1984 – Recensione Libro In occasione dell'anniversario dell'uscita dello storico libro di George Orwell cerchiamo di analizzarlo

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Non è un romanzo facile da analizzare, ma poi ho voluto provarci e spero che i miei pensieri non risultino errati o confusi.
Era da molto tempo che avevo voglia di leggere questo romanzo. L’ho preso in prestito ma è rimasto mesi in silenzio sulla mensola, fino a quando non sono rimasto ammaliato dalla sua voce, e non ho potuto resistere oltre.
Mi aspettavo un romanzo difficile da leggere, invece, nonostante parlasse di temi importanti, è scritto in maniera semplice, con uno stile fluido che ti trascina nella lettura ed è difficile bloccarsi. Questo è sicuramente un aspetto che ho molto apprezzato ma, in verità, ho amato questo libro anche se mi ha lasciato dentro emozioni molto negative: angoscia, paura, rassegnazione, tristezza e incredulità.
Sì, perché non è un romanzo facile. Non c’è allegria e anche quel filo di speranza che sembra per un attimo illuminare la trama, si spegne del tutto.

In realtà, soprattutto nella terza parte, mi sono sentito soffocare, avevo lo stomaco sottosopra, sconvolto. Pagine e pagine di ripetizioni che descrivono perfettamente il mondo futuro immaginato da Orwell.

«Ci incontreremo là, dove non c’è tenebra

1984” è un romanzo distopico ambientato in un futuro in cui il mondo è suddiviso in tre immensi superstati sempre in lotta tra loro: l’Oceania, l’Eurasia e l’Estasia. La trama però si svolge in Oceania, la cui capitale è Londra e la cui società è governata secondo i principi del Socing, e guidata dal Grande Fratello (o Fratello Maggiore) che tutto vede e tutto sente. Nessuno sa chi sia veramente, ma è possibile notare il suo volto e i suoi occhi sempre fissi sui cittadini, nei grandi manifesti in giro per la città. Grandi teleschermi sempre accesi controllano la vita di tutti, i tuoi pensieri, le tue azioni, e il braccio armato, la cosiddetta Psicopolizia, è pronto ad intervenire in caso si commetta uno psicoreato.
Apparentemente non ci sono leggi scritte, occorre rispettare però tre slogan presenti ovunque:
LA GUERRA È PACE.
LA LIBERTA’ È SCHIAVITU’.
L’IGNORANZA È FORZA.

Tre dettami che, a mio avviso, incutono già una certa angoscia.
Il protagonista è Winston Smith, un uomo che lavora al Ministero della Verità, in cui si occupa di modificare le notizie dei giornali, a seconda dei pensieri del Partito. Altri tre Ministeri gestiscono la società: Il Ministero dell’Abbondanza responsabile per gli affari economici, il Ministero della Pace che si occupa della guerra, e il Ministero dell’Amore, il più terribile, che mantiene la legge e l’ordine pubblico. Nomi assurdi per i loro veri scopi.
Il mondo in cui vive Smith appare cupo e triste. Tutti sono chiamati a vivere allo stesso modo, senza nutrire forti emozioni, come l’amore; sono chiamati ad avere lo stesso pensiero, quello del Grande Fratello, e ad amarlo nonostante tutto. Sembrano quasi come dei non uomini, dei burattini, pronti ad eseguire ciò che viene impartito loro. Dei giocattoli vuoti privi di emozioni, di pensieri, di opinioni personali. Non esistono rapporti. Si compiono atti sessuali solo per procreare. I bambini sono spesso le spie contro i loro genitori. La guerra è perenne, la fame persistente. Insomma, un mondo che, sin dalle prime pagine, soffoca, fa male, colpisce veramente cuore e stomaco.
In questo ambiente, però, succede qualcosa di strano nel nostro protagonista: lui inizia a domandarsi cosa ci fosse stato prima. Come era Londra prima del Grande Fratello? Come si viveva prima? Il mondo era sempre stato così? Ed è nel momento in cui inizia a pensare e ad amare la bella Julia, che qualcosa si risveglia in lui. Smith comincia ad essere un uomo, con i propri pensieri, le proprie emozioni, un amore intenso. E scaturisce in lui la voglia di scontrarsi contro quel partito, di lottare per andare contro il Grande Fratello verso il quale nutre un sincero odio.
Smith inizia ad intuire che forse la rivoluzione può venire dai prolet (traduzione in Neolingua di proletariato), se solo iniziassero a capire l‘importanza di una tale iniziativa. Quel mondo di persone lasciate a se stesse.

