell’associazione, che possiamo definire capo, Dj Shiru. ci ha permesso di utilizzare il suo stand di servizio per permetterci di ricaricare la nostra strumentazione e riposarci nelle piccole e quasi nulle pause, in cambio di riprendere i suoi spettacoli. Non lo so, ma credo di essermi davvero affezionato di Silvio, in arte Dj Shiru e della sua compagna di viaggio Eriko, una proverbiale cantante giapponese dalla voce squisitamente inarrivabile. Riprendere i loro spettacoli non è stato solo interessante, è stato bello e divertente. La complessa semplicità dei loro spettacoli (si, sembra non avere senso dire “complessa semplicità”, ma in reltà lo ha se ci riflettete), la sobrietà del divertimento che generavano e l’entusiasmo che ci mettevano per coinvolgere il pubblico mi hanno colpito nel segno.
Mi ricordo che Sabato 31 ottobre fu un giorno assai impegnativo per Project Nerd: tantissime cose da fare, tantissimi ospiti da incontrare, tantissimi spettacoli di Silvio da registrare. Pur di non perdermi gli spettacoli di Silvio, dopo aver eseguito gli altri lavori secondo le direttive del Boss Spadin, correvo pur di arrivare puntuale ai suoi spettacoli. E sapete una cosa? Sono sempre, SEMPRE arrivato in tempo. Non lo so: c’è una magia nelle sue e loro attività, si sente davvero l’amore per quello che fanno ed è davvero contagioso. Mi rendo conto che tali sensazioni possono essere avvertite solo dalle persone un po’ più sensibili e psicotiche come me, ma avrei fatto di tutto pur di presentarmi a uno dei loro spettacoli. Magari in futuro mi rimangerò quanto detto, magari in realtà gli sforzi sovraumani miei e di Joey (che puntualmente mi seguiva, videocamera in mano), sono stati vani a causa di riprese inadatte.
Ma riprendere il loro spettacolo al Palco principale in mezzo a una enorme folla impazzita sotto le forti e accecanti luci dei riflettori, ascoltarli e riprenderli nel Japan Town nel freddo della sera lucchese poco prima di partire alla volta di Milano, guardare le conferenze a tema nipponico nella chiesa di San Francesco baciata da un sole perfetto per tali ricorrenze sono emozioni che non dimenticherò mai.
Ma in questo momento, in questa parte della mia strana vita mi sento di dire quanto ho già affermato: mi sono affezionato a Dj Shiru e a Eriko.
Ho anche acquistato un loro disco, “Future” è il titolo. Loro due assieme si fanno chiamare K-Ble Jungle. Spaete una cosa? Mi piace un sacco.
LA SIMPATICA PANZA
So che senza un’altra associazione probabilmente non avremmo conosciuto persone fantastiche che in questo momento hanno deciso di supportarci. Think Comics è una delle più importanti associazioni culturali che predilige l’obiettivo di spargere nel territorio nazionale la cultura e la passione verso i fumetti e i loro magici universi. I ragazzi di Think Comics sono fantastici: agguerriti, pieni di energia, veri combattenti dell’inchiosto e del pennino. Detengono il record della catena di cosplayer più lunga del mondo. Evento organizzato a Gardaland nel corso del 2015, i ragazzi di Think Comics sono riusciti ad attirare l’attenzione di così tanti cosplayer da essere riusciti a mettere in fila così tanti cosplayer da formare una colonna lunga un chilometro di persone travestite dei loro personaggi preferiti: TOGO!
Sta di fatto che questi ragazzi ne sanno parecchio e dato che i fumetti non sono la mia competenza principale, mi sono sentito davvero in imbarazzo nel confrontarmi con dei veri mostri sacri della cultura fumettosa (non si dice così, ma è divertente scriverlo). Forse non li conoscerete e questo è un male, un grande male, ma quelli di Think Comics spazzerebbero via qualsiasi persona pensi di sapere tutto sul mondo dei fumetti.
