Era dagli anni 90 che una software house non rilasciava un’avventura grafica così geniale e ricca di creatività. Dai tempi in cui gli Street Sharks se la giocavano con le tartarughe ninja e i Bikers Mices da Marte che, a parte qualche titolo ben consegnato ma lontani dal fattore “creatività” come Siberia, non si vedeva un titolo appartenente a un genere ormai diventato di nicchia, per non dire quasi morto.
Per fortuna esistono le case Indie che non solo mantengono vivi certi generi, ma aiutano a diffondere quei giochi che ci hanno fatto sognare e che, ancora oggi nonostante gli anni, riescono ad emozionarci come la prima volta.
Ricordando alcune tra le avventure grafiche più famose come Botanicula, Machinarium o gli storici Flashback e Monkey Island, ecco che i ragazzi della Pencil Test Studios ci riprovano, lanciando un titolo con una forte responsabilità sulle spalle ed erede spirituale di Neverhood, un’avventura grafica che segnò la storia.
Oggi PJN dedica un articolo ad Armikrog, un’avventura grafica come non se ne vedevano da un bel pezzo. Ma sarà tutto rose e fiori?
Cosa si sono fumati alla Pencil Test Studios?
Ok, sono abituato a sentrimi dire “Ehi nostalgic fag!” ma scommetterei una gamba e pure un braccio (oddworld cit. ndr) sul fatto che le nuove generazioni di videogiocatori non conoscano Doug TenNapel e il suo fantastico staff.
Doug TenNapel è l’autore di diversi videogiochi che hanno fatto la storia del gaming durante l’epoca dei 16 bit con titoli quali The Chronicles of the Neverhood, Earthworm Jim e Skullmonkeys (seppur questo venne rilasciato per la prima Playstation, 32 bit). Ma oggi anticiperemo solo Neverhood vista la natura di Armikrog, suo seguito spirituale.
Erano anni in cui il genio e l’immaginazione erano qualità assai richieste e puntualmente premiate. Scelte come il fattore horror di Shadow of the Beast, le atmosfere di Super Metroid e i viaggi interplanetari di Earthworm Jim che, assieme a un gameplay ben congegnato e una realizzazione tecnica d’altissimo livello, gettavano le basi per i giochi a venire.
Doug era uno di quei sviluppatori armati di creatività e coraggio. In un mercato in forte crescita in cui la pirateria su PC era ancora tabù (esistevano solo le Twilight, raccolte di giochi “rippati” e vendute a cifre astronomiche. ndr) e i giochi su console vendevano cifre da capogiro, Doug ebbe l’occasione di concretizzare un proprio progetto assieme ai suoi amici e lavorando per conto di Dreamworks Interactive (proprio così, all’epoca la Dreamworks sviluppava videogames! ndr).
Genio, creatività, immaginazione e humor. In una parola sola: Neverhood!
Giusto un pò di storia.
Ma la creatività può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Se da un lato assicura una ventata di aria fresca, dall’altro potrebbe portare a un grosso buco nero, una delusione. Ma Doug non si arrese e si mise subito al lavoro per sviluppare un’avventura grafica in un mondo fatto completamente di pongo, animazioni riprese con la tecnica dello Stop – Motion e una caratterizzazione dei personaggi da far impallidire un film d’animazione Disney, il tutto contornato da una colonna sonora su tema Folk / Pop realizzata da un grande artista del genere, Terry S. Taylor.
Tornando alla realizzazione, lo Stop – Motion era una tecnica che oggi non si utilizza praticamente più e che richiedeva un fotogramma di ogni singolo frame e che, messi assieme, avrebbero rappresentato un’animazione completa.
Era un lavoro estenunante e che richiedeva tanto, tantissimo tempo, ma il risultato fu così straordinario che le vendite di Neverhood gli diedero ragione.
Un altro esempio di Stop – Motion fu un cartoon realizzato sempre in quei anni da un membro dello staff di TenNapel. Sto parlando di Wallace & Gromit, un cartoon uscito al cinema che raccontava l’impresa di un inventore e del suo cane super intelligente di raggiungere la luna per scoprire se fosse fatta di formaggio. Roba geniale! 😀
The Neverhood vide la luce nel lontano 1995 come esclusiva per Windows 95 e successivamente per la prima Playstation, quest’ultima vincolata al solo Giappone. La storia veniva raccontata tramite videocassette sparse in giro per il pianeta di Neverhood. In breve, raccontava di come Neverhood fosse caduto nelle grinfie di un essere malvagio, invidioso del potere che la corona conferiva a chi la indossava.
