Sveglia alle 05,00: dovete sapere che la sottoscritta abita nel posto più sperduto al mondo e che raggiungere Roma, nonostante la moderna tecnologia ferroviaria, può risultare ostico.
Ho deciso così di puntare la sveglia alle prime luci dell’alba per arrivare in orario a prendere il treno che mi avrebbe portata nella città eterna. La sfortuna ha voluto che, per le mostruose strade dell’Appennino Tosco Emiliano, viaggiassero, a quell’ora del mattino, tutti i tir della ridente provincia reggiana.
Dopo aver lasciato gli amici autoarticolati mi sono trovata a imitare Niki Lauda per le strade, tentando di raggiungere Reggio Emilia in orario per prendere il treno, il risultato? arrivata un minuto prima che il treno ripartisse, come dire… un elegantissimo ritardo.
Sul treno, tra una canzone di Bruce Springsteen e una di Kevin Spacey (si ragazzi, il buon Kevin ha inciso un disco, che è stato la colonna sonora di uno dei suoi film più belli e meno conosciuti: “Beyond the Sea”, lo trovate su Spotify), sono giunta nella città più bella del mondo: Roma.
Ho girovagato per ore, in attesa di entrare alla conferenza stampa, che si teneva nel lussuosissimo Hotel De Russie.
Finalmente, accompagnata da Lorenzo Pietroletti, redattore de “la scimmia pensa, la scimmia fa”, ci accingiamo ad entrare nell’Hotel più esclusivo di Roma, un luogo meraviglioso; ci fanno accomodare in una deliziosa saletta in cui ho la possibilità di conoscere altri ragazzi che come me si occupano di cinema, chi scrive, chi fa radio, chi ha una web tv; tutti comunque accumunati dalla stessa grande passione: il buffet… ah no, no, il cinema (ma il buffet non era davvero niente male).
Ci regalano dei Gadget del film “Baby Driver”, una piccola busta contenente le cuffiette del film e gli occhiali del protagonista, con cui ho fatto un selfie che non posterò a causa di uno strano disturbo nella mia fotocamera, insomma, mi stavano veramente male.
Dopo una breve attesa Edgar Wright entra nella sala, presentato da Francesco Alò, seguito da un fragoroso applauso; dietro di lui la celeberrima Olga Fernando, la divina, che in quel momento è riuscita a rubare la scena al protagonista della giornata.
Che tipo di film noterà a Venezia? che tipo di approccio avrà verso i film e peserà il suo stile nei confronti dei film o verrà affascinato anche da film con stili diversi dal suo?
sono stato in passato a Venezia ma mai al festival del cinema; ho esperienza come giurato perché l’ho fatto al Sundance Festival. Mi diverte, come giurato, poter vedere film che non andrei normalmente a vedere al cinema. Essendo un giurato devo essere assolutamente oggettivo nel giudizio, senza farmi condizionare dalle mie preferenze.come dicevo, a me interessa soprattutto l’esperienza di poter vedere film che magari non potranno mai più trovare uno spazio nel grande schermo del cinema internazionale.
Sul set di Baby Driver, chi le ha dato meno problemi, e chi invece le ha dato più problemi, durante la lavorazione del film?
So che la mia risposta non è quella che sperate ma sono stati tutti straordinari, a volte quando lavori con grandi attori si tratta soprattutto di cameo, invece in questo film, questi grandissimi attori, si trovavano nella stessa stanza contemporaneamente. Le scene in cui gli altri protagonisti si divertono a terrorizzare Baby sono state le più entusiasmanti. Non dimentichiamoci che nella stessa scena possiamo trovare, fianco a fianco, due premi Oscar: mentre giravamo quelle scene, sottovoce, dicevo al direttore della fotografia “guarda che qui è un inquadratura da doppio oscar!”. Quando si lavora con grandi nomi tutti si comportano benissimo anche perché sono tutti molto rispettosi degli altri e anche grandi ammiratori degli altri, anzi, devo dire che quando capitava che ci fosse una scena interpretata da Kevin Spacey e Jamie Foxx non era in quella scena, si metteva li vicino e faceva finta di mangiare pop corn, perché per lui era un momento di grande gioia, di grande divertimento, come se fosse a casa o al cinema a godersi la scena; ogni tanto anche a me sembrava di trovarmi in una situazione surreale in cui mi dimenticavo di essere regista, mi godevo la scena, poi dovevo riprendermi un attimo e tornare nei miei panni di regista.
