In realtà si chiama Alan Rickman e nella giornata odierna, quasi a sorpresa, quasi fosse un vero sortilegio promosso dalla sua bacchetta magica, ha spirato. La tristissima notizia, che proviene quasi al limitare di una settimana sconvolta dalla morte di un altro artista, David Bowie, ha sconvolto anche a me, tanto da convincermi a scrivere subito due righe sull’accaduto.
Un attore, quale fu Rickman, completo, affidabile, formato dalla più alta e prestigiosa dottrina del teatro britannico. Diretto da Christopher Hampton, “Le Relazioni Pericolose” fu l’opera teatrale che pose la prima pietra per il successo dell’attore britannico, riscuotendo un enorme successo a Broadway e portando il suo nome sino alle orecchie dei più illustri registi di Hollywood. Perché se pensate che Alan sia stato un attore “da quattro soldi”, vi sbagliate di grosso. Il suo stile inconfondibile, la sua voce ferma e divinamente modulata, le sue movenze precise hanno fatto la loro comparsa in numerose produzioni da milioni di dollari.
Ricordare Alan solo per le sue apparizioni in Harry Potter è diminutivo
Il primo episodio di Die Hard, non sarebbe mai stato tale se nel ruolo di Hans Gruber, non ci fosse stato lui, Alan Rickman. Pazzo, folle, stregato dall’inconfondibile capacità di intrepretare al meglio i più grandi villain del cinema, recitò divinamente nell’opera di John McTiernan, il quale si narra convocò Rickman nel cast senza nemmeno proporgli un provino. Lo voleva, semplice.
Certamente il ruolo di Severus Piton in Harry Potter lo ha portato a un successo globale, ma nonostante nell’immaginario collettivo sia ricordato come un attore dalla faccia cupa e severa, ha anche recitato in alcune commedie tra cui “Love Actually” e “Dogma“, le quali scaldano il cuore con uno stile classico americano (e potrebbero quindi non piacere a tutti). Lodevole anche la sua interpretazione di Alexander Dane in Galaxy Quest, film parodia di Dean Parisot che prende in giro tutte le serie tv fantascientifiche anni ’80 e ’90.
Un attore tuttotondo insomma, nato dalla faticosa forgia del teatro, sino ad arrivare alle vette del cinema americano. Entertainment Weekly scriverà così di lui:
Pur non apparendo in molte scene in quelle dove appare ti cattura in ogni minuto, è capace di trasformare ogni risposta in una sinfonia di disprezzo.
Nonostante un talento vecchia scuola, Rickman non ha però mai vinto un Oscar. Egli affermava che l’Oscar non lo vinceva l’attore stesso, bensì il personaggio che interpretava. Una posizione saggia, con cui concordo e che sicuramente sottolinea la visione austera di Rickman, fatta di talento e pochi fronzoli.
Ala Rickman è morto a 69 anni dopo una lunga lotta contro un cancro che lo attanagliava da alcuni anni. Che la vita in “altrove” possa essere felice anche per lui.
Io sono davvero shockato, ho scritto la news senza credere a quanto stessi scrivendo.