DOOM, dopo 13 anni è esattamente quello che doveva essere

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Sapete tutti che Projectnerd non è una testata giornalistica come le altre. Le nostre notizie sono in realtà piccoli articoli d’opinione e le nostre preferenze sono sempre espresse con sfacciata intimità e voglia di far capire al mondo che il giornalismo si deve basare anche sul raccontare la realtà da un punto di vista inedito: quello soggettivo.

Talvolta ci prendiamo anche la briga di produrre una “opinionews” che vuole semplicemente essere una celebrazione di un evento. Ragazzi, sono passati 13 anni da DOOM 3, tredici lunghissimi anni. E’ accaduto di tutto: è uscito Half Life 2, Steam ha salvato il mondo del Pc gaming dalla distruzione, sono uscite altre due generazioni di console, Duke Nukem Forever è stato finalmente ultimato e Ubisoft non ha ancora pubblicato Beyond: Good & Evil 2.

L’uscita di DOOM 3 fu epocale, anche perché i nerd dell’epoca potevano finalmente testare il loro hardware Pc nuovo di zecca, scoprendo a loro malgrado che nessuna scheda grafica del 2003, anno di pubblicazione del terzo e perfetto capitolo, non esistevano GPU in grado di farlo girare a dettagli massimi oltre i 720p. L’unico gioco che riuscì a spodestare DOOM 3 come “Benchmark Game“, ovvero quel tipo di videogioco che con le sue qualità tecniche è utile al test di prestazione per hardware di nuova generazione, fu il primo Crysis (giusto per dire quanto era badass DOOM 3).

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Si, sapete: nel 2003 i giochi proponevano questo livello tecnico. Poi è arrivato Call of Duty.

 

Siamo nel 2016, in un mondo videoludico quasi prossimo alla sua autodistruzione, ma che per qualche strano motivo sta riscoprendo le bellezze del passato. Tra questi vi è DOOM, reboot della serie e non vero e proprio seguito del terzo, che tenta di riproporre ai più giovani una formula classica e una atmosfera da urlo.

Diciamoci la verità: nel decennio scorso forse avevamo anche le scatole piene di sparatutto con un impianto classico, ma l’arrivo di Activision spazzò via ogni possibilità di progresso, facendoci capire che alla fine, sparare in lunghi corridori tentando di sopravvivere a ondate infinite di nemici senza la minima possibilità di sbagliare ogni sorta di pianificazione operativa, non era affatto male.

Questo nuovo DOOM, che al momento sto giocando (la recensione in arrivo nelle prossime settimane), vuole essere un anello di congiunzione tra passato e presente. Pensare di riproporre un DOOM 3 con grafica rinnovata non avrebbe avuto molto senso e sono felice della scelta intrapresa da ID Software nel creare questo reboot. Sottolineo che ID Software al momento non è più capitanata da Carmack e Romero, mentre Bethesda non c’entra nulla con lo sviluppo del titolo (se non con il suo finanziamento): pertanto smettetela di parlare di un gioco Bethesda quando non lo è.

Se non avete ancora una copia in mano, ma scalpitate dalla disperazione da “non-gioco”, ecco a voi un Long-Play direttamente preso da Youtube:

 

Ho bisogno di questi titoli, ne ho davvero bisogno. Come sto spesso ripetendo nei miei articoli, il 2016 si sta rivelando un anno eccezionale e mai avrei pensato ad annunci così folli (come Civilization VI, per esempio), e a uscite leggendarie (Catalyst e Deus Ex in primis). L’arrivo di DOOM nei negozi mi sembra irreale. Ho sempre pensato che il mondo videoludico moderno non avrebbe mai assaporato un nuovo DOOM, uno sparatutto classico e legato a meccaniche più raffinate. Non avrei mai più pensato che avrei potuto ancora una volta dare la caccia a demoni e a mostri di vario genere senza preoccuparmi di brutte trame a sfondo terroristico.

DOOM è proprio quello che ci voleva per passare una estate coi fiocchi. E sapete una cosa? Non vedo l’ora di raccontarvi tutto.

Marco Masotina

Tosto come un Krogan, gli piace essere graffiante e provocante per scoprire cosa il lettore pensa dei suoi strani pensieri da filosofo videoludico. Adora i lupi, gli eventi atmosferici estremi, il romanticismo e Napoleone.