Mortal Kombat: la violenza alla portata di tutti

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Mortal Kombat: un gioco immortale. O quasi

 

 

Gli anni ’90 rappresentano un decennio di rivoluzioni in ambito di intrattenimento videoludico. Abbiamo assistito a esperimenti di vario genere come simulatori e avventure grafiche, evoluzioni di generi storici come Beat’em Up (o Picchiaduro a scorrimento che dir si voglia) e una spietata gara a chi sviluppasse il videogioco più cruento.

Quando si parla di videogiochi violenti è impossibile non pensare a Killer Instinct e Mortal Kombat e oggi parleremo proprio di quest’ultimo, precisamente in quella che considero la migliore edizione rilasciata.

 

La vera violenza è la censura

Se oggi avere la possibilità di giocare a titoli come GTA ci sembra una cosa normale, sappiate che all’epoca non era così. I videogiochi erano soggetti a un’infinità di controlli e Mortal Kombat fece scalpore addirittura ben prima di essere rilasciato.

Sulle riviste non si parlava d’altro che dei problemi legati all’eccessiva dose di violenza contenuta negli screen, delle teste staccate e delle colonne vertebrali estrapolate dalla vittima (o dallo sfigato che ha perso l’incontro). E in un periodo storico in cui simili scene le avresti viste solo al cinema, immaginarle all’interno di un videogioco rappresentava la realizzazione di un sogno.

Tutta questa pubblicità aumentò l’hype intorno al titolo. Nelle sale giochi c’erano interminabili file per giocare e i gettoni si sprecano senza ritegno. Mortal Kombat era diventata una droga videoludica a tal punto da creare un movimento di appassionati che trascorrevano intere giornate davanti al cabinato nel tentativo di carpirne ogni segreto, ogni mossa segreta ma, soprattutto, le tanto agoniate fatality!

Purtroppo però, non fu tutto rosa e fiori. Mentre rilasciare tale prestigio in sala giochi non rappresentò alcun problema, lo stesso non si potè dire per le conversioni su console, che subirono diverse censure a seconda della piattaforma ospitante. Il primo episodio infatti godette di assoluta libertà sul Sega Mega Drive e su Amiga, mentre la sorte fu diversa su Super Nintendo, dove le fatality furono censurate.

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Il tre è numero perfetto

Se il primo MK è stata una novità e il secondo ha migliorato tutto ciò che c’era da ritoccare, come aggiungere altri personaggi, un gameplay più curato e tante nuove finish moves, è stato con il terzo episodio che Midway ha deciso di fare le cose in grande, dando sfogo alla propria malvagità.

Saltando il terzo capitolo “base” che di novità significative ne ha portate ben poche, eccoci quello che mi ha fatto più divertire, ovvero Ultimate Mortal Kombat 3, conosciuto anche come MK Trilogy in base alla console. Le differenze erano minime, quasi inesistenti potremmo dire.

Ultimate Mortal Kombat 3 è la versione definitiva dei picchiaduro targati Midway per le console 16 bit. Si tratta di una versione riveduta e completa di Mortal Kombat 3. La prima cosa che balza agli occhi è il mostruoso numero di personaggi selezionabili, da far invidia a King of Fighters, unico brand che all’epoca proponeva dei rooster spaventosamente grandi. Infatti oltre alle new entry di MK3, troviamo anche vecchie glorie tratte dai capitoli precedenti, come Sub Zero mascherato, Scorpion, Reptile, Raiden, Johnny Cage e tanti altri eroi sanguinari.

Finalmente vengono introdotte le combo, che vede l’utilizzo di armi che vengono estratte esclusivamente durante l’esecuzione di una di queste. Il gameplay rimane lo stesso che lo differenziava dal canonico Street Fighter II, per cui meno mezze lune e più pressioni veloci delle frecce direzionali.

Inoltre questo episodio prevede una modalità 2vs2 e Tournment (8 players) oltre all’immancabile 1v1 e Single Player, che stavolta proponeva ben quattro “destini”.

Sul comparto grafico c’è poco da dire, le animazioni risultano tra le più fluide mai viste in un titolo Mortal Kombat (non che i titoli precedenti soffrissero di questa mancanza), il sangue vola da tutte le parti e alle Fatality sono stati aggiunti nuovi modi di finire l’avversario, alcuni più banali come le Babality, altre più devastanti come le Brutality.

Nessun problema neanche sul fronte delle collissioni, così come la velocità delle combo che non provocava alcun rallentamento e rendeva l’azione entusiasmante, con schizzi di sangue ovunque e urla squarciagola. Una vera goduria per i boia.

Forse l’unico punto discutibile era il bilanciamento tra i combattenti: era innegabile che alcuni come Noob Saibot erano vicini all’essere definitivi invincibili, ma Mortal Kombat era anche questo.

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Un titolo talmente eccelso da essere stato riproposto nel corso degli anni con il nome di Mortal Kombat Trilogy, rilasciato per Sony Playstation, Nintendo64, Sega Saturn fino al Game Boy Advance e Nintendo DS. Si tratta di ottime conversioni tranne quella per Game Boy Advance, un gioco orribile, una difficoltà esagerata e un comparto di animazioni inguardabile, senza mezze misure!

Un esempio? Provate a camminare indietro e vedrete le gambe del personaggio camminare avanti, ma forse è un tributo al Moon Walk del Maestro Michael Jackson?

 

In ogni caso, oggi esistono tantissime piattaforme che ospitano questo grande classico e ignorarlo rappresenterebbe una grave lacuna nel vostro curriculum da videogiocatore!

 

La sapevi che…?

A proposito: sapevate che Noob Saibot è un personaggio il cui nome è ispirato ai suoi creatori Ed Boon e John Tobias? Provate a leggere al contrario i loro cognomi.

 

PS: il mio chara preferito? Sub Zero, che domande… Emoticon wink

Daniel Mars

Tanti anni sui videogiochi lo hanno convinto che non esiste niente di più importante del GAMEPLAY quando si parla di Gaming. Nonostante illustri capolavori moderni come Fallout 3 o il primo Dead Space, resta ancorato al passato con giochi come Earthworm Jim, Killer Istinct e Megaman X. E' anche fissato con gli X-Men, Donnie Darko e il Monopoly.