Giochi di Ruolo – Quando la Fortuna diventa Destino
C’è una differenza sostanziale tra un giocatore di ruolo saltuario, che gioca ogni tanto, ed uno che gioca in maniera davvero assidua: i dadi.
I giocatori di lunga data che hanno una o due Cronache a settimana possiedono svariati Set di dadi, a volte anche doppi, e non è così strano che assegnino a questi Set determinati PG.
Un dado verde con screziature nere? Bene, è perfetto per il mio Elfo Necromante.
Uno dorato dai tratti steampunk? Nano, senza dubbio.
Un d20 più piccolo degli altri, ma che mi fa fare sempre sopra il 10? Il mio Gnomo ladro ci va a nozze.
Proprio perché è normale nel giocare di ruolo assegnare una piccola parte di sé ai propri personaggi è altresì normale che si “tratti bene” i loro dadi. Che si “scarichino” i risultati negativi tirandoli un paio di volte prima dell’inizio della sessione (questo però, di norma, fa scaricare almeno un 20 ed un 18. Comprovato), che si decida sempre un posto a sedere che ci ha fatto fare più successi degli altri.
Diciamolo senza problemi: noi giocatori di ruolo siamo dannatamente scaramantici, ma non nella terminologia canonica.
Se ci passa un gatto nero in mezzo alla strada non ci fa né caldo né freddo, ma se qualcuno ci augura buona fortuna prima di un tiro in cui CI SERVE un successo, ci spuntano le corna e vomitiamo fiamme se quel successo non arriva.
Ci affidiamo a piccoli rituali prima di un lancio, come far girare il dado su sé stesso un paio di volte, soffiarci sopra, chiamarlo con nomignoli, invocare divinità (di solito legate al GDR a cui stiamo giocando), chiedere alla ragazza chierica del gruppo di benedire il lancio e così via. La cosa meravigliosa?
Che, il più delle volte, funzionano.
E quando accade vi lascia dentro un’impronta profonda, che vi porta a ricordare quel momento, che vi lega al gruppo ancora di più e che crea una nuova voglia di giocare e immaginare.
Alcuni giocatori non prestano mai il proprio dado “fortunato”, altri credono che il passarlo di mano in mano aumenti le possibilità di successo.
Conobbi anni fa un ragazzo che aveva un solo dado e che, prima di ogni partita, chiedeva a tutti al tavolo di lanciarlo una volta.
Il dado non è solo l’artefice del nostro successo o del nostro fallimento, durante una partita. Simboleggia quello che, per me, è il “ok, lo faccio” prima di compiere effettivamente qualcosa.
Il momento in cui siete lì, indecisi se telefonare ad una ragazza o no, se consegnare il compito in classe, se mangiare l’ultima fetta di torta che ha adocchiato anche vostro fratello. Il dado rotola nel momento in cui decidete di fare tutte queste cose e, di conseguenza, è la voglia di fare del vostro PG. È il suo desiderio di compiere o meno un’azione e, per quanto questo possa sembrare forse esagerato, io continuo a professare che un PG non è solo un pezzo di carta sul tavolo, ma una piccola parte di noi che esce fuori perché ne ha bisogno.

Il Personaggio – Creato o Creatore?
Quanti di Voi giocatori si sono mai ritrovati a dire “il mio PG odia l’arco” perché, per quanto poteste mettergli l’abilità “Tiro con l’Arco” alta, faceva sempre e solo insuccessi? O quando non capivate perché continuasse a fallire il tiro di Diplomazia con la bella elfa, per poi realizzare che era omosessuale?
Succede fin troppo spesso e, nella mia esperienza da Master e Giocatore, posso confidarvi in totale sincerità che voi non create il vostro Personaggio. È lui che, con colpi alla vostra anima, con sogni e con idee, ha fatto sì che aveste la voglia di crearlo esattamente come voleva lui. Quando infatti andate a cambiare qualcosa di “definito” ecco che i tiri falliscono, perdete anche un po’ di voglia nel giocare e vi divertite meno.
Ci sono teorie tra giocatori secondo le quali i Personaggi che interpretiamo più volentieri siamo noi, solo in realtà alternative o in vite passate. Altre, più semplici, che vedono in questi personaggi la nostra realizzazione più grande, che questa sia l’essere un paladino che salva gente o un capobanda al cui seguito marciano dozzine di predoni.
Sono più le volte in cui ho visto un Giocatore abbandonare un PG con la frase “Non riesco a sentirlo” che quelle in cui voleva provare qualcosa di nuovo.

Il Personaggio – Prime Esperienze
La prima volta che create un PG, statisticamente, create o una versione migliorata di Voi stessi o l’esatto opposto. Non c’è via di mezzo, o vogliamo essere noi ma più realizzati e più…perfezionati, o vogliamo essere così distanti da noi stessi da non riconoscerci neanche più.
Per questo spesso ragazze timide e tranquille impersonano grossi barbari assetati di sangue, o omoni grandi e grossi elfi mingherlini con la mania della moda. Più si va avanti più si sperimenta e più ci si diverte, si scoprono desideri nuovi e l’immaginazione galoppa sempre di più, andando a snocciolare quelle che sono le celle che fino ad allora avevamo tenute chiuse durante la vita. Il consiglio migliore che posso darvi è di lasciarvi consigliare dalla vostra voglia del momento e, se siete completamente bloccati, chiedete aiuto al Master o agli altri giocatori. Anche loro, come voi, hanno avuto questo problema magari più di una volta quindi non abbiate timore.
Non ci sono PG più facili per iniziare, perché con la moltitudine di GDR presenti sul mercato o sul Web, sarebbe davvero impossibile darvi un consiglio corretto.
Il PG migliore, quindi, è quello che vi fa venire voglia di scoprirne ogni dettaglio.
Che vi fa chiedere perché ha quella fobia più del normale.
Che vi fa venire voglia di scrivere la sua storia invece che dirla solo a voce.
Che vi fa piangere e ridere fino a perdere il fiato durante le sessioni con gli altri.
Quello, soprattutto, per cui il Master odierà ricevere l’ennesimo messaggio su una modifica che volete apportare alla sua storia durante la Cronaca, perché ci rimuginate su senza trovare pace.

Il Personaggio – Morte
Affrontare la morte del vostro PG non è mai semplice. Alcuni si arrabbiano oltre ogni limite, soprattutto se credono sia successo “ingiustamente”, altri piangono, altri tirano fuori la nuova scheda come nulla fosse.
Ecco, questi ultimi non hanno capito nulla, per me.
Vedersi morire un Personaggio che si è costruito con dedizione, con cui si sono passate ore di divertimento e di gioia, non è solo il doverne fare un altro. Anzi, non è mai quello. È l’abbandonare i legami che si erano creati con gli altri PG del gruppo, è dover dare ad un altro Personaggio la stessa valenza ed importanza. Ti senti quasi come a rimpiazzare un familiare, quando succede.
La cosa migliore da fare in questi casi è prendersi il momento come arriva, farlo proprio e contare sul gruppo perché, nel gioco, la morte del Vostro PG sia ben seguita. Non c’è nulla di più brutto di vedersi morire il proprio Personaggio e vedere ignorata la cosa dalle persone che aveva attorno.
Dovrebbe, in questo caso, essere dovere del Master creare un piccolo evento o fare in modo che questa dipartita vada all’attenzione dei propri compagni, che i PNG che erano legati al PG lo vengano a sapere e abbiano delle reazioni, insomma, che la morte non sia come un “ok, 0 PF, avanti il prossimo.”
Questo non è Gioco di Ruolo. Questo è “Next”.

