In a Lonely Place: intervista al regista Davide Montecchi – Project Nerd Original

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Abbiamo visto in anteprima In a Lonely Place e l’abbiamo trovato uno degli horror italiani più interessanti degli ultimi anni. Ora il regista Davide Montecchi ci racconta vari aspetti della lavorazione di questa sua opera prima…

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Intanto complimenti per il lavoro, trovo In a Lonely Place un prodotto interessante e di qualità. Com’è nata l’idea del film? Sei appassionato, in particolare, di cinema horror?
L’idea di base è in realtà più di una. Si è trattato poi di dare forma compiuta e coerente a una stratificazione di suggestioni, impulsi, stimoli differenti accumulati nel corso del tempo. Esperienze personali, ricordi di film o spettacoli teatrali che mi avevano colpito, immagini di dipinti particolarmente vivide nella memoria…tutto quello che ho fatto o visto in passato ha collaborato alla realizzazione del film.
E, certo, il cinema horror mi piace particolarmente, fin da quando ero bambino. Se cerco di ricordare il primo film che ho visto, credo proprio fosse “Suspiria” di Dario Argento. Ho fin da allora una personale congenialità per le trame e le immagini inquietanti, oscure, misteriose.
Quando poi ho finito la sceneggiatura, insieme agli attori Luigi Busignani e Lucrezia Frenquellucci, provando con loro sul set ho modificato lo script arricchendolo con le novità emerse dalle prove.

Quando ho visto il film, ho pensato che ci fosse sotto più di quanto appare solitamente in un horror e ho notato elementi che non sono tipici del genere. Quali consideri i temi centrali del tuo film?
Il tema principale del film è la ricerca dell’amore. Thomas, il personaggio protagonista, vive una condizione di amore frustrato, infelice. E questo sentimento è così forte e prepotente in lui da degradare in follia. È la follia che lo porta a sequestrare Teresa, la donna da lui amata segretamente. Ma la sua è una pazzia lucida, e in questo si inserisce il secondo tema del film: la ricerca della verità. Thomas infatti vuole sottoporre Teresa a un percorso di consapevolezza su di sé, sull’abisso che ha dentro, perché crede che solo una persona consapevole possa amare per davvero.

In a Lonely Place è la tua opera prima. Immagino che ci siano stati momenti difficili durante la produzione: qual’è stato il peggiore? E il tuo preferito?
In realtà, incredibilmente, la lavorazione del film, all’opposto dell’atmosfera cupa e inquietante del prodotto finito, è stata serenissima. Tutto è andato avanti senza alcun problema, senza problematiche particolari, senza tensioni. Ricordo il periodo delle riprese come uno dei momenti più belli, proprio perché si è formata una strana e rara alchimia tra tutti i componenti della troupe che ci ha permesso di dare il massimo divertendoci molto, facendo di ogni problema una risorsa. Certo, l’ambiente in cui giravamo era un po’ inquietante…forse la parte più complessa e lunga è stata la post-produzione, dato che ho fatto praticamente tutto da solo e in alcuni momenti è stato un po’ alienante.

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Se non sbaglio tu vieni da Rimini. Appartengono alla zona di Rimini anche le bellissime location del film? Come hai trovato, in particolare, l’albergo abbandonato?
Sì, l’hotel è davanti all’aeroporto di Rimini. Anche qui c’è una storia particolare: in quell’albergo, nei primi anni 60, abitarono per qualche tempo i miei nonni, appena arrivati in città. Quel luogo ritornava spesso nelle conversazioni casuali, in alcune vecchie fotografie, era insomma nel mio immaginario fin da bambino. Quando poi si è trattato di trovare un posto adatto dove poter ambientare il film, mi è tornato in mente. È bastato un sopralluogo di pochi minuti per convincermi: era perfetto, praticamente pronto per girare il giorno successivo. Gli esterni invece sono di un vecchio seminario vescovile nella provincia di Padova.

A quanto pare i cinema stanno dimostrando interesse per In a Lonely Place. Il pubblico ha fatto lo stesso? Dove verrà presentato il film prossimamente?
Si, vedo sempre molto interesse e curiosità nei confronti del film nelle proiezioni che abbiamo fatto. In realtà ho anche notato che costantemente una percentuale del pubblico esce dalla sala durante la scena “del coniglio”, giudicandola insostenibile. C’è comunque sempre molta sorpresa e stupore per l’aspetto puramente visivo e tecnico del film, oltre che per le sue tematiche e per l’approccio narrativo differente da quello attuale. Ci stiamo organizzando per presentare il film in più posti possibili. La prossima proiezione sarà mercoledì 19 Aprile a Caserta, al cinema Duel Village, ore 21. Sulla pagina FB del film ci sono tutti i dettagli e le date delle future proiezioni.

Grazie Davide e in bocca al lupo per il futuro!
Grazie a te per la gentilezza e l’attenzione con cui hai guardato il mio film. A presto.