Comunque, grazie a loro abbiamo trovato vitto e alloggio e sempre grazie a loro siamo riusciti a intervistare molte personalità e a ricevere inviti per varie conferenze sparse per tutta la medievale cittadina. Senza il loro aiuto non saremmo mai riusciti ad organizzare il nostro primo e grandioso raduno presso il loro stand che magicamente, per circa una buona oretta, si è trasformato in Project Nerd. Persone simpatiche, semplici nella loro immensa cultura e soprattutto disponibili a parlare. E’ incredibile come una passione possa far incontrare e legare persone che si conoscono poco o per nulla e quanto accaduto con Think Comics ne è la prova. Avrei voluto scambiare più parole con loro e chiedo perdono se ho fatto la figura dell’isolato di turno, ma ero così entusiasta di ciò che riuscivano a fare che non riuscivo a trovare parole migliori che lo stretto silenzio. Pertanto li ringrazio: mi hanno accolto senza problemi, mi hanno sorriso, si sono resi disponibili. Lo apprezzo molto, moltissimo.
Grazie mille ragazzi.
UNA LEGGERA CONCLUSIONE
Non volevo scrivere un articolo lungo quanto la catena di Cosplayer organizzata da Think Comics e a quanto pare, come sempre, ho iniziato parlando di una cosa e sono finito a parlare di tutt’altro. Ma è per questo che amate leggere i miei scritti ed è per questo che amo Project Nerd che mi permette di scriverli e soprattutto pubblicarli qui. Come accaduto al Milan Games Week, qui ho conosciuto un sacco di nuove persone, tantissime nuove persone. Quella descritta in questa pagina Web tuttavia, è la mia sola esperienza e non rappresenta il pensiero di tutta la Crew. E’ un mio scritto, mio soltanto. Riguarda solo me, Agos Rogger in persona, nessun’altro. Non so se gli altri redattori vorranno scriverne uno loro, ma io ne ho sentito davvero il bisogno e l’ho fatto.
Ringrazio pertanto Daniel Mars, in quanto senza di lui non sarei nemmeno qui dentro nella Project Crew a scrivere e discutere di videogiochi e cultura nerd, ringrazio Spadin per aver riposto così tanta fiducia in me da portarmi direttamente a Lucca, ringrazio Joey che con la sua condizione di Milanese Imbruttito mi ha fatto ridere, incazzare, commuovere contemporaneamente nello stesso momento (e soprattutto è stato capace di tenermi sveglio al volante della mia auto continuando a parlare fino all’arrivo a casa sua), ringrazio Dj Shiru, Eriko, Yamaguchi, Toriena, la band The Mu, Mari Mari Chan e tutti gli altri di cui non ricordo il nome i quali sono stati capaci di farmi vivere in Giappone pur rimanendo in Italia e ringrazio tutti coloro che mi hanno supportato e aiutato in questa impossibile impresa.
I miei muscoli non hanno ancora recuperato forze, i miei piedi sono ancora dei calli unici a distanza di giorni. Forse ho osato un po’ troppo, forse sono andato davvero oltre le mie possibilità. Ma se c’è una cosa che ho capito con Lucca Comics & Games, è che se un uomo è disposto ad andare oltre le sue capacità e oltre il dolore di un corpo che non è capace di seguirlo pur di completare ciò che ama, allora io stavo amando ciò che stavo facendo perché sono conscio del fatto di esser andato oltre i miei limiti.
Forse questa è la mia vocazione, il mio vero volere. Dopo anni di confusione, di tentativi falliti, di strade sbagliate seguite perché ritenute giuste, dopo aver quasi gettato la spugna nel tentativo di comprendere quale sarebbe stata la mia strada, che cosa sarei diventato, ecco che arriva Lucca Comics & Games a farmelo capire:
“Tu devi fare questo, tu devi fare così. Tu devi divertirti assieme alle persone, documentare le loro vite. Tu devi stare in mezzo agli artisti semplici, quelli veri, scoprire che cosa fanno, imparare da loro. Tu devi documentare ciò che solitamente la società non guarda perché troppo di fretta, vivere assieme a loro le loro emozioni e di esse farne la tua vita. Tu sei tutto questo”.
E se sinceramente al momento sono dannatamente emozionato per quanto scritto e piango al solo pensiero che sia passato tutto così velocemente e intensamente, sono felice che la mia vita mi abbia fornito un segnale, una piccola e quasi invisibile indicazione di un percorso ancora non noto di cui però conosco l’esistenza.
E tutto questo l’ho scoperto grazie a Project Nerd.
Siete mitici, tutti quanti!