Videogiochi arte? Per Yoshida & co. lo sono

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Shuhei Yoshida, spesso eroneamente chiamato “Sushiei Shushida” dai più talentuosi, si è espresso su Twitter riguardo un argomento assai importante: la correlazione tra arte e videogiochi. In realtà non solo il presidente di Sony Computer Entertainment si è espresso in merito alla spinosa questione, ma anche Adam Boyes, responsabile dei rapporti tra SCE e le svariate software house con cui l’azienda di Tokyo regolarmente collabora, ha voluto esprimere la sua opinione nei 140 caratteri di Twitter.

Sicuramente il cinguettìo non è il mezzo migliore per esporsi in merito a una questione così eccitante e importante, a tal proposito l’associazione Playing the Game capitanata da Paolo Branca ha addirittura scritto dei libri in cui vengono definiti i motivi per il quale i videogames siano forme espressive artistiche. Tuttavia anche 140 caratteri possono bastare e la risposta di Boyes, rispetto a quella data da Yoshida, è piuttosto rassicurante:

 

 

“Nessuno può realmente definire qualcosa come arte, piuttosto il riconoscimento di una forma artistica deriva dall’opinione di ognuno di noi. Per me i videogames sono arte.

Boyes è stato chiaro e a tratti filosofico. Sinceramente concordo con lui, sia nel sostenere i videogiochi come forma d’arte, sia nel pensare che l’arte non possa essere realmente definita, motivo per cui è il pubblico stesso a decidere cosa possa essere arte e cosa non lo è. Yoshida a tal proposito è invece più freddo, razionale. Non si è esposto sulla questione, sintomo forse di un imprenditore che osserva i suoi prodotti come semplice merce di scambio:

 

 

“Alcuni giochi sono artistici, altri invece non proprio”

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Yoshida non parla direttamente di arte, bensì di un significato artistico del videogioco. In tal senso, non sembra considerare la creazione di un videogioco come espressione di un gruppo di persone, bensì va a indagare nel suo aspetto più esteriore definendo “artistiche” alcune produzioni rispetto ad altre, probabilmente valutando ciò che effettivamente il prodotto finale esprime senza però prendere in considerazione gli sviluppatori come artisti. Per fare un esempio, probabilmente Yoshida prende in considerazione lo splendido “Journey” come un gioco artistico, poiché anticonvenzionale e votato all’estetica, mentre osserva un normalissimo “Call of Duty” come un videogioco creato solo per scopi di lucro, senza alcuna ricercatezza del bello. O almeno così io interpreto le poche parole di Yoshida.

E secondo voi? I videogiochi sono arte? Siamo noi a decidere se un gioco è arte o è doveroso valutare un videogames per le sue esclusive doti qualitative?

 

Detroit_Become_HumanOgni giorno che passa ci avviciniamo alla sua uscita

Marco Masotina

Tosto come un Krogan, gli piace essere graffiante e provocante per scoprire cosa il lettore pensa dei suoi strani pensieri da filosofo videoludico. Adora i lupi, gli eventi atmosferici estremi, il romanticismo e Napoleone.