Mattia Labadessa è diventato famoso grazie al web, ai social, dove le sue vignette e il suo stile hanno potuto facilmente trovare il favore dei giovani fruitori del medium internettiano.
Con Calata Capodichino però assistiamo a qualcosa di diverso dalla solita raccolta, Il terzo libro scritto dall’autore napoletano classe 1993, pubblicato da Shockdom, rappresenta infatti una sorta di maturità artistica per l’avatar pennuto dell’artista.

Questo nuovo volume porta a compimento la parabola che Labadessa ha iniziato con Le cose così semplice raccolta e proseguita nella più strutturata Mezza fetta di limone.
Calata Capodichino è un racconto, inframezzato dalle classiche vignette dell’autore, il suo avatar, l’Uomo Uccello ,deve affrontare un viaggio in taxi da casa sua all’aeroporto, e nel tragitto si ritrova a perdersi fra i suoi pensieri e i racconti dello strano tassista. Un dialogo profondo quello fra i due personaggi, che fa riemergere nel protagonista ( che in realtà è in larga parte l’autore stesso) ricordi a lungo sopiti solleticati dalla strana conversazione a cuore aperto.
Non c’è solo l’ironia delle battute che lo hanno reso celebre, quella che autocita ironizzando su ” Che cazzo di film è Le follie dell’imperatore?“, questa volta c’è qualcosa di più, l’uccello di Labadessa prende in prestito qualcosa da un altro successo antropomorfo, Bojack Horseman, porta il suo stile dentro il canale fumettistico, fa sua la malinconica ironia, ci mette un aurea di poeticità e soprattutto al momento giusto piazza il pugno dritto alla bocca dello stomaco del lettore, quello che di solito arriva nelle ultime puntate della serie animata, qui riprodotto nelle 144 pagine di Calata Capodichino.

L’autore usa egregiamente il suo stile caratteristico, asciutto ed essenziale, graffiante, pochi colori e pochi dettagli, un uso ottimo della griglia che gli permette di passare da schermo a carta senza colpo ferire rimanendo una lettura molto scorrevole.
Con questo volume Labadessa potrebbe aver trovato una sua maturità artistica, come l’uomo uccello, Mattia è ora giunto all’aeroporto, ma questo non deve essere per lui il punto d’arrivo, non dovrà fermarsi a guardare gli aerei partire, dovrà sfruttare questa nuova consapevolezza di se per spiccare il volo.
Se vi piace il suo stile, sicuramente non sarete delusi da Calata Capodichino, se invece non vi ha mai ispirato particolarmente per via della sua ironia surreale o troppo “adolescenziale” dovreste dargli una speranza, perchè con questo lavoro potrebbe sorprendervi
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Trama
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Disegni
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Dialoghi

