Una storia d’amore distopica nel deserto texano post apocalittico e ambientata in una comunità di cannibali e freaks.

Una trama del genere non poteva che attirare il mio sguardo, aggiungiamoci pure che The bad batch vede alla regia Ana Lily Amirpour che qualche anno fa mi ha piacevolmente sorpreso con quella piccola perla di A Girl Walks Home Alone at Night .
Un film lungo, quasi 2 ore e caratterizzato da un incedere lento, fra enormi silenzi e cieli stellati dove tirando le somme l’azione è pari a zero, ma è tutto cosi strambo che non riesci a lasciarlo perché vuoi capire dove Ana porterà il suo circo di difettati, pieno di simbolismi nascosti più o meno malamente che potete divertirvi a ricercare.

The bad batch potrebbe sembrare avere punti in comune con le opere di Refn, NO, siamo ancora distanti da lui, però con gli occhi stretti dal calore del sole del deserto e dalla mancanza d’acqua qualche vaga somiglianza la si può pure trovare nella fotografia curatissima e nel giocare con l’essenza della trama, ma ci sono ancora dei passi da fare per raggiungere il regista di The neon demon.
Il cast è una vera carta moschicida, vedere nell’elenco Jason ‘Acquaman’ Momoa, Keanu ‘Neo’ Reeves, Jim ‘ The mask ‘ Carrey oltre che Diego Luna ( Rogue One ), Giovanni Ribisi ( Avatar ) e la protagonista Suki Waterhouse ( Orgoglio e pregiudizio Zombie ) è un metodo sicuro per attirare spettatori, la pecca è che l’unico dei ” Big ” ad avere un vero ruolo interessante e Reeves con il suo santone, mentre Momoa con il suo bodybuilder baffuto,cannibale e sensibile entra di diritto nella galleria dei personaggi più WTF

The bad batch è un prodotto originale che difficilmente incontrerà i gusti della massa, ma che fatica anche a trovare una propria nicchia dove accasarsi e fare proselitismo, gioca con metafore spicciole soprattutto sull’immagine del sogno USA, ma non convince del tutto e rispetto all’opera precedente Ana sembra fare un passettino indietro.
-
Trama
-
Fotografia
-
Location
-
Recitazione
-
Colonna sonora

