Il Re Leone: la recensione del Live Action Arriva in sala la trasposizione del classico dell'animazione Disney

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Il suo arrivo in sala era attesissimo da noi in Italia, così come nel resto del mondo, Il Re leone è infatti tornato a ruggire nei cinema 25 anni dopo la sua uscita (1994), in una “nuova versione” live-action del classico dell’animazione che ha emozionato milioni di bambini nel mondo con la sua trama d’ispirazione shakespeariana e il dedicato tocco emotivo della casa di topolino, unendo il tutto con una potenza musicale assoluta.

The Lion King non è che l’ultimo degli ormai molteplici trattamenti live-action che Disney sta portando al suo materiale animato, raggiunge la sala solamente pochi mesi dopo il non apprezzatissimo Dumbo e il successo mondiale di Aladdin, portando in sala nuovamente tutti gli appassionati del cartone originali e le nuove leve, attratte dalla visione più vicina al loro mondo.

Questa versione, affidata al regista Jon Favreau non è che una ripresa shot by shot della storia delle terre del branco e dei propri re, una revisione che non vuole toccare il contenuto -nonostante la mezz’ora in più di durata – ma sfruttare tutta la potenza dei nuovi mezzi per trascinare lo spettatore in quelle terre africane fantastiche, rendendole “solide” con il realismo.

Proprio questo impatto visivo maestoso è la punta di diamante dell’intero progetto, il vero motivo per tornare in sala a vedere Il Re Leone, una realizzazione di livello tecnico altissimo, che ci mostra ancora una volta quanto possano essere potenti i mezzi che il cinema ora è in grado di padroneggiare, soprattutto contando che ad eccezione della prima scena tutto quello che vedremo, compresi gli scenari africani, sono totalmente ricostruiti e non reali.

Togliendo per un attimo da davanti allo sguardo l’abbaglio dato dalla potenza della CGI di Favreau, quello che rimane è una ripetizione degna del cerchio della vita, un ritorno che sicuramente permette con poche note di Hans Zimmer, di tornare alla magia Disney della nostra infanzia, un esercizio di ricalco forse fin troppo marcato, dove le differenze sono marginali e più marcate degli altri prodotti nati dallo stesso concetto di trasposizione.
Discorso a parte meriterebbe il doppiaggio italiano del film, dove alcuni doppiatori – ma è questione di gusti – non sono stati ritenuti da larga parte del pubblico all’altezza del ruolo affidatogli. Alcune situazioni cambiate sono state giudicate negativamente come la scelta discutibile di rimuovere la censura alla gag presente durante Hakuna Matata e relativa alle flatulenze di Pumba o la mancanza di teatralità nella parte dove protagonista è Scar.

In qualche modo, tutto questo sfoggio di muscoli da parte della casa di produzione ha tolto parte della magia al classico, riducendolo per chi ha divorato la cassetta negli anni’90 a una prova tecnologia di indubbio valore e poco più di questo, nonostante le aspettative altissime, l’amore non è nell’aria stasera per il Re Leone. 

Marcello Portolan

Uno strano mix genetico sperimentale allevato a fumetti & fantascienza classica, plasmato dal mondo dell'informatica e della tecnologia, ma con la passione per la scrittura. Un ghiottone che adora esplorare il mondo in cerca di Serie TV e pellicole da guardare noncurante dei pericoli del Trash e dello splatter. un vero e proprio globetrotter del mondo NERD