Partiamo da un presupposto prima di spulciare la nuova fatica di Illumination Entertaiment: questa casa di produzione di animazione non ne ha mai presa una!
Anzi no, una l’ha presa per poi rovinarla subito dopo.
Cattivissimo Me era un prodotto brillante nato dal fatto che si voleva offrire una visione diversa della figura del villain di serie B, la sua fortunata sorte viene però offuscata da un unico problema…anzi un problema di diverse centinaia di “cosi” gialli.
I Minion sono il problema che ha distrutto Cattivissimo Me 2, che renderà peggiore Cattivissimo Me 3 (in uscita quest’anno) e che ha in qualche modo disatteso le aspettative di altri prodotti del marchio Illumination.
E Sing! rischiava pesantemente di finire in questo vuoto cosmico offrendo uno spettacolo buono solo a tenere a bada per 100 minuti i bambini e i ragazzi pre-adolescenti.
FORTUNATAMENTE PERO’…
Quando tocchi il fondo c’è un’unica direzione che puoi prendere, ed è in su!
Buster Moon
è un koala imprenditore, un grande amante del teatro che è diventato in poco tempo il più giovane impresario della città. Il suo teatro però (il Moon Theatre) comprato con così tanti sacrifici e dolori sta fallendo, anzi non ne ha mai presa una giusta.
Buster decide quindi di rivoluzionare lo show proponendo un talent di canto in cui tutti i cittadini, dal più grande al più piccolo, possono gareggiare per un ambìto premio di 1.000 dollari.
Solo che per merito/colpa della sua segretaria, la signora Crawley una vecchissima iguana dall’occhio di vetro, il premio per errore diventa 100.000 dollari e questo fa gola a tutta la città.
Alle selezioni appaiono tutti i più bizzarri ed estroversi cantanti mancati della città tra cui Rosita una maialina casalinga con 25 figli a carico che sogna di tornare a cantare come quando era giovane, Mike un topo bianco avido e arrogante con una stupenda voce alla Frank Sinatra, Johnny un gorilla adolescente che ha sempre sognato il palcoscenico come cantante, Ashley detta Ash un porcospino femmina in coppia con il ragazzo in uno scapestrato duetto rock e Meena una elefantessa particolarmente timida ma dalla voce potente ed emozionante.
Il gruppo chi prima e chi dopo viene scelto e selezionato a creare il più grande show del Moon Theatre ma tra la cifra erronea e le pressioni della banca affinché Buster paghi i suoi debiti, la strada verso il successo sarà tutt’altro che in discesa.
Se dovessimo spiegare cosa rende un film d’animazione meritevole la cosa più banale che potremmo dire è: deve piacere ai grandi e ai piccini, deve avere livelli di “fruizione” diversi tali da permettere al bambino di ridere e divertirsi e offrire al genitore che lo accompagna uno spunto di riflessione o situazioni nel quale lui stesso si potrebbe immedesimare.
Esistono poi altri modi per capire se un film d’animazione merita la visione per esempio il fatto che un personaggio è fatto bene (caratterialmente, psicologicamente) solo se possiamo elencare di lui almeno tre caratteristiche distinte.
Sing ha il pregio di rispettare entrambe le caratteristiche: i personaggi sono tutti ben caratterizzati e collocati, il film offre minutaggio praticamente uguale per ogni concorrente della gara di canto prediligendo però le gesta e le disavventure dell’impresario Buster Moon che diventa il vero mattatore e protagonista della pellicola.
Rosita ha una famiglia numerosa, un marito che non la degna più di uno sguardo. Ash vorrebbe sfondare nel mondo della musica ed essere presa per una cantante e musicista e non per una teenager con problemi adolescenziali ma è soffocata letteralmente dal suo ragazzo che “sa tutto lui”. Johnny è costretto dal padre ad un vita di delinquenza, lo vorrebbe degno prosecutore della banda di ladri al suo comando ma ignora l’anima poetica e decisa del ragazzo che si ribella a lui quando può. Mike è arrogante e pretende di essere quello che già è, un cantante famoso pieno di soldi, “topine” (passatemi il termine volgare come licenza poetica) e fama ma non capisce di avere già un talento ed una voce sopra la media. Meena invece è rinchiusa in un riccio (non animale) di timidezza che gli impedisce di agire e proporsi, lasciando che siano i suoi familiari a spingerla verso il canto e verso l’audizione di Buster Moon.
E poi c’è Buster Moon stesso, legato al suo teatro tanto da rivolgersi a lui, supplicarlo di resistere ancora un poco fino allo show, scappando dai creditori e dalla banca qui rappresentata dalla rigida Judith.
Innamorato del teatro ma incapace di rilanciarlo adeguatamente, mille idee in una testolina piccola con un nasone importante.
