Il regista francese Alex Ranarivelo (Ride) dirige Dirt, una pellicola action sportiva scritta da John Ducey (Bad Judge), e attualmente disponibile sulla piattaforma di streaming Netflix.
Dez Truss è un 17enne cresciuto per le strade, con un talento per la guida sportiva ,dopo la morte della madre per cancro e l’omicidio del padre in una rapina, il ragazzo afroamericano ha dovuto prendersi cura della sorellina piccola ed è finito a fare da autista per un gruppo di criminali. La sua occasione di rivalsa arriva quando, dopo essere stato arrestato dalla polizia,gli viene offerta un’opportunità per restare fuori di galera, lavorando per Rick Radden, ex corridore ora capo di un team di dirt track racing.
Il sogno americano, la rivincita del perdente, un grande cliche di questo genere di pellicole. A tutti piace vedere l’outsider campione, se a vincere è sempre il più forte nessuno si diverte, questo genere di pellicole funzionano proprio basandosi su questo trigger emotivo elementare, ma sempreverde. Dirt non fa assolutamente eccezione, si aggrappa a tutti gli stilemi del genere sportivo e li declina al mondo delle 4 ruote, in questo caso nello specifico al mondo dei Dirt, le tipiche corse automobilistiche su percorso ovale tanto amate negli Stati Uniti.
Ranarivelo è già passato per il mondo delle piste in passato, prima di Dirt ha infatti diretto altre pellicole di questo tipo come Ride e Born to race. Dimostra di saperci fare con il genere, la componente automobilistica del film infatti è la sua caratteristica più convincente e riuscita, le riprese alternano gli stili, passando da dentro a fuori l’abitacolo in maniera fluida, catturando lo spirito più aggressive di questo tipo di competizioni ad alto tasso di adrenalina e di agonismo.
Quando però il pilota abbandona il volante iniziano le note dolenti, come già sottolineato la trama in questo tipo di pellicole è semplice e fin troppo buonista, per fare la differenza bisogna lavorare sui dettagli, studiare l’assetto della pellicola come se fosse un motore, Ducey e la sua sceneggiatura però non riescono a incidere quanto dovrebbero per permettere al film di cambiare marcia .
Una volta fuori dalle riprese di gara infatti, non avremmo mai sorprese, sappiamo che assisteremo ad un film sulla rivalsa e via via che passeranno i minuti l’odore di già visto prenderà il sopravvento. A pesare in buona parte è la mancanza degli elementi di contorno, i personaggi sono solo abbozzati, bidimensionali al punto che nemmeno una buona prestazione degli attori può aiutare ad aumentarne le profondità, perchè non vi è alcun materiale su cui lavorare.
La prestazione di Kevin Dillon (Platoon) nei panni dell’ex corridore Rick Radden è buona, ma non basta, cosi come quella del giovane protagonista DeRon Horton al suo primo ruolo importante.
Dirt risulta una pellicola riuscita a metà, alterna momenti buoni a grandissimi cali di ritmo, senza stabilità di ritmo finisce in un testacoda che poteva essere evitato. Consigliato agli amanti dei film dedicati alle 4 ruote, che probabilmente rappresentano il target principale di questo film, loro ne apprezzeranno certamente l’intrattenimento facile chiudendo un occhio rispetto alle numerose lacune narrative date dalla ricca presenza di stereotipi e cliche.
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