We Die Young: La recensione

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C’era una volta il mito di JCVD, ovvero Jean-Claude Van Damme uno che a suon di spaccate, pugni e calci è diventato un icona del cinema d’azione nei tempo d’oro ormai passati. A dire la verità JCVD c’è ancora, ed è fresco di contratto con Netflix per una pellicola, ma è ovviamente invecchiato e molto diverso dai tempi di KickBoxer, non è più un nome da top della lista e si deve accontentare di quello che gli propongono, adattandosi a ruoli più tranquilli  (come il mentore nel remake del franchise appena citato) e anche a patto di diventare un classico “nome trappola” in una pellicola come We Die Young, arrivata anche in Home Video grazie al lavoro di Koch Media. 

La pellicola si ambienta in un quartiere degradato, a soli venti minuti di macchina dalla Casa Bianca, dove tutto è in mano alla MS-13 (gang che esiste realmente) e per la quale agisce anche il 14 enne protagonista del film Lucas, diventato in qualche modo il cocco del boss locale e  intenzionato a fare  di tutto per tenere il fratellino più piccolo fuori da questo mondo.

In tutto questo si innesta la sotto trama di  Jean-Claude Van Damme, che troviamo nei panni di Daniel, un veterano che non è più in grado di parlare ed è dipendente dagli oppiacei (che gli consegna il nostro protagonista), la cui storia personale lo porterà ovviamente a finire sulla strada di Lucas e suo fratello

Nonostante i preamboli iniziali facciano sembrare il film per portare avanti una sorta di denuncia sociale, quell’accenno che vedete all’interno della trama rimarrà tale e non verrà portato avanti, lasciando We Die Young trasformarsi in un thriller lineare e semplice, un compito eseguito senza spirito d’iniziativa da parte dell’esordiente Lior Geller

Jean-Claude assieme all’altro nome interessante del cast  – David Castañeda AkA Diego di The Umbrella Academy – possono poco per alzare l’asticella del film.
We Die Young è buono per rivedere in giro JCVD e ricordarsi che è entrato in quella fase in cui potrebbe finalmente uscire dalla confort zone data dal cinema d’azione e tentare ruoli più recitati, ma per il resto rimane un lavoro semplice e godibile.

Marcello Portolan

Uno strano mix genetico sperimentale allevato a fumetti & fantascienza classica, plasmato dal mondo dell'informatica e della tecnologia, ma con la passione per la scrittura. Un ghiottone che adora esplorare il mondo in cerca di Serie TV e pellicole da guardare noncurante dei pericoli del Trash e dello splatter. un vero e proprio globetrotter del mondo NERD