Carmageddon Max Damage Recensione: tanti danni, tanta viuuulenzaa

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Negli anni ‘90 ne sapevano a pacchi. Il mondo era totalmente imprerarato per l’ondata tecnologica che da lì a breve avrebbe investito l’umanità pertanto, come spesso accade agli albori di qualsiasi cosa, il genere umano si ritrovava a sperimentare con le metodologie dell’epoca per creare contenuti sempre più tosti e interessanti. Alla fine gli anni ‘90 sono stati una corsa all’estremo, ove milioni di persone iniziarono ad attivarsi per ricercare il contenuto più avanzato e culturalmente dirompente possibile.

A questa corrente di pensiero vi fecero parte anche di Stainless Games , uno studios di sviluppo britannico con sede a Wimbledon, che come tanti altri studios britannici dell’epoca si dedicava allo sviluppo di giochi che davano dell’incredibile. Tra le loro produzioni più importanti vi fu Carmageddon, videogioco disponibile per varie piattaforme e programmato così bene da riuscire a sfruttare le allora prime schede grafiche Vodoo di 3DFX (qui un approfondimento), per il raggiungimento di una grafica e di una fisica in-game senza pari.

All’epoca il titolo riuscì a convincere il pubblico con una critica che ne rimase entusiasta. Il gameplay libero del gioco e la sua retorica anticonvenzionale aveva fatto intendere come gli anni ‘90 fossero ormai in mano alla libertà di espressione più totale di cui Carmageddon ne era in parte il manifesto.

Non la pensarono così i Mass Media e le mamme preoccupate del tempo, le quali iniziarono a combattere una crociata con Stainless. Il motivo? A breve ve lo spiegherò.

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Lo stile della copertina del primo Carmageddon dice già tutto quello che si dovrebbe dire con una sola e singola espressione

 

E’ RIMASTO TUTTO COME NON DOVEVA ESSERE

Carmageddon è sostanzialmente un gioco di guida e Max Damage, questo suo terzo capitolo che va ad essere anche un sostanziale remake della serie intera, non è da meno. L’obiettivo è riuscire a destreggiarsi in tortuosi circuiti cercando di non rimanere vittima delle automobili avversarie, tanto agguerrite tanto maligne nel metterci i bastoni tra le ruote e cercando al contempo di non perdere i punti di riferimento. La prima particolarità di Carmageddon e quindi di questo Max Damage è quella di proporre un circuito inserito in una mappa completamente esplorabile e sfruttabile a proprio vantaggio. L’idea è quella di proporre al giocatore un gioco di corse anticonvenzionale, ove la libertà di interpretazione del gameplay è così raffinata che si può addirittura decidere di non percorrere il circuito e seminare morte e distruzione nell’area di gioco. Letteralmente.

Il motivo per cui mamme e ziette anni ‘90 iniziarono a chiamare in tribunale gli anglofoni di Stainless Games e il rispettivo publisher Sales Curve Interactive, è conseguenza del fatto che in Carmageddon gli avversari si possono letterlamente uccidere, colpendoli più e più volte con la propria auto o con potenziamenti letali ispirati alle armi più potenti del globo. Non solo. Sparsi per la mappa di gioco e quindi anche nel circuito, non vi sono soltanto potenziamenti, bensì un sacco di pedoni da..investire! Investire pedoni permette di guadagnare valuta utile per riparare l’automobile, pertanto l’uccisione gratuita dei tantissimi spettatori della folle corsa è parte integrante del gameplay. Potete ben capire che negli anni ‘90 tale meccanica di gameplay fece letteralmente il giro del mondo, tant’è che gli sviluppatori furono costretti, per alcune versioni di gioco (come quella Playstation), a cambiare i normali esseri umani in simpatici non-morti dal sangue verde. Tuttavia i tempi sono cambiati e dopo aver assistito a titoli quali GTA, Kane & Lynch: Dead Man o Postal, il fatto che nel 2016 (ora 2017), si debbano investire orde di inermi spettatori non fa più senso nessuno. Anzi: è diventato anche motivo di scherno politico. Perché se nelle versioni censurate i pedoni si tramutarono in Zombi, in questo Max Damage non solo i pedoni sono tornati in tutta la loro scarlatta violenza, ma tra i passanti da investire si possono trovare i due candidati alle presidenziali americane: Hilary Clinton e Donald Trump. L’arte videoludica talvolta sa essere dannatamente eloquente.

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E questo è per i dazi ai prodotti italiani, belve!

UN CAMBIAMENTO ALL’INDIETRO

Fondamentalmente Carmageddon Max Damage è il Carmageddon di sempre. Il motore grafico riesce a compiere molto bene il suo lavoro, anche se fa notare la sua natura a basso budget. Tuttavia le mappe sono vaste e ben ricreate, mentre il level design stupisce per precisione e soprattutto dettagli. A tutti gli effetti Carmageddon Max Damage è un gioco anni ‘90 con un motore grafico del 2016. Quello che ne consegue è una difficoltà dalla curva di apprendimento piuttosto ripida ove bisogna davvero impegnarsi per poter interpretare al meglio ogni situazione e scoprire ogni segreto di ogni mappa (ce ne sono davvero tanti). Per quanto concerne il gameplay posso assolutamente affermare che Max Damage sia un Carmageddon in pieno stile: divertente e sbarazzino. Le modalità di gioco sono quelle classiche offerte dalla serie, sebbene io tenda a preferire il “Carma Classico”, la corsa “normale” ove poter sfogare la propria rabbia in demolizioni di avversari e sterminii di massa di innocenti passanti. Il gameplay libero è rimasto decisamente intaccato e a tal proposito il motore grafico viene incontro con un sistema di danni interessante ed evocativo, renderizzando in tempo reale il disassemblamento delle automobili in modo efficace e stimolante.