Buster Moon mi ha ricordato l’attore Gene Wilder scomparso l’anno scorso con i suoi modi di fare e con quella comicità fisica e quella forza di volontà in uno dei suoi ruoli più famosi: Per favore non toccate le vecchiette di Mel Brooks.
Lì Wilder era un contabile che affiancava un produttore teatrale, qui Buster è una fusione tra quel personaggio e lo stesso produttore.
Inutile soffermarci sulla sua psicologia ben strutturata: cerca con tutte le forze di spronare i suoi “talent”, rimpiange la scomparsa del padre al quale deve tutto e poi in un forte momento di debolezza si abbandona allo sconforto pensando di non essere destinato a quella vita.
Ad unirsi a lui c’è Eddie, un montone di una ricca famiglia che un tempo finanziava gli spettacoli del Moon Theatre ma che ora lo ha abbandonato, nonostante l’eccentricità del koala, Eddie gli rimane affianco anche nel momento di massimo sconforto e di più, cerca di aiutarlo più che può a convincere l’anziana nonna Nana Noodleman a finanziare l’ultimo spettacolo di Buster.
Nana è peraltro la stessa intensa attrice di teatro che ha scatenato in Buster l’amore di quel posto.
Insomma direi che di livelli di lettura ce ne siano abbastanza per i più grandicelli.
Cosa hanno i più piccoli invece?
Una storia leggera, diversi momenti di musica pop (forse troppi ma in un prodotto come Sing chi può dire quanto basta?), delle gag elementari riuscite ed altre veramente ridicole.
I momenti Illumination alla “Incredible Machine” ci sono ma qui fortunatamente non hanno che lo spazio di due momenti, sufficientemente realizzati anche se superflui.
I momenti musicali sono numerosi e già su Youtube è possibile rintracciare diverse scene del film, inutile ricordare Gunter il maiale dall’accento tedesco che intona con veemenza Bad Romance di Lady Gaga.
Ecco se dovessimo imputare un difetto a Sing potremmo partire proprio dal maiale iperattivo che affiancherà poi Rosita nello show finale: Gunter non ha caratterizzazione. E’ messo lì per far ridere con il suo accento e per le sue svalvolate coreografie. Basta. Non sappiamo nulla di lui. Non lo sapremo mai. Ci basti questo.
Il repertorio musicale di Sing a differenza di tanti altri prodotti di animazione è ben studiato e contiene oltre 60 canzoni classiche e attuali provenienti dai più remoti recessi culturali della musica, non mancano le novità ma i grandi classici non sono assolutamente disprezzati e questo non può che dare credito ad un film d’animazione che fa di American Idol e dell’icona pop il suo riferimento principale.
Lascerò in calce a questa recensione la canzone che ho preferito come ritmo e parte vocale ma sappiate che da amanti della musica non sarete affatto delusi.
Il comparto voci come sempre in Italia viene rivoluzionato (e meno male) offrendo un cast di doppiatori di eccellenza senza talent.
Le voci originali godono di talenti come il premio Oscar Matthew McConaughey, Reese Witherspoon, Seth MacFarlane, Scarlett Johansson, Tori Kelly e molti altri.
Le canzoni che ascolterete sono praticamente tutte (fatte alcune eccezioni) realizzate dai medesimi doppiatori e quindi un applauso a questi talent per la resa finale dell’opera (non che io personalmente trovassi deludente Seth MacFarlane a priori, con la sua voce rende fiero Frank Sinatra con il suo “My Way“).
Ah non dimentichiamo il J-Pop, omaggiato anche in Sing in modo perfetto (nel senso che gli animali che lo portano in scena sono PER-FET-TI!)
Un lungometraggio d’animazione in computer grafica molto carino ed apprezzabile, gli animali sono resi bene nel loro essere antropomorfi, come in Zootropolis (fatica della Disney che ha meritato un Golden Globes e quindi quasi di diritto meriterà pure un Oscar) l’interazione tra i diversi animali è convincente e piace.
Le situazioni offerte permettono all’adulto che osserva il film una bella sensazione di immedesimazione, i più giovani potranno divertirsi con le acrobazie di Gunter o con l’insolenza da bulletto di Mike, insomma c’è qualcosa per ognuno di voi.
In un certo senso Sing e l’avventura di Buster Moon è la parabola di Illumination: diversi esperimenti mai del tutto riusciti e poi, basta mettere insieme una convincente banda eterogenea di animali cantanti ed ecco che tutto convince e sembra funzionare più di prima e MEGLIO di prima.
E ricordatevi che quando tutto è perduto e sembrate stare con i piedi per terra, c’è una sola direzione da prendere, verso l’alto (come dice Buster sulla sua luna di cartapesca).