Nel gioco vestiamo i panni di Clayman, un simpatico personaggio che si troverà costretto a risolvere la questione su Neverhood, scoprendo man mano la sua nascita e la ragione che lo ha portato a sopravvivere sul pazzo mondo di Neverhood.
Questa, in estrema sintesi, è la storia all’inizio di Neverhood, un gioco che tra enigmi geniali, gag ricche di humor e un finale esilarante ha saputo conquistare il cuore degli appassionati che, per circa vent’anni, hanno chiesto un seguito che fosse all’altezza del gioco originale. Ed eccoci qui a parlare di Armikrog.
Benvenuti o… Precipitati su Armikrog?
Abbiamo aspettato venti lunghissimi anni prima di tornare su un mondo di pongo uscito dalla pazza testa di Doug.
Armikrog è stato possibile solo grazie al crowfunding attraverso la famosa piattaforma di Kickstarter, attraverso la quale i fan hanno avuto un’occasione per sostenere e finanziare la realizzazione di Armikrog, che già dal trailer prometteva grandi cose, come tanto humor, tanti personaggi bislacchi ma soprattutto tanto pongo!
La quota venne raggiunta in poco tempo e il gioco, dopo un anno e qualche mese, vide la luce. Avrà tutte le carte in regola come Neverhood o non ne sarà valsa la pena?
Armikrog racconta di tre astronauti partiti alla ricerca di risorse per salvare il proprio popolo dalla miseria. Di questi tre, solo uno riesce a salvarsi mentre degli altri due si perdono le tracce e si vengono dati per morti.
Tommynaut e il suo fedele cane parlante Baek Baek precipitano su un Spiro-5 affianco alla fortezza di Armikrog. Con un’introduzione e un filmato di buona qualità comincia la nostra avventura all’interno di questa gigantesca fortezza alla ricerca di un mezzo per sopravvivere o per riparare la navicella dopo esser fuggiti da un bestione con intenzioni tutt’altro che amichevoli. E già qui l’humor e la caratterizzazione appaiono di altissima qualità, dando un’idea di quel che sarà l’intera avventura da qui fino alla fine.
Superati i primi facili enigmi da tutorial, comincia la vera storia di Armikrog. Tommynaut e Baek Baek trovano un bambino abbandonato in una stanza segreta della fortezza. Il bambino colpisce fin da subito per i suoi poteri, così i due eroi decidono di portarlo insieme a loro tentando di scoprire cosa sia accaduto ad Armikrog.
Tecnicamente parlando…
Armikrog presenta un menu iniziale e un gameplay molto semplificato che potrebbero far storcere il naso a qualcuno. Aldilà del forte impatto emotivo provocato dai lunghissimi vent’anni di attesa, è innegabile che dal punto di vista dei menu e del gameplay, lo sforzo sia stato minimo. Il tutto si riduce a un click sull’oggetto da raccogliere e un altro click su dove va utilizzato. Non che la cosa sia negativa, chiariamo, ma se un giocatore abituato alle avventure grafiche possa facilmente chiudere un occhio, un utente alle prime armi potrebbe trovare questa semplificazione un pò difficile da gestire. Uno spazio per l’inventario o una minimappa avrebbero sicuramente aiutato un giocatore novizio, magari impostando la difficoltà su “Facile” per chi non è interessato agli enigmi ma solo alla storia. Come hanno fatto i ragazzi della Oddworld Inhabitants con il remake del loro gioco, Oddworld: Abe’s Oddysee New’n’Tasty.
Ripeto, non è assolutamente una cosa negativa, dato che mi aspetto che chi compra Armikrog sappia di cosa a cosa va incontro.
Dal punto di vista della scenografia e del design, è un capolavoro di sfondi, di animazioni e di varietà delle location. Diverse volte capiterà di soffermarsi ad ammirare tutti i dettagli di un livello e non solo per la ricerca di oggetti utili o eventi con cui poter interagire.
L’intero mondo di Armikrog è stato realizzato con il pongo, il che ha richiesto svariati mesi di lavoro, così come le sequenze animate. Per cui graficamente parlando, stiamo ben sopra la sufficienza, seppur si avverta che manchi qualcosa. Ma ne parleremo più avanti.
