Nostalgici vecchi e nuovi.. riunitevi sotto il vessillo di Stranger Things!
Netflix
ha fatto ancora una volta centro con l’ennesima serie originale: Stranger Things, diffusa dalla stessa emittente americana il 15 Luglio scorso. Esso è uno dei prodotti più sorprendenti dell’estate 2016 e i riconoscimenti della critica e del pubblico non sono tardati ad arrivare.
Il tanto clamore ha spinto numerosi utenti a prendere visione del prodotto vintage, ma per gli ultimi dubbiosi – gli irriducibili anticonformisti ancora scettici sul prodotto – forniamo in maniera molto schematica sette motivi per cui prenderne visione:
1) Prodotto di qualità per il genere:
E’ un thriller fantascientifico con venature horror. Ben scritto, registicamente impeccabile e patinato dal punto di vista estetico. Solo ciò dovrebbe bastare per dare una possibilità alla serie.
2) Nostalgia canaglia:
La serie è ambientata negli anni ’80 ed è chiara la volontà di omaggiare i film fantascientifici (e horror) del periodo. Dalla sigla revival, con font vintage e luci al neon pulsanti, fino all’ambientazione cliché dell’epoca: piccolo paesino, vicino ad un bosco.. vi ricorda qualcosa?
Per non parlare dell’inquietante musica di repertorio che fa da sottofondo. Anch’essa di diretta derivazione del cinema del periodo.
3) Viaggio intergenerazionale:
La storia si dipana fra tre storyline principali, ognuna delle quali segue il percorso di generazioni differenti alle prese con le stranezze che sono, loro malgrado, condannati a vivere.
Ma non solo, essa è un viaggio tra i problemi, i dubbi, i conflitti, vissuti da tutte le età.
3) Gli attori protagonisti:
Bravi, bravi, bravi. Dal primo all’ultimo. Grandi e piccini. Il loro talento è impreziosito da una direzione e una scrittura irreprensibile. La miscelazione dei primi con i secondi è perfetta non ci sono momenti dove si preferirebbe vedere gli uni piuttosto che gli altri. Ogni storyline ha la sua intensità, il suo dramma cavalcante e il suo epilogo soddisfacente (ma che lascia spazio a eventuali prosegui).
Nota di merito per Winona Ryder (avvolta nel suo dramma), David Harbour (per l’intensità nell’interpretazione) e i giovanissimi Millie Bobby Brown e Finn Wolfhard dal futuro splendente.
4) La centralità dei bambini
Qualcuno potrà essere scettico sul protagonismo di alcuni virgulti del cinema, soprattutto per una serie che tratta di queste tematiche. Ebbene, si sbaglia. La presenza di questi ragazzini da un plus notevole, dato che i registi hanno mischiato il loro infantilismo, la loro incoscienza, con la tenebrosa realtà che li circonda. Un’avventura ludica ma tremendamente reale, concreta, dalle conseguenza inaspettate che metterà in gioco sentimenti come: amicizia, amore e paura.
5) personaggi secondari approfonditi
Ci sono tantissime serie, anche di successo, che sviscerano a dovere il vissuto (attuale e passato) dei personaggi protagonisti lasciando quelli secondari a fare da comparse o come semplici strumenti per portare all’epilogo la storia. Non è il caso di Stranger Things. Molti personaggi secondari sono approfonditi come i principali, hanno un loro background, una loro personalità ben caratterizzata e un passato, che se non è descritto quanto meno è intuibile.
6) Durata
Sono solo – e lasciatemelo ribadire SOLO – 8 puntate da 50 minuti circa. Ciò significa che Stranger Things non richiede una visione continuativa e prolissa nel tempo. Non c’è niente da perdere, se non otto ore della vostra vita!
7) Alien e Resident Evil
Le ultime due puntate nelle atmosfere ricordano molto i primi Alien e Resident Evil, sebbene il tema della serie verta su viaggi intradimensionali.
Insomma ragazzi, Stranger Things è un gioiellino registico che con sapiente delicatezza fa breccia nei cuori dei spettatori, commuovendoli e appassionandoli, di puntata in puntata. E possiamo definirla – senz’altro – come la migliore serie tv di questa stagione estiva.