La concorrenza spietata tra Nintendo e SEGA ha decretato purtroppo un unico vincitore. Sappiamo benissimo che la corsa ai pixels degli anni ’90 è stato un vero sogno per chi l’ha potuta vivere in prima persona, ove annunci all’ultimo grido, software della massima qualità e soprattutto una industria sana e capace di mostrare i muscoli in ogni pubblicazione, tessevano quello che alla fine è divenuto uno scenario leggendario.
Sta di fatto che successivamente ai titoli 16 e 32 bit, la corsa ai pixels si trasformò in corsa ai poligoni, vedendo l’introduzione di due nuove aziende nel mercato videoludico: Sony e Microsoft. Entrambe a conti fatti sono riuscite a mettere i bastoni tra le ruote alle due aziende nipponiche, velocizzando in qualche modo lo spiacevole declino di SEGA, concretizzato purtroppo con l’avveniristica e sfortunata DREAMCAST.

E’ inutile rimuginare su quanto accaduto a SEGA. La colpa del suo fallimento va data anche ai giocatori ipocriti, gli stessi che preferirono Playstation 2 o Xbox all’ammiraglia di SEGA e gli stessi che ipocritamente oggi giorno vanno in forum a piangere l’azienda giapponese decantando le bellezze del Dreamcast. Senza dimenticare che nel primo quinquennio del nuovo millennio anche Nintendo vagava in cattive acque.
Sta di fatto che Jurgen Post, presidente di SEGA Europe si è espresso in merito alla moderna politica di SEGA, ovvero di una azienda che certamente riesce a portare avanti il suo business e che nel tempo sembra aversi lasciato le spalle il suo passato, forse un po’ troppo:

Le parole di Jurgen Post sono forti e vivaci, ma anticipano uno scenario piuttosto positivo per SEGA, almeno dal punto di vista filosofico. L’idea di puntare sulla qualità, piuttosto che sulla mediocrità per creare i prossimi titoli è sicuramente qualcosa che appoggio e spero che tale posizione possa restituire ottimi feedback all’azienda. Con serie come Total War, Company of Heroes, Warhammer 40K e le licenze di Alien, SEGA può davvero puntare in alto dal punto di vista qualitativo, anche se la sua identità puramente nipponica può essere definita ormai lontana.
Certo: esempi come Bayonetta e Vanquish hanno ribadito le origini orientali dell’operativo di Shinagawa, ma credo che siano ormai eccezioni che confermano la regola nella speranza che SEGA possa davvero tornare alla ribalta.