Qual è tuo rapporto con gli studios, in un momento in cui c’è una grande riflessione attorno al cinema degli studios, autori che ormai vengono prodotti da Netflix, Amazon; altri registi come Spielberg che dicono che non c’è futuro per il cinema degli studios e altri ancora, come Soderbergh, che cercano strade alternative: puoi farci una riflessione su questo, partendo dalla tua esperienza?
si, diciamo che forse nel mio percorso, avendo fatto 5 film, ho trovato poi la mia personale strada. è curioso perché vengo spesso definito come un regista indipendente, questo è il mio primo film con la Sony. Possiamo definire questo film un po’ mainstream, ma ha anche altri elementi che caratterizzano i miei lavori precedenti. Io credo che il trucco sia quello di cercare l’interesse di un pubblico generico con alcuni elementi che possono convincere. In Baby Driver troviamo elementi che possono interessare un pubblico medio e altri elementi che sono più vicini a ciò che amo di più, e che si trovano nei miei altri film. Abbiamo avuto la possibilità di esprimere idee un po fuori dal seminato in un pacchetto più commerciale. Ci sono alcuni registi che dicono “questo film lo faccio per me, quest’altro lo faccio per gli studios”, in realtà io con questo film ho voluto far contenti entrambi: il sottoscritto e gli studios; è un film dove si vedono molti inseguimenti d’auto però contiene anche tanti elementi personali e il successo di questo film mi ha reso davvero orgoglioso.
Il film è coreografato così bene che non si capisce se è venuta prima la canzone scelta o la coreografia della scena che l’accompagna, sei partito anche tu dalle tue canzoni del cuore costruendo movimento intorno o viceversa?
Un po’ entrambe le cose, però senza avere i brani giusti non riuscivo a scrivere: magari avevo in mente la storia e come si sarebbe sviluppata una certa scena, ma prima di passare alla fase di scrittura avevo già scelto i dieci brani; dovevo quindi trovare prima la canzone e il brano giusto per poter iniziare a scrivere, il che ha significato che alla prima stesura della sceneggiatura il 90% della colonna sonora era già stata decisa. I brani venivano suonati durante le riprese e non venivano aggiunti dopo, poiché, in questo modo gli attori potevano sentirle mente giravano le scene.
Francesco Alò: infatti Kevin Spacey, qualche giorno fa, ha raccontato che gli attori avevano degli auricolari nelle orecchie, con la musica, mentre giravano le scene; Edgar gli chiedeva di porgere le battute nei momenti precisi in cui la musica si fermava. Spacey ha anche raccontato che non ha mai letto una sceneggiatura così sexy perché in fase di lettura, lui poteva spingere play e ascoltare le canzoni che erano già state tutte acquistate da Edgar.
Tu prima hai parlato di amore per il genere, puoi parlarci dell’investitura che hai ricevuto da Walter Hill?
Ho avuto il privilegio di diventare suo amico, circa 7 anni fa, quando ebbi l’occasione di esprimergli grande ammirazione. Una cosa divertente è che lui si rifiutò di venire a una delle anteprime del film dicendo “assolutamente non se ne parla, voglio andare il giorno della prima e voglio pagare il biglietto”, io ho tentato di convincerlo a venire ma non c’è stato verso; tra l’altro fa un cameo vocale: una delle ultime voci che si sente è proprio quella di Walter Hill, questa è una cosa straordinaria, perché per me è stato come dirgli grazie, perché sono da sempre un suo grande ammiratore. sono orgoglioso di dire che è un amico e che abbia partecipato a questo film.
Finisce così il nostro incontro con Edgar Wright, tra grandi applausi, selfie e autografi (che la sottoscritta non è riuscita ad ottenere).
Con un budget inferiore ai 40 milioni di dollari, allo stato attuale, Baby Driver è vicinissimo ai 200 milioni di dollari d’incasso worldwide. Il film sarà, non solo per gli appassionati del genere, una bella sorpresa, tra inseguimenti in auto a tempo di musica, gangster e anche una love story tormentata, sarà trasportarvi in un mondo in cui immagini e musica combaciano alla perfezione, donando così, un’esperienza unica agli spettatori.
l’appuntamento è quindi il 7 settembre nei cinema italiani, non mancate!