Elle – La recensione Paul Verhoeven alle prese con un thrillerche oscilla fra Basic Instinct e Hitchcock

Paul Verhoeven mette insieme un mix di Rape and ravenge e black commedy  in un noir erotico la cui trama è riassumibile in poche righe : La storia di una donna che reagisce a uno stupro in una maniera “non convenzionale”.

Il regista di Robocop si è messo all’opera con la trasposizione del romanzo Oh… di Philippe Djian, usando una regia dal taglio molto grossolano e ispirandosi al cinema di Hitchcock accompagna la trama scritta da David Birke, che via via che il minutaggio aumenta ci snocciola sempre più il passato misterioso della protagonista, rendendo sempre più labile il confine che divide vittima e carnefice.

A Paul piace muoversi sopra le righe, quindi lo fa anche in Elle, giostrando fra gli stili partendo dalla commedia grottesca fino a sfiorare le tinte horror con la storia del padre killer, senza mai scegliere uno stile e guidando lo spettatore in un luna park di uomini e donne che sembrano macchine programmate per seguire gli istinti primordiali più bassi come uccidere, riprodursi e litigare.

In questa strana giostra di situazioni la vera mattatrice di Elle è la protagonista Isabelle Huppert , fantastica in un ruolo che molte altre attrici prima di lei hanno rifiutato ( con il senno di poi fortunatamente per noi ) attorniata da un casting senza nomi altisonanti che comprende Laurent Lafitte ( i fiumi di porpora ), Christian Berkel ( Bastardi senza gloria ) e Anne Consigny ( Les Revenants ).

Se siete amanti dello stile del regista allora Elle è un film che difficilmente vi lascerà delusi, ma in generale l’ho trovato degno di una piena sufficienza.