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Per un attimo, quindi, si avverte una flebile speranza. Una volontà di cambiare la triste situazione. Di sovvertire le regole. Di colpire al cuore il Grande Fratello e ribellarsi a una società dittatoriale che annulla l’uomo.

Fino a quando… qualcosa si spegne. Julia e Winston vengono sorpresi dalla psicopolizia e portati al Ministero dell’Amore.
Torture fisiche e mentali. Lavaggi di Cervello. Tormento.
Entrambi vengono come ripuliti dalle loro idee. Svuotati dei loro sentimenti e dei loro pensieri. Rimodellati secondo le regole del Partito.
Eppure, Winston per un attimo sembra resistere, ma, perdonate lo spoiler, quella terribile stanza 101 sarà la fine anche della speranza.
Quando ti minacciano di farti cose a cui non puoi resistere, che non vuoi nemmeno immaginare, diventa facile tradire e rinunciare. Abbattersi completamente. Ma è la frase finale che colpisce senza pietà.

Sicuramente molti di voi avranno letto questo libro. Probabilmente lo avrete compreso meglio di me e ne avrete parlato anche meglio.
Io non so se le mie parole siano confuse o meno, ma quello che posso tornare a ribadire è che questa lettura mi ha sconvolto parecchio.
È un romanzo che si legge facilmente ma anche con la dovuta attenzione a ogni singolo dettaglio. Un romanzo che fa riflettere e che può essere paragonato anche alla nostra realtà.
Questi bombardamenti di messaggi fuorvianti, questa volontà di annullare l’individuo, di spegnere i pensieri e le emozioni, è accaduto all’epoca di Orwell (e infatti, da quel che ho letto è un puro attacco a Stalin e Hitler) ma, in un certo senso, succede anche ora. Dittature che impediscono la libertà di stampa e di pensiero ci sono anche ora, credo. Ci sono realtà spregevoli dove non ci si può amare.
E… l’ignoranza è il modo più efficace per un governo di imporsi sui cittadini. In fondo chi non legge, chi non si informa, chi non sa, è più orientato a credere alle balle raccontate da un partito. Così come i cittadini del mondo raccontato in “1984“. Tutti credono che il Grande Fratello abbia ragione, che sia da amare, che ogni cosa che viene detta e urlata attraverso quei teleschermi sia pura realtà. Non importa se muta ogni volta. Non importa se l’Oceania era in guerra con l’Eurasia e poi con l’Estasia. Se il Grande Fratello dice che è sempre stata in guerra con uno dei due stati, questa è verità.
Non è triste tutto ciò?
Immensamente triste.

Tutto il romanzo è impregnato di pessimismo, di quell’impossibilità di rivoltarsi. Tutti sono controllati, anche di notte: se parli nel sonno rischi di essere preso e torturato, di compiere un delitto terribile.
Una società dove non puoi amare, pensare, riflettere, è terribile.
Insomma, tirando le somme, è un romanzo che DEVE essere letto. Un romanzo scorrevole ma che lascia molte sensazioni negative addosso. Perlomeno, così mi è successo. Mi ha lasciato inquietudine, angoscia, soffocamento. Sensazioni difficili da mandar via.
La terza parte, in particolare, è un vero e proprio pugno nello stomaco. L’abilità di Orwell nel descrivere le torture psichiche e fisiche è sorprendente. Mi sembrava di essere in quelle celle, e sentire quei sgradevoli odori. Quegli individui magri e impauriti. Quei segni terribili di torture. Quegli strumenti macabri che portano l’uomo ad annullarsi completamente.
Terribile. Davvero.

Eppure proprio per questo sento che sia uno dei romanzi più belli, meritevole del massimo dei voti.
Insomma se non lo avete ancora fatto, leggetelo.
Se lo avete già letto, spero che le mie parole non siano state errate. Ma, è un mio pensiero, e io mi lascio andare sempre dalle mie emozioni, più che su aspetti tecnici o altro.

E voi cosa ne pensate?

Marco Natale

Amante di Cinema e tutto ciò che riguarda l'arte