How i met PJN: la nostra intervista con il rapper Kento

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Negli scorsi giorni, noi di ProjectNerd.it ci siamo soffermati a parlarvi di una delle ultime uscite de Il Castoro, Te lo Dico Rap, un libro dedicato al mondo del Hip-Hop destinato ad un pubblico decisamente teen.


Abbiamo avuto modo di fare una chiacchierata con Kento,  Rapper italiano e autore del libro

Da dove nasce la tua passione per la musica rap?

Mi sono avvicinato alla cultura Hip-Hop negli anni ’90, il periodo della cosiddetta “golden age” del rap sia negli Stati Uniti che in Italia, in cui sembrava che ogni giorno uscissero dei dischi incredibili. La cosa che mi ha fatto appassionare, probabilmente, è stato il mix esplosivo di parole, ritmo e concetti, qualcosa che nella mente di un ragazzino non poteva che esercitare un fascino magnetico, irresistibile. Da piccolo, i rapper come Chuck D dei Public Enemy mi sembravano dei supereroi con il superpotere di cambiare la realtà dicendo le cose come stanno e sbattendole in faccia a un sistema sbagliato e corrotto. Così quella forma di espressione è diventata mia in modo naturale, per osmosi, e nel suo nucleo più vero e originale penso che sarà mia per sempre.

 

Invece la tua passione per il mondo della letteratura?

La poesia e la letteratura fanno parte da sempre della mia vita, non sarei mai diventato uno scrittore senza prima essere un lettore. Sicuramente i genitori e gli insegnanti hanno avuto un ruolo importantissimo in questo, ma tra i fattori fondamentali devo inserire anche il mio essere cresciuto in un contesto sociale legato alla cultura popolare, alla poesia orale  e, tramite le radici magnogreche della mia Calabria, alla migliore tradizione classica. Il semino che ero ha avuto la fortuna di cadere in una terra fertile.

 

Cosa ti ha spinto ha scrivere un manuale di Rap per i più giovani? 

Prima di tutto il fatto che un libro così, in Italia, non c’era. Negli Stati Uniti ci sono numerosi esempi di editoria Hip-Hop dedicata ai più piccoli, mentre da noi c’era questa lacuna che mi è sembrato il momento di colmare. Dall’altro lato, i ragazzi oggi crescono immersi nel rap e, più o meno consapevolmente, nell’Hip-Hop ma, in molti casi, non sanno come e da cosa nasce questa cultura. Gli anni ’70, il Bronx, Grandmaster Flash… per noi più grandi è un epos ormai consolidato, ma spesso per loro non è così. Ed è un peccato, perché è una storia bellissima e perché conoscerla aiuta a tutelarne i valori originali contro certe storpiature e stupidaggini che si sentono in giro.

 

Pensi che in Italia il rap possa essere importante per permettere ai giovani di esprimersi attraverso la musica?

Beh, lo è già. Quasi tutti i ragazzi e le ragazze provano ad esprimersi così, anche se chiaramente la maggior parte lo fa soltanto nella propria cameretta o per pochi intimi. Ed esprimersi è importantissimo anche se ti rivolgi soltanto a te stesso, perché ti aiuta a focalizzare il pensiero, a concentrarti e a trovare le parole per quello che, fino a un momento prima, era magari soltanto una sensazione astratta ed indefinita nella tua testa. Se poi riesci anche ad ispirare un’altra persona con le tue parole… da lì comincia la magia vera.

   

Cosa ne pensi di questa scena musicale italiana? 

Ad essere sincero non sono un grande esperto di musica italiana, o di musica in generale, a parte i generi che mi piacciono. La vita è troppo breve per ascoltare tutta la bella musica che c’è in giro, figuriamoci se uno dovesse perdere tempo ad ascoltare pure quella brutta! E poi, come moltissimi appassionati, ho un problema: se ascoltare un bel disco mi mette di buon umore, ascoltarne uno brutto mi rovina completamente la giornata. Quindi, chiaramente, cerco di evitarlo. Se invece ti dovessi parlare del rap italiano, ti risponderei: molto bene e molto male. Il rap, come tutti i generi mainstream, ha finito per rispecchiare la società italiana, appunto, nel bene e nel male. E quindi ne rappresenta tutti i pregi, i difetti e le contraddizioni.   

 

Se dovessi consigliare qualche giovane artista della scena mondiale da seguire che nomi faresti?   

La prospettiva mondiale è veramente troppo ampia! Ma sicuramente posso consigliarvi due artisti della mia città: Giovane Werther e Alsogood.

 

Quali sono i tuoi prossimi progetti? 

Purtroppo, come tutti, sono blindato a casa per l’emergenza Coronavirus. Appena finisce, sarò in giro per tutta Italia per presentazioni del libro e concerti. E c’è un disco nuovo in cantiere…

 

Marcello Portolan

Uno strano mix genetico sperimentale allevato a fumetti & fantascienza classica, plasmato dal mondo dell'informatica e della tecnologia, ma con la passione per la scrittura. Un ghiottone che adora esplorare il mondo in cerca di Serie TV e pellicole da guardare noncurante dei pericoli del Trash e dello splatter. un vero e proprio globetrotter del mondo NERD