La colonna sonora è di sicuro di altissima qualità. Realizzata interamente dal Terry S. Taylor, un famoso cantautore Folk / Pop americano e con un look singolare, le sue musiche risultano perfettamente in tema con gli artistici livelli di gioco. Persino il ritmo è azzeccato, rimanendo in testa anche dopo aver chiuso l’applicazione e trasmettendo un’idea di un mondo vivo anche grazie ai suoni che ogni interazione crea e che, non di rado, si avvertono durante le lunghe passeggiate su Armikrog, come versi di animali selvaggi e rumori naturali dell’ambiente.
Spostandoci, la prima versione del software non era esente da bug. Personalmente ne ho trovati pochissimi e non così tanti come ho letto su svariati forum, ma sembra che l’ultima patch rilasciata abbia eliminato questi problemi e aggiunto qualche chicca, come il puntatore del mouse di pongo (roba da nerd.ndr).
Insomma, è un capolavoro questo Armikrog?
Sono sempre stato un ammiratore di questi autori che fanno della propria immaginazione un mondo da esplorare. Ma nonostante ciò. Armikrog non è un capolavoro ed è lungi dall’esserlo. Scopriamo perchè.
Armikrog è corto. Troppo corto. Il paragone con Neverhood è obbligatorio, e mentre li avevamo un mondo ben più grande (addirittura un pianeta spezzato in due!) e la varietà degli enigmi consentiva di non annoiarsi mai, qui troviamo enigmi molto simili tra loro e una longevità di appena 4/5 ore alla prima giocata.
Gli enigmi all’inizio risultano divertenti, ma più si va avanti e più questi diventano ripetitivi, o meglio troviamo gli stessi puzzle di prima ma più difficili, salvo qualche chicca geniale come l’enigma dei pianeti nel planetario, davvero un colpo di genio non da poco (e credo quello più difficile, dato che ci ho messo più di mezz’ora solo li! ndr).
Per ultimo ma non per importanza, la storia e il modo in cui viene raccontata. In Neverhood c’erano una decina di filmati abbastanza lunghi, soprattutto quello del finale buono (assolutamente esilarante!!!) e il combattimento tra i robot, ma anche quello tra il protagonista e il cattivo mentre si scambiano sguardi nel dubbio se unire le due parti del pianeta o no!
Armikrog presenta un paio di filmati di ottima fattura e divertenti durante le prime fasi del gioco. Poi c’è tutta la parte centrale che risulta noiosetta, con pochissime gag e una totale assenza di filmati per poi riprendersi nella sezione finale e, per fortuna, facendolo alla grande.
Conclusioni
Nonostante l’alta qualità della realizzazione a discapito di qualche ripetitività, il fan di vecchia data avverte un non so che di negativo, come se mancasse qualcosa. I puzzle risultano più semplici rispetto a Neverhood, il mondo esplorabile è di circa 1/3 più piccolo e la poca presenza di filmati si fa sentire. Ma aldilà dell’appassionato old school, Armikrog si presenta come una bella avventura grafica, godibile, divertente e con una storia a tratti strappa lacrime e a tratti esilarante. Ma niente di più.
Di sicuro è un acquisto caldamente consigliato, avventure grafiche come Armikrog non se ne vedono più da anni salvo qualche rarissima eccezione come il già citato Machinarium o Samorost (a proposito, sta per uscire il terzo capitolo) della Amanita Design. Un buon gioco che garantirà una manciata di ore in cui verrà richiesta parecchia materia grigia.
Sui forum non si parla d’altro: c’è chi lo ama,e c’è chi ne è rimasto deluso. E se c’è una cosa che la storia mi ha insegnato, è che i giochi che provocano questo divario tra i giocatori possono solo essere dei buoni giochi!
Il mio consiglio è: se vi è piaciuto Armikrog, correte a procurarvi una copia di The Neverhood, in pratica un Armikrog elevato alla decima potenza e un capolavoro che ha fatto la storia dei videogames e delle avventure grafiche!!
LINK:
La geniale avventura grafica di Armikrog è qui!
Armikrog è disponibile su PC, Mac e Linux tramite Steam. Successivamente uscirà una versione anche per Nintendo Wii U.