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Il modello di danni non è equiparabile a quello prodotto da Criterion, ma svolge bene il proprio lavoro

Quello che però meno mi ha convinto è stato il motore fisico di Max Damage. A differenza dei danni a persone e auto, il modello di guida mi è sembrato fin troppo elementare e abbozzato, come se gli sviluppatori non abbiano voluto investire del tempo per la realizzazione di un sistema di guida efficace pensando che lasciare tutto al caso potesse dimostrarsi più divertente. In realtà quello che ho appena affermato non è del tutto vero, perché alla fine le numerose automobili presenti in-game, per altro potenziabili a piacimento, sono ben differenziate in potenza, massa e stabilità. Tuttavia l’impressione è che le stesse automobili viaggiano su una perenne lastra di ghiaccio, ove ad ogni curva si è costretti a combattere con un sottosterzo inverosimile che si presenta anche a basse velocità. Inoltre, nonostante sia specificato il peso di ogni automobile, una volta spiccato il volo da una rampa o anche solo dopo esser stati tamponati, l’infernale trabiccolo si comporta come se di massa non ne ha, restituendo un effetto poco chiaro e poco coerente con il resto della produzione.

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Il modello fisico convince poco sebbene ogni automobile sia ben caratterizzata

 

VA TUTTO BENE IN RETTILINEO

Carmageddon Max Damage è un gioco divertente se lo si prende nel modo giusto. Ammetto che mi ha affascinato come Stainless Games sia riuscita a ricreare la stessa atmosfera di caos e distruzione dei vecchi capitoli di Carmageddon, ma il comportamento delle automobili proprio non mi ha convinto. E’ vero: subito dopo aver acquistato il gioco mi sono fiondato in una sessione da oltre cinque ore senza sosta (causa un forte senso di nostalgia), ma passato l’entusiasmo ho dovuto fare i conti con la frustrazione di non poter controllare nel modo desiderato le automobili proposte in-game. Come prima accennato, il comportamento delle macchine potrebbe esser stata una scelta consapevole da parte di Stainless che probabilmente ha ragionato andando incontro al pensiero di creare più caos possibile.

Ma tra una caotica scorribanda di città e l’essere invece in pasto a un destino beffardo fatto di auto che non stanno in strada e masse inesistenti vi è una grande differenza. E’ un peccato che ad ogni curva la frustrazione prenda il posto del divertimento. Ho provato a interpretare il gameplay e a cercare di capire se fosse soltanto una mia deficienza quella di non riuscire a controllare l’automobile, ma osservando il comportamento della CPU (anch’essa estremamente in difficoltà), credo proprio che non vi siano chance di godere di un sistema di guida fluido e coerente con le statistiche delle automobili (masse enormi e pneumatici giganteschi). Il tutto crea del disordine mentale difficile da digerire.

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E’ frustrante il fatto che quando il divertimento prende forma, l’auto diventa incontrollabile per via di una massa inesistente della stessa

 

IN THE CONCLUSION

Carmageddon: Max Damage è davvero un bel remake in quanto effettivamente riprende con esattezza il capitolo originale. Ritornano i personaggi amati (tra cui il leggendario Max Damage), ritornano i pedoni nelle sembianze di pedoni e chicche come il Neo-Presidente Trump e l’avversaria Hilary Clinton. La filosofia di gameplay è rimasta invece invariata, così come l’ottimo game design, mentre il motore grafico svolge molto bene il suo lavoro, soprattutto se si prende in considerazione che Max Damage è stato creato con una manciata di denaro. Quello che non convince è il sistema di guida, troppo approssimativo nonostante le diversificazioni percepibili tra le diverse auto e questo vuol dire tanto in un gioco che dovrebbe essere di “corse”. Il risultato è un gioco che diverte e che sa prendere con il suo effetto nostalgia, ma che può risultare frustrante e addirittura ingiocabile se siete in uno status emotivo alterato (magari arrabbiati o nervosi).

A tal proposito mi sento di consigliare il gioco a chi ha giocato almeno il primo Carmageddon: sicuramente a costoro piacerà moltissimo. A tutti gli altri lo consiglio soltanto se si ha davvero voglia di sperimentare con mano e in forma aggiornata un titolo che ha davvero fatto la storia.

 

 

  • Grafica
  • Gameplay
  • Direzione Artistica
  • Fattore Donald Trump
3.5

In Breve

Carmageddon: Max Madage è un ritorno sulla scena della genialata puramente anni ’90 di Stainless Games. Funziona bene e fa molta leva su un effetto nostalgia forse dovuto. Molti dei taboo sono stati sdoganati ed è comunque divertente giocarci, a patto di fare pace con un modelli di guida che, seppur differenziato nelle diverse auto, non riesce a convincere.

Marco Masotina

Tosto come un Krogan, gli piace essere graffiante e provocante per scoprire cosa il lettore pensa dei suoi strani pensieri da filosofo videoludico. Adora i lupi, gli eventi atmosferici estremi, il romanticismo e